Discussione:Guerre napoleoniche

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Guerra
Storia
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Guerre napoleoniche
Argomento di scuola secondaria di II grado
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Progetto Wikipedia e scuola italiana

Una segnalazione[modifica wikitesto]

Nel paragrafo Effetti politici delle guerre noto una frase a dir poco azzardata: « Ma soprattutto, si inventò un nuovo concetto mondiale di Europa. Bonaparte menzionò in molte occasioni la sua intenzione di modellare uno Stato europeo unico e, nonostante il suo tragico fallimento, questo internazionalismo tornerà a sorgere dopo 150 anni, quando venne riscoperta l'identità europea dopo la seconda guerra mondiale ». Lasciando ai posteri l'ardua sentenza se il fallimento di Buonaparte fu tragico o provvidenziale, non mi pare affatto che il progetto napoleonico abbia qualcosa a che fare con la riscoperta dell'identità europea nel dopoguerra. Mentre infatti Napoleone mirava a creare (unilateralmente per di più) un impero universale, sottomettendo tutti gli altri legittimi Stati europei all'egemonia della Francia, il disegno postbellico del secolo XX voleva al contrario ristabilire un equilibrio tra le nazioni, non molto diversamente da quanto tentò di fare il Congresso di Vienna. Ecco, se si vuole azzardare qualche collegamento storico, si possono trovare molte più somiglianza - anche se a grandi linee - tra il progetto del Congresso di Vienna e quello dell'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma non c'è alcun parallelo con il disegno napoleonico. Sono due cose del tutto differenti. --Maitland (msg) 21:21, 27 mar 2009 (CET)[rispondi]

Carl von Clausewitz[modifica wikitesto]

Come mai tra i comandanti dei vari schieramenti, nel template sinottico, non è presente il generale Carl von Clausewitz (prussiano, ma arruolato nello stato maggiore russo dal 1812)? Preferisco chiedere prima di inserirlo perchè suppongo mi sia sfuggito qualcosa (vista la rilevanza del personaggio, non credo sia una dimenticanza la sua assenza).---Enok (msg) 19:53, 20 mag 2009 (CEST)[rispondi]

Avviso: Utilizzo delle note e della bibliografia nella voce[modifica wikitesto]

In questa voce viene utilizzata, in parte, questa sintassi per la gestione delle note: il refname contiene un link interno che rinvia, facendo click sul testo della nota (che riporta la pagina citata) nella sezione Note, si viene indirizzati al volume citato nella sezione Bibliografia. Un esempio:

<ref name="Aviazione167">[[#Aviazione1983|L'Aviazione 1983, VII p. 167]]</ref> (prima nota all'interno della voce) <ref name="Aviazione167"/> (successive note riferite a quella pagina)

*<cite id=Aviazione1983> </cite>{{cita libro|cognome= |nome= |wkautore= |coautori= |curatore=AA.VV. |titolo=L'Aviazione - grande enciclopedia illustrata |data=1983 |anno= |mese= |editore=Istituto Geografico De Agostini |città=Novara |lingua= |id= |doi= |pagine= |capitolo= |url_capitolo= |citazione= |cid= }} (testo in bibliografia).

Si consiglia di uniformare lo stile delle note per migliorare la qualità voce, grazie. --Demostene119 (msg) 21:57, 23 apr 2011 (CEST)[rispondi]

Visione anglo-centrica delle guerre napoleoniche[modifica wikitesto]

Sono uno studioso appassionato delle guerre napoleoniche e nel corso degli anni ho letto una smisurata quantità di libri sull'argomento. Ho notato che anche su Wikipedia c'è il solito trito e ritrito ricorso a un numero spropositato di fonti bibliografiche britanniche. In Italia le sole (e pochissime) pubblicazioni degne di nota sulle guerre di Napoleone sono inglesi. E, naturalmente, tendono sempre a ingigantire il contributo e la qualità (comunque indubbia) dell'esercito inglese e di Wellington in particolare. Alle volte sembra quasi che i francesi fossero dei poveretti al macello e che sarebbe bastato mandare le giubbe rosse ad Austerlitz per battere Napoleone nel 1805. Sinceramente questa visione anglo-centrica non mi ha mai convinto e, facendo mie personali ricerche negli archivi, sui campi di battaglia e con numerosissimi libri, devo dire che c'è un'eccessiva propensione ad ampliare il ruolo degli inglesi. Un esempio su tutti: la battaglia di Fuentes de Onoro viene presentata come un'indiscussa vittoria di Wellington e la bibliografia relativa riporta tre autori inglesi e uno canadese. Gli studi del comandante Henri Lachouque, probabilmente il più grande storico militare dell'imperatore, L'Histoire et dictionnaire du Consulat et de l'Empire curato da Jean Tulard riporta altresì la battaglia come una vittoria tattica francese dal momento che, dopo un infruttuoso attacco frontale, Massena e le sue truppe optarono per un riuscito aggiramento. E' solo un esempio, e molti altri potremmo aggiungerne: le battaglie di La Coruna, di Albuera, di Rolica e di Tolosa furono la prima una indubbia vittoria e le altre delle molto dubbie sconfitte per le armi francesi. Gli storici britannici hanno il diritto di dire ciò che vogliono e il limite delle pubblicazioni sulle guerre napoleoniche in Italia è da imputarsi esclusivamente agli editori italiani. Dirò di più: in Italia la conoscenza storico-divulgativa è assolutamente penosa, e non solo su Napoleone, ma su quasi ogni argomento che non riguardi direttamente l'Italia. Ci sono, è vero, notevoli eccezioni (mi viene in mente la bellissima Storia della Guerra Civile americana di Raimondo Luraghi), ma il quadro complessivo è desolante. I perchè sono molteplici, ma abbastanza semplici: a) Esiste una sorta di leggenda metropolitana che vuole gli storici inglesi super-obiettivi ed equilibrati. Pare incredibile, ma gl'italiani pensano che TUTTI gl'inglesi siano persone dal sangue freddo capaci di non lasciarsi prendere dalle emozioni, mentre il pubblico italiano diffida degli storici del suo Paese. Io, che di Storia mi occupo da una vita, so bene che le cose sono assolutamente diverse da questa ridicola visione. Esistono storici militari italiani di livello eccelso (Piero Pieri ad esempio), ma primo motivo per cui non vengono tradotti è la prevenzione da parte del pubblico italiano. b) Seconda motivazione: La divulgazione storica in Italia non ha solo il problema di un pubblico sostanzialmente poco accorto. Ne ha anche un altro: l'incapacità degli scrittori e dei professori di Storia italiani a farsi capire. E qui il problema si fa complesso, ma non ti annoierò con lunghe spiegazioni. Per tradizione, gli storici italiani, anche quando sono eccellenti, NON sanno scrivere in una lingua chiara, semplice e diretta, essendo abituati a discutere tra di loro e non con il pubblico; viceversa, gl'inglesi, anche quando sono storici mediocri (viene in mente Denis Mack-Smith) sanno farsi capire. E questo li rende leggibili. c)Terza motivazione: In Italia manca una cultura militare, perchè manca una vera tradizione nazionale. Solo i piemontesi sono stati sempre eccellenti soldati, con uno Stato serio alle spalle. Gli altri italiani non avendo un vero e proprio Stato, ovvero senso dello Stato, si affidavano per la guerra a truppe straniere o mercenarie. Per questo (tranne notevoli eccezioni). Tutto questo, naturalmente, fa in modo che non ci sia richiesta di testi militari. Esistono tuttavia testi tedeschi e soprattutto francesi capaci di riequilibrare il pendolo in favore di una più compiuta obbiettività, tra questi i libri di Lachouque, di Tulard, di L. Buquoy, Digby Smith e moltissimi articoli su riviste specializzate non al solo uso e consumo britannico.Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Gattombra (discussioni · contributi).

Siamo convinti che le voci siano perfettibili, e personalmente non amo le voci anglocentriche. Però sul periodo è stato fatto un duro lavoro da parte di vari utenti e sarebbe ingeneroso svalutarne i contributi. Se credi, perchè non ti unisci al gruppo? Magari potresti avere qualche piacevole sorpresa. Nel caso mio, mi occupo di storia navale ed avevo appena iniziato la Marine impériale e la Marine royale, se vuoi favorire... --Pigr8 Melius esse quam videri 23:12, 8 gen 2012 (CET)[rispondi]
Che gli autori britannici possano essere prevenuti circa il contributo dato dal Regno Unito alle guerre napoleoniche è plausibile e forse anche possibile, sebbene tutto da dimostrare; in ogni caso, se le fonti sono sufficientemente equilibrate da riportare fatti non distorti (o non distorti in maniera eccessiva) non possiamo ignorare quello che riportano: quello che possiamo fare, invece, è portare altre fonti di altri autori con altri punti di vista, in modo che la somma del tutto dia un risultato il più possibile obiettivo. Se hai libri o comunque fonti con cui contribuire a questo processo, ti prego di darci il tuo contributo. --Franz van Lanzee (msg) 23:22, 8 gen 2012 (CET)[rispondi]
Concordo nel complesso con l'analisi critica sulle fonti britanniche ed infatti io mi baso per le mie conoscenze principalmente per equilibrare sulle fonti francesi (Levebvre, Tulard, Blond). Solo una cosa: il Luraghi che ho letto e riletto sarà anche piacevole da leggere ma sembra quasi un romanzo e sicuramente adotta una prospettiva confederatocentrica che è stata completamente soppiantata dalla storiografia americana recente (McPherson, Catton, Gallagher, Foote).--Stonewall (msg) 23:47, 8 gen 2012 (CET)[rispondi]

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Visione anglo-centrica[modifica wikitesto]

