Chiesa di Santa Sofia (Lendinara)

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Chiesa di Santa Sofia
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàLendinara
Coordinate45°05′04.92″N 11°36′12.6″E / 45.0847°N 11.6035°E45.0847; 11.6035
Religionecattolica
TitolareSanta Sofia
Diocesi Adria-Rovigo
Consacrazione1792

La chiesa di Santa Sofia è un edificio religioso cattolico di Lendinara. È il duomo del paese e la sede dell'omonima parrocchia. Alla parrocchia di Santa Sofia fanno capo le chiese di Villanova del Ghebbo, Costiola, Villa Longale (che successivamente assunse il nome del Bornio), San Biagio e Ramodipalo[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di Santa Sofia ha origini che affondano nell'antichità, essendo stata edificata sulle rovine di un luogo di culto pagano. La sua costruzione risale al 1070, ordinata dalla famiglia Cattaneo che ne fece il proprio oratorio[2] e che ne mantenne il controllo fino alla prima metà del secolo XVI. L'edificio subì un ampliamento e fu intitolato a Santa Sofia probabilmente in omaggio a Sofia Lendinara, moglie di Obizzo d'Este[3].

Nel secolo XV, Santa Sofia ospitava anche la sede vescovile e il collegio dei canonici che a Lendinara erano già presenti dal XIII secolo. La chiesa accoglieva quattro altari dedicati al corpo di Cristo, a sant'Antonio abate, ai santi Filippo e Giacomo e a santa Maria Maddalena. Nel 1556 il controllo della chiesa venne affidato alla famiglia veneziana dei Molin che si incaricarono di farla risorgere dall'incuria in cui versava. Dieci anni dopo l'edificio venne ricostruito: agli inizi del secolo XVII la chiesa era costituita da una sola navata e da otto cappelle, e vi si trovavano nove altari, dei quali quello maggiore disposto a est; a nord era collocato il campanile, e il cimitero orientato a nord ovest[3].

Domenico Mancini, Madonna col Bambino e angelo musicante, 1511

Il secolo XVIII vide di nuovo la chiesa cadere in uno stato di abbandono dovuto principalmente al disinteresse dei Molin, e perciò fu deciso di ristrutturare l'edificio cadente, operazione che avvenne in tre tempi: dapprima su disposizione del canonico Giovanni Ferro, poi dell'arciprete Martinelli. Oltre a nuovi altari intagliati, venne installato un nuovo organo. Il terzo intervento fu opera principalmente del conte Gherardini, che ricostruì radicalmente la chiesa sotto la supervisione dell'architetto Angelo Santini, rifacimento che terminò nel secolo XIX anche grazie al dinamismo di Domenico Scipioni che subentrò in qualità di canonico nel 1778[3]. La chiesa del convento di San Francesco, demolita nel 1785, fornì parecchio materiale per il nuovo rimaneggiamento, e dall'edificio smantellato giunsero anche interessanti opere, fra le quali un corale opera del grande maestro miniaturista Girolamo da Feltre[1]; della medesima provenienza è l'acquisizione di una tavola con la Madonna con il bambino e un angelo che suona il liuto, dipinta nel 1511 dal pittore trevigiano Domenico Mancini in uno stile che richiama il Giorgione[4].

Santa Sofia, abside

Negli anni successivi la chiesa fu ingrandita e abbellita. Furono costruite e pavimentate le due navate laterali, venne realizzata la copertura del santuario, fu rifatta la facciata ad opera dell'architetto e presbitero lendinarese don Francesco Antonio Baccari. Il completamento della ristrutturazione portò alla consacrazione della chiesa il 30 settembre del 1792, a opera del vescovo Arnaldo Speroni. Negli anni seguenti vennero aggiunti l'altare maggiore, la pala che raffigura Il martirio delle figlie di santa Sofia realizzata dal veneziano Carlo Alvise Fabris; gli affreschi iniziati da Tommaso Sciacca e, dopo la morte improvvisa, proseguiti dal veronese Giorgio Anselmi – che non riuscì a completare l'opera pittorica a causa della caduta mortale da un'impalcatura[3].

