Marco da Venezia

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo pittore del XV secolo, vedi Marco Veneziano.

Padre Marco da Venezia, noto anche come frate Marco, D. Marco da Venezia o Marco veneziano[N 1] (... – 1644 o 1664), è stato un pittore e monaco cristiano italiano, appartenente all'Ordine certosino.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ascesa alla Gloria celeste di sant'Ugo, con gli attributi del cigno e del pastorale. Corridoio dipinto della Certosa di Bologna

Di Marco da Venezia si hanno informazioni frammentarie e a volte contraddittorie. Citato come Pictor professus Domus Ferrarie[1], se ne hanno notizie dal 1613 al 1644.[2]

Consacrato monaco, «emise la sua professione alla clausura a Bologna l'8 settembre 1613».[1][3]

Alla Certosa di Bologna dipinse quattro beati certosini, conservati nel coro della chiesa di San Girolamo, e un ciclo di affreschi nel Corridoio dipinto, che collegava il Chiostro Grande delle celle al Chiostro del Capitolo e che veniva usato quotidianamente dai monaci per andare a pregare in chiesa al vespro e al mattutino.[1]

Secondo alcune fonti, frate Marco si spense nel 1644, influenzando forse la scelta di Nunzio Rossi di raggiungere Bologna.[4] Secondo altre fonti, si spense a Venezia il 22 gennaio 1664.[5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Il ciclo di affreschi del Corridoio dipinto[modifica | modifica wikitesto]

Nella Certosa di Bologna, all'iniziale sobrietà monastica si era sostituita, a partire dall'epoca di Niccolò Albergati, priore tra il 1407 e il 1417 e futuro vescovo di Bologna, una abbondanza decorativa e architettonica emblematica dell'importanza crescente della certosa nella cristianità.

Il Corridoio dipinto rivestiva anche una valenza simbolica per il monastero: costituiva il passaggio «tra l'eremo e il cenobbio», percorso dai certosini consacrati il giorno dell'entrata in clausura e dalle loro salme una volta terminata la vita, per essere sepolti anonimamente nel chiostro.[1] Questo corridoio si era già arricchito di elementi plastici (un portale, capitelli e lunette) sotto l'impulso di Giovanni Battista Capponi, priore dal 1588 al 1613. Nel 1638, venne commissionato a frate Marco il ciclo di affreschi, che risultò

«semplice nella sintassi formale, quanto diligente e attento ai numerosi e illustri esempi cui poteva attingere nello stesso monastero e capace di raffigurare, con didattica precisione, contenuti e sapori dell'agiografia monastica, nella quale fede e superstizione, ingenuità e rigore erano inscindibilmente connessi.[1]»

Il ciclo di affreschi, dedicato agli episodi salienti della vita di san Bruno, si sviluppa narrativamente a partire dall'accesso al Chiostro Grande sulla parete di sinistra, e si divide in dodici stazioni, sormontate nelle lunette da elementi decorativi e figure di monaci insigni, mentre le lacune della volta ospitano l'Ascesa alla Gloria celeste di san Bruno, di sant'Anselmo e di sant'Ugo in abito certosino.[1] Il canonico Augusto Bastelli nel 1934 elenca tra i santi rappresentati nel ciclo di affreschi san Bruno, sant'Ugo, sant'Anselmo, san Silvano, san Jancellino, santo Stefano, san Liduino, san Gerrino, sant'Oddone e altri santi certosini.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Note generali[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Cristina Zaniboni 1998, pp. 33-35.
  2. ^ Certosa di Bologna. Arte e storia 5. La Chiesa di San Girolamo (PDF), su Storia e Memoria di Bologna, Comune di Bologna, ottobre 2006, p. 18.
  3. ^ Alcune fonti lo indicano come monaco alla Certosa di Firenze. Cfr. Carlo Cesare Malvasia 1782, p. 515, Girolamo Bianconi 1844 e Giovanni Zecchi 1829, p. XVI.
  4. ^ «Non sono ancora chiare le motivazioni che spinsero Rossi a un trasferimento tanto precoce. (…) Più plausibilmente, e grazie forse alla mediazione di fra Bonaventura Presti, attivo in quegli anni nel cantiere napoletano di S. Martino, Rossi partì alla volta della città felsinea già sicuro dell’incarico certosino, propiziato dalla morte, nel 1644, di fra Marco da Venezia, cui era stata fin allora affidata la decorazione del monastero bolognese, e dalla nomina di Daniello Granchi, in quell’anno, a priore della certosa.» Angelo Mazza 2010, pp. 164, 176 e nota 25 cit. in Gianluca Forgione, Nunzio Rossi, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ Paolo de Töth 1934, p. 31 cit. in Cristina Zaniboni 1998, p. 35.
  6. ^ Augusto Bastelli, Cenni storici della Certosa di Bologna (PDF), Tipografia Luigi Parma, 1934.

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]