Discussione:Castione (Arbedo-Castione)

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Aggregazione con Arbedo e le conseguenti dispute

Per secoli Lumino e Castione furono molto legati, i rapporti dei castionesi e luminesi con Arbedo (391 abitanti nel 1800), sito a nord di Bellinzona dall'altro lato della Moesa, erano da sempre stati un po' problematici, a causa di liti tra privati o per questioni intercomunali.

Nel gennaio 1817 a Castione si creò un piccolo movimento di persone che voleva un'aggregazione di Castione al comune di Arbedo. Iniziarono in due, poi divennero in totale undici. Il gruppo era composto da pochi castionesi, ma in particolare da persone totalmente estranee alla vicinia, provenienti da Arbedo e ancora da altre località. Come già accennato, i rapporti della vicinia (Lumino e Castione) con Arbedo non erano ottimi.

I castionesi erano preoccupati per le frequenti alluvioni dei fiumi e della disastrosa situazione economica della località. Il sostegno di Lumino su Castione negli ultimi decenni era infatti calato, lasciando la piccola frazione un po' a sé stessa. I favorevoli all'aggregazione puntavano su questi motivi. Il gruppo presentò al Governo Cantonale la richiesta di aggregazione il 20 maggio 1818, e un mese dopo il Gran Consiglio si occupò del caso. Lumino nel frattempo aveva protestato, in quanto non era mai venuto a conoscenza del progetto, e voleva portare le sue argomentazioni. I tempi si dilungarono, e Arbedo (che si sarebbe trovato con nuovi terreni "regalati"), per rafforzare la propria posizione volle la stesura di un atto notarile che Lumino riconoscerà come illegale anche perché accettato in modo passivo dai castionesi, molti non erano nemmeno venuti a conoscenza del progetto. Le proteste di Lumino non bastarono perché l'atto venne in seguito ratificato dal Gran Consiglio il 7 luglio 1820.

La frazione di Castione che per secoli appartenne al comune di Lumino; assieme al comune di Arbedo andò a formare il nuovo comune di Arbedo-Castione partendo da una petizione in forma privata sostenuta da 11 persone di cui la maggioranza totalmente estranea a Castione.

Come prevedibile le dispute non finiscono qui.

Solo nel 1821 Lumino si accorse che la gravità e le conseguenze della vicenda erano state sottovalutate. Oltretutto l'aggregazione aveva permesso agli attinenti di Arbedo di partecipare alle gestione patriziale di Castione e Lumino, ma non il contrario. Così il 2 luglio Lumino chiese al Governo Cantonale di annullare il decreto del 7 luglio 1820 concernente appunto la scissione di un territorio per secoli di Lumino. Si passò nel 1825 a un confronto tra delegati di Lumino e Arbedo davanti al tribunale distrettuale. Lumino voleva annullare l'aggregazione mentre Arbedo pretