Giudizio (diritto)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando il provvedimento in uso nel diritto moderno, vedi provvedimento giurisdizionale.

Il giudizio è una decisione - detta provvedimento giurisdizionale - emessa da un organo giurisdizionale in merito all'applicazione o l'interpretazione giuridica di una leggi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nell'antichità il giudizio - risultato finale dell'amministrazione della giustizia - era emesso dal re o dal capo della comunità ed era basato su una combinazione di saggezza e usi e costumi, interesse per l'autorità e/o per la comunità, applicabilità della sentenza.

Nel tempo si affermò sempre più l'emissione del giudizio sulla base di leggi scritte che sostituirono gradualmente le tradizioni orali e l'arbitrio dei giudici[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Trattandosi di un comportamento umano che coinvolge gli interessi e la vita delle persone è spesso soggetto ad essere fallace e - quasi sempre - oggetto di valutazioni contrastanti sulla sua validità a seconda degli interessi in causa.

Viene generalmente emesso dal giudice, ovvero colui che è chiamato dalla collettività o posto dall'autorità a giudicare, esprimere un parere o sentenza.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ V. Max Weber, Economia e Società. Sociologia del Diritto, III, a cura di Pietro Rossi, Milano, 1961, p. 132, secondo cui la secolarizzazione occidentale del diritto - tendente alla stabilità e alla calcolabilità della procedura giuridica – trovava in Oriente una smentita nella giustizia materiale, detta “giustizia di cadì”.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 5983 · LCCN (ENsh85070927 · BNF (FRcb119507793 (data) · J9U (ENHE987007536267605171 · NDL (ENJA00562933
  Portale Diritto: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di diritto