La grande svolta

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La grande svolta
Titolo originaleВеликий перелом
Velikij perelom
Paese di produzioneUnione Sovietica
Anno1945
Durata108 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico
RegiaFridrich Markovič Ėrmler
SoggettoBoris Čirskov
SceneggiaturaBoris Čirskov
Casa di produzioneLenfilm
FotografiaArkadij Kol'caty
MusicheGavriil Popov
ScenografiaNikolaj Suvorov
Interpreti e personaggi

La grande svolta (in russo Великий перелом'?, traslitterato: Velikij perelom) è un film del 1945 diretto da Fridrich Markovič Ėrmler. Vinse il Grand Prix du Festival International du Film come miglior film al Festival di Cannes 1946.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Le armate tedesche minacciano Stalingrado e i comandanti sovietici sono ancora incerti sulle decisioni da prendere: alcuni sostengono la necessità di difendere la città ad oltranza, riversando ogni risorsa nella lotta; altri propongono di abbandonarla a se stessa. Stalin vorrebbe la difesa ad oltranza ma senza impegnarvi le riserve, che devono essere invece destinate a controllare lo schieramento nemico.

I tedeschi si incuneano in una sacca pericolosa. Il generale Murav'ëv segue il volere di Stalin, ma deve lottare con Krivenko, che vorrebbe agire d'impeto; quando la morte della moglie lo spinge alla rappresaglia, fa forza a se stesso. Fra crisi di coscienza, atti disperati, resistenze eroiche, le truppe sovietiche si rinforzano. Grazie alla cattura di un guastatore tedesco, il comando sovietico viene a conoscenza dell'ora del grande attacco nazista. I bolscevichi riescono quindi ad anticipare l'azione prendendo di sorpresa il nemico e la trappola funziona come previsto: i tedeschi, in mancanza di un secondo fronte, sono costretti ad arrendersi e per le sorti della guerra arriva "la grande svolta"[2].

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il Dizionario Mereghetti è «un'opera quasi astratta [...] di grande rigore formale e di forte tensione narrativa interna», la cui originalità consiste nella «scelta di raccontare la guerra attraverso la psicologia degli stati maggiori».[3]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Awards 1946, su festival-cannes.fr. URL consultato il 25-1-2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ Segnalazioni cinematografiche, XXXIII, Roma, Centro Cattolico Cinematografico, 1953, p. 24.
  3. ^ Il Mereghetti - Dizionario dei Film 2008. Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2007. ISBN 9788860731869 p. 1328

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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