Ezzatollah Zarghami

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ezzatollah Zarghami

Ministro dei beni culturali, del turismo e dell'organizzazione dell'artigianato della Repubblica Islamica dell'Iran
In carica
Inizio mandato25 agosto 2021
PresidenteEbrahim Raisi
PredecessoreAli Asghar Mounesan

Direttore della Radio televisione della Repubblica Islamica dell'Iran
Durata mandato23 maggio 2004 –
8 novembre 2014
PredecessoreAli Larijani
SuccessoreMohammad Sarafraz

Dati generali
Partito politicoFronte Popolare delle Forze della Rivoluzione Islamica
UniversitàUniversità di tecnologia Amirkabir
Università islamica Azad
FirmaFirma di Ezzatollah Zarghami
Ezzatollah Zarghami
NascitaDezful, 29 luglio 1959
Dati militari
Paese servito Iran
Forza armata Comitati della rivoluzione islamica
Corpo delle guardie della rivoluzione islamica
Anni di servizio1982 - 1995; 1997 - 2004
GradoSecondo generale di brigata
GuerreGuerra Iran-Iraq
voci di militari presenti su Wikipedia

Ezzatollah Zarghami (Dezful, 29 luglio 1959) è un politico e militare iraniano, direttore generale dell'IRIB World Service dal 2004.

Il suo predecessore è stato Ali Larijani, attuale speaker del Parlamento iraniano.

Direttore dell'IRIB[modifica | modifica wikitesto]

Con lui alla guida, l'IRIB è divenuta sempre di più uno strumento usato dal regime per diffondere confessioni estorte con la violenza ai vari oppositori del regime. Esemplari sono i casi di Saeed Malekpour [1] di Vahid Asghari[2] e di Ahmad-Reza Hashempour[3]. Inoltre, il 4 luglio del 2009, Zarghami dichiarò che il caso di Neda Agha Soltani, la ragazza uccisa durante le proteste del 2009, era solo una montatura prodotta dalla BBC e dalla CNN[4].

Sanzioni UE[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 marzo del 2012, l'Unione Europea ha inserito Zaeghami tra le persone soggette a sanzioni internazionali. Secondo l'UE, infatti, il Direttore dell'IRIB ha mandato in onda confessioni estorte con la forza ai detenuti in una serie di "processi show" trasmessi tra l'agosto del 2009 e il dicembre del 2011. Ciò, sottolinea l'UE, in diretta violazione delle leggi internazionali che tutelano i diritti delle persone sottoposte a processo[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Amnesty.org/en, su amnesty.org. URL consultato il 2 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2012).
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Biografie