Epifonema

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L'epifonema (dal greco epiphoneîn, «esclamare») è una figura retorica di pensiero che consiste nel riassumere un discorso con una frase enfatica e solenne, posta generalmente alla fine. Ha generalmente valore didattico. Di solito viene espresso in forma esclamativa, ma può anche essere in forma interrogativa.

È simile all'epifrasi, ma a differenza di essa è sempre sentenzioso ed ha autonomia di significato.

Per estensione, si può chiamare "epifonema" qualsiasi espressione che riassuma il contenuto di un testo più ampio.

È anche un altro nome (oggi poco usato) con il quale si indica l'aforisma.

In Victor Hugo: (...) monello parigino, epifonema profondo di cui il volgo ride senza capirlo.[1]

Esempi:

tantaene animis caelestibus irae?

(Virgilio, Eneide)

Noi andavam con li dieci demoni.
Ahi fiera compagnia! Ma nella chiesa
coi Santi, e in taverna co' ghiottoni.

(Dante, Inferno, XXII, 13-15)

È funesto a chi nasce il dì natale.

(Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Victor Hugo, I miserabili, Parte terza, Libro primo, Capitolo VII

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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