Come già segnalato da un utente dieci anni fa, l’impostazione generale delle pagine sulle guerre napoleoniche riflette evidentemente una visione britannica della storia. La presunta suddivisione fra guerre rivoluzionarie e napoleoniche, peraltro così impostate, riflettono l’impostazione dell’enciclopedia Britannica, e infatti tutte le fonti a riporto sono unicamente inglesi (!!!), semplicemente per il fatto che dal punto di vista inglese le guerre di questo periodo furono solo due, divise dal trattato di Amiens con la breve pace anglo-britannica a seguire, ma questa impostazione non ha nessun seguito in nessun altra storiografia. Napoleone fu al centro di tutte le guerre di questo periodo, anche prima di diventare imperatore. Al di là delle ambasce dei primi anni della guerra della Prima coalizione, fu notoriamente (in Italia lo studiamo già alle elementari!!!) Napoleone a dare una svolta e risolvere il conflitto. Anche facendo riferimento al comando di Napoleone, non si capisce perché la guerra della Seconda coalizione debba essere rivoluzionaria e non napoleonica. Addirittura, mettere la battaglia di Marengo fra quelle rivoluzionarie e non napoleoniche lega il ridicolo col puro falso storico. La [ https://www.treccani.it/enciclopedia/guerre-napoleoniche_%28Dizionario-di-Storia%29/ Treccani ] parte con le guerre napoleoniche dal 1796, che è la stessa impostazione delle altre storiografie continentali [1]. De.Wiki taglia corto e ha giustamente una pagina unica per le guerre di coalizione. La stessa elencazione tradizionale di queste guerre, dalla prima alla settima, ne fa un continuum (dopo la seconda c’è la terza, non la prima-bis...). Invero, a questa pagina non servono molte modifiche, quello da rifare è l’introduzione platealmente in versione oxfordiana. La pagina delle guerre rivoluzionarie francesi deve dunque essere abolita (come in de.wiki): la parte sulla Seconda coalizione deve confluire qui semplicemente (essendo sotto ogni punto di vista -a parte se si è uno storico inglese- una guerra di Napoleone primo console), e il resto essere portato anch’esso generalmente qui o appunto nella pagina specifica della Prima coalizione (che in molti punti ne è già un doppione).--Revolution Yes (msg) 00:51, 23 lug 2023 (CEST)[rispondi]

Assolutamente contrario; non c'è dubbio che c'è una profonda cesuara storica fra le guerre rivoluzionarie e le guerre napoleoniche; differenze ideologiche, di obiettivi, di cause, di strategie, di coalizioni. Si tratta di periodi storici consecutivi e in parte concatenati ma profondamente differenti. Assolutamente corretto lasciare le due voci separate. Tra l'altro non si tratta affatto di una visione anglocentrica. Io ho utilizzato come fonti solo testi francesi di Mathiez e Lefebvre; quest'ultimo ovviamENte descrive gli eventi in due pesanti volumi separati intitolati "Rivoluzione francese" e "Napoleone". L'unico dubbio può consistere nella seconda parte della seconda coalizione, dopo il ritorno di Bonaparte dall'Egitto e il suo colpo di stato di Brumaio che infatti Levebvre descrive nel volume "Napoleone"; tuttavia ritengo che le vere guerre napoleoniche siano quelle del Napoleone imperatore con i suoi sogni di impero universale. Marengo fu ancora una battaglia "rivoluzionaria", per difendere la rivoluzione dalla seconda coalizione, Bonaparte era ancora primo console e si giocava tutto su quel campo di battaglia. In conclusione secondo me le voci vanno tenute assolutamente separate. Grazie. --Stonewall (msg) 11:38, 23 lug 2023 (CEST)[rispondi]
(conflittato) Il fatto che la distinzione tra Guerre rivoluzionarie e Guerre napoleoniche sia "anglo-centrica" (fatto comunque da accertare in maniera approfondita) non comporta, di per se, la necessità di "abolire" la voce sulle guerre rivoluzionarie e unire tutto nella voce sulle guerre napoleoniche; è l'esatto opposto: se questa visione è effettivamente presente nelle fonti noi dobbiamo darne conto e spiegarla al lettore, mettendola nel suo giusto rilievo (appunto, di interpretazione degli eventi fatta propria prevalentemente dalle fonti "anglo-centriche"). Che è poi quello che facciamo (invero, in maniera piuttosto striminzita) con le voci Seconda guerra dei cent'anni e Grande guerra francese.
Probabilmente è necessaria una riorganizzazione dei contenuti e l'aggiuta di paragrafi introduttivi circa le diverse definizioni date a questi conflitti dalle diverse fonti; ma, ad esempio, nel considerare la Prima coalizione come interamente parte delle guerre napoleoniche io ci andrei (molto) cauto: in nessuna delle opere dedicate a Napoleone che conosco si parla in maniera approfondita della battaglia di Valmy, di Jemappes o di Neerwinden... --Franz van Lanzee (msg) 11:41, 23 lug 2023 (CEST)[rispondi]
Quoto. Unire non è un sistema per risolvere che alcune voci sono scritte male o hanno problemi. --Pierpao (listening) 12:00, 23 lug 2023 (CEST)[rispondi]
Sono totalmente d'accordo di mantenere separate le voci. Correttissimo il parere di Stonewall che vede Marengo come punto di snodo fra i due periodi. --Il TuchinoAmo la Pace, non fatemi la guerra! 14:27, 29 lug 2023 (CEST)[rispondi]