Dopo un secolo, il canonico Fernando Cappellini affidò a Carlo Matscheg ulteriori decorazioni alla basilica, sostituite nel 1938 da un intervento di Tito Poloni che su disegno di Achille Casanova realizzò le Vicende terrene del verbo Incarnato, Le gesta di Maria e dei santi, e i Fasti della chiesa. Anche l'esterno subì rimaneggiamenti, e venne completata la facciata della chiesa dove è presente un frontone ricco di statue marmoree[3]. Le tre navate confluiscono in una larga abside chiusa in alto da una cupola[2]. Oltre alla tela che raffigura la Vergine con l'angelo liutista, la chiesa conserva un quadro che riproduce la Madonna del Rosario e Santi dipinto nel Seicento da G.B. Albrizzi, e un'altra Madonna con Bambino fra san Lorenzo e sant'Antonio da Padova, opera che Francesco Bissolo realizzò a inizi del Cinquecento e che fu successivamente ritoccata profondamente nel periodo barocco, epoca alla quale risalgono anche un Ecce Homo del pittore Domenico Fetti, altri dipinti di Pietro della Vecchia e Antonio Zanchi, una pala in cattivo stato di conservazione che si ritiene di Matteo dei Pitocchi; e opere settecentesche di Agostino Ugolini[4].

Il campanile[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile di Santa Sofia

Misura 92,5[5] metri d'altezza. Su impulso di Domenico Scipioni, si decise di costruire anche un campanile di grandi dimensioni. Furono due i progetti disegnati da don Francesco Antonio Baccari, uno con la torre campanaria di forma cilindrica, l'altro quadrangolare, soluzione quest'ultima che prevalse.[6] Il 1797 segnò l'inizio della costruzione del campanile, edificazione che incontrò qualche difficoltà a causa della natura acquitrinosa del terreno e che durò sette anni, ultimata in seguito nel 1824 con l'aggiunta della cella campanaria aperta a bifore, del lanternino a forma di tempietto e della cupola sulla quale fu collocata una piattaforma girevole con sopra un angelo ligneo rivestito di rame, opera di Silvio Soà e Ignazio Bardani. La scultura originaria, il cui modello in scala è ospitato nella sacrestia, fu distrutta da un fulmine nel 1973 e sostituita da un'opera realizzata nel 1977 (fissata con una gru nello stesso anno, dopo ben due tentativi andati a vuoto con l'elicottero a causa del forte vento).

Con la benedizione del vescovo di Feltre e Belluno nel 1857, le otto campane iniziarono la loro funzione[3][7].

Di seguito i dati delle campane:

1) campana maggiore, nota do3, "Silvestro", fusa da De Poli nel 1857 peso 2021,049 Kg;

2) seconda, nota re3, "Santa Sofia", fusa da De Poli nel 1857, peso 1286,049 Kg;

3) terza, nota mi3, "Tutti i Santi", fusa da De Poli nel 1857, peso 854,307 Kg;

4) quarta, nota fa3, "Anna", fusa da De Poli nel 1948, peso 700,236 Kg;

5) quinta, nota sol3, "Maria", fusa da De Poli nel 1948, peso 484,155 Kg;

6) sesta, nota la3, "Domenico", fusa da De Poli nel 1948, peso 345,825 Kg;

7) settima, nota si3, "Antonio", fusa da De Poli nel 1948, peso 244,244 Kg;

8) ottava, nota do4, "Ferdinando", fusa da De Poli nel 1948, peso 187,461 Kg;

Di seguito la programmazione delle suonate:

Programmazione settimanale (dal lunedì al venerdì):

- distesa della terza (solo per i funerali, 15 minuti prima) vedi N.B.

- distesa della seconda alle ore 12

- distesa delle 5 minori alle ore 18 (per la messa delle 18:15)

- distesa della quinta alle ore 20 (suonata aggiunta dal 2020)

Programmazione del sabato:

- distesa della terza (solo per i funerali, 15 minuti prima) vedi N.B.

