Giovanni Berardi (militare)

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Giovanni Berardi
NascitaValfenera, 5 maggio 1902
MorteAbdulla, 17 maggio 1939
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCavalleria
CorpoRegio corpo truppe coloniali della Cirenaica
Regio Corpo Truppe Coloniali dell'Eritrea
Anni di servizio1922-1939
GradoCapitano in servizio permanente effettivo
CampagneArbegnuoc
Comandante diXVI Gruppo squadroni cavalleria coloniale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Giovanni Berardi (Valfenera, 5 maggio 1902Abdulla, 17 maggio 1939) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della grandi operazioni di polizia coloniale in Africa Orientale Italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Valfenera, provincia di Asti, il 5 maggio 1902, figlio di Carlo e Irene Quirico.[1] Arruolato nel Regio Esercito nel febbraio 1922, venne assegnato in servizio al Reggimento "Nizza Cavalleria" (1º), e sei mesi fu ammesso a frequentare la Scuola allievi ufficiale di complemento di Milano e nel luglio 1924, nominato sottotenente, ritornò in servizio al "Nizza Cavalleria".[1] Congedatosi nel dicembre dello stesso anno, venne richiamato in servizio attivo nel luglio 1925 perché trasferito a domanda nel Regio corpo truppe coloniali della Cirenaica.[1] Assegnato in servizio al Gruppo squadroni "Savari" partecipò alle operazioni di riconquista di quella colonia, venendo decorato con una croce di guerra al valor militare per essersi distinto a Bir el Nus, nel 1926, entrando quindi in servizio permanente effettivo per meriti di guerra.[1] Promosso tenente il 31 maggio 1928, pochi giorni dopo rientrò in Italia per l'ammissione a frequentare i corsi della Scuola di guerra.[1] A corso ultimato fu assegnato in servizio presso il comando della 13ª Divisione fanteria "del Monte Nero" in esperimento di Stato maggiore e, promosso capitano nel dicembre 1935, passava in servizio presso il comando della 2ª Divisione celere "Emanuele Filiberto Testa di Ferro" fino al 15 settembre 1936 quando fu trasferito nel Regio Corpo Truppe Coloniali dell'Eritrea, incaricato del comando del XVI Gruppo squadroni di cavalleria coloniale.[1] Si distinse particolarmente nel corso dei cicli di grande polizia coloniale, venendo decorato con due medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare.[1] Cadde in combattimento a Abdulla il 17 giugno 1939, e fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'Oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di gruppo squadroni cavalleria coloniale, da lui stesso costituito e potenziato bellicamente, lo guidava contro agguerrite formazioni di nemici con slancio travolgente, animando colla virtù dell’esempio i dipendenti e guadagnandosi, per il tono cavalleresco dato alle sue ardimentose gesta, anche l’ammirazione dello stesso avversario. Durante oltre venti scontri in terreno impervio, concludeva sempre le sue azioni col successo per le nostre armi. Nell’ultimo di tali scontri, in un atto di suprema sfida al rischio tante volte impavidamente affrontato, colpito a morte, immolava sereno la sua vita operosa sempre protesa verso tutte le audacie. Prima di spirare, rivolgeva parole di stoico incoraggiamento e di fede ai dipendenti che cercavano di confortarlo nel momento supremo. Esempio di fulgido eroismo e di forte spirito di sacrificio. Abdulla (Scioa), 17 giugno 1939.[2]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1949.[3]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante interinale di un gruppo squadroni di cavalleria, in numerosi combattimenti dimostrava spirito aggressivo e completa dedizione al dovere. Dotato di un'anima pronta al sacrificio, cooperava sempre, con tutto se stessa, al successo delle nostre armi. Esempio di comandante e di combattente aduso ai più duri cimenti. Salalé - Goggiam-Ancober, 1937-1938
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di uno squadrone di cavalleria facente parte delle truppe della testa di ponte di Enda Micael Nefasà, lo conduceva arditamente contro munita posizione avversaria per riconoscere dislocazione e forza nemica. Avuto ordine di ripiegare, con calma retrocedeva proteggendo reparti di fanteria. Assolto il suo compito e rientrato nel caposaldo, appiedava lo squadrone e precedendolo ed animandolo con l'esempio e la parola, lo conduceva all'assalto di ribelli in forze già impegnati contro un reparto di fanteria col quale i suoi cavalieri gareggiavano in bravura. Enda Micael Nefasà, 2 marzo 1938
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante un lungo scontro con forze ribelli, riusciva a contenere l'impeto dell'avversario. Accortosi che il nemico minacciava sul rovescio la destra dello schieramento, si slanciava decisamente all'assalto, ricacciando l'avversario ed infliggendogli perdite notevoli. Monte Ierer, 12 ottobre 1936
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante il combattimento, mentre lo squadrone era costretto ad appiedare per le difficili condizioni del terreno, di sua iniziativa, con sei o sette uomini precedeva lo squadrone, sotto intenso fuoco nemico, additando la via migliore da seguire. Bir el Mis, 30 gennaio 1926

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Combattenti Liberazione.
  2. ^ Quirinale - scheda - visto 3 marzo 2022
  3. ^ Registrato alla Corte dei Conti addì 24 agosto 1949, Africa Italiana, registro 3, foglio 44.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 375.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]