- distesa della campana maggiore alle ore 12

- distesa delle 7 minori alle ore 18 (per la messa delle 18:15)

- distesa della quinta alle ore 20 (suonata aggiunta dal 2020)

Programmazione della domenica:

- distesa delle 7 minori delle ore 8:15 (per la messa delle 8:30)

- distesa delle 7 minori delle ore 9:45 (per la messa delle 10)

- distesa delle 7 minori alle 11 (solo se fanno messa alle ore 11:15, non sempre viene celebrata)

- distesa della campana maggiore alle ore 12

- distesa delle 4 minori alle ore 17:30 (per l'Adorazione, seguita dal Santo Rosario alle 17:45)

- distesa delle 7 minori alle 18:15 (per la messa delle 18:30)

- distesa della quinta alle ore 20 (suonata aggiunta dal 2020)

N.B. in occasione dei funerali suona all'entrata del feretro i rintocchi sulle 3 campane maggiori, ripetuti per 3 volte. Questa è la vera e propria suonata funebre, mentre la terza suona 15 minuti prima come annuncio di morte.

- Le campane sono state elettrificate verso la fine degli anni '60 dalla Fagan di Marola (VI).

- Il campanile ha ricevuto un ampio restauro nel 1997 in occasione dell'anniversario dei 150 anni dalla sua costruzione. Per l'occasione è stato rifatto il telaio delle campane, così come la ferramenta (bulloneria, cuscinetti, battagli), e sono state installate delle reti contro i volatili e il possibile distacco dei battagli durante le suonate (anche se questi sono dotati di cavo di sicurezza, noto come "cavo paracadute").

- Non è aperto al pubblico: infatti, anche se venisse aperto (ad esempio nelle giornate del FAI), non si può salire in cella campanaria e tanto meno sul lanternino sotto all'angelo. Solo i tecnici opportunamente attrezzati e muniti di imbragatura possono salire in cella e salire fin sopra la cuspide (quando vengono sostituite le lampade dei fari).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Duomo di Santa Sofia - Lendinara, su nuovabibliotecamanoscritta.it, nuovabibliotecamanoscritta. URL consultato il 30 settembre 2013.
  2. ^ a b Città di Lendinara - Il duomo di Santa Sofia, su comune.lendinara.ro.it, Comune di Lendinara. URL consultato il 30 settembre 2013.
  3. ^ a b c d e f Paola Pizzamano, Il duomo e la torre campanaria di Santa Sofia, prima parte, su parrocchie.it, Parrocchia di S. Sofia. URL consultato il 30 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).
  4. ^ a b Città di Lendinara - Il duomo di Santa Sofia, su comune.lendinara.ro.it, Comune di Lendinara. URL consultato il 30 settembre 2013.
  5. ^ Misura eseguita con laser scanner da A. Pesci (INGV Bologna), G. Teza (Università di Padova) e S. Meneghello (Università di Ferrara). L'altezza riportata è comprensiva dell'angelo che sovrasta la cuspide, che ha altezza di 4 m. L'altezza del campanile di Lendinara fino ai piedi dell'angelo è dunque 88.5 m. Il valore è stato inserito nel presente elenco dagli stessi autori della misura.
  6. ^ I fratelli Baccari, su prolocolendinara.it, 15 agosto 2013. URL consultato il 1º novembre 2021.
  7. ^ Paola Pizzamano, Il duomo e la torre campanaria di Santa Sofia, seconda parte, su parrocchie.it, Parrocchia di S. Sofia. URL consultato il 30 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Il Veneto paese per paese, Firenze, Bonechi, 2000, ISBN 88-476-0006-5.
  • Rovigo e la sua provincia; guida turistica e culturale, seconda edizione, Rovigo, Provincia di Rovigo, assessorato al turismo, 2003, ISBN non esistente.
  • Pia e Gino Braggion (a cura di), Il sacro nel Polesine - Gli Oratori nella Diocesi di Adria, Volume secondo, Conselve, Tip. Reg. Veneta, 1986, ISBN non esistente.
  • Alberino Gabrielli, Comunità e chiese nella diocesi di Adria-Rovigo, Roma, Ciscra, 1993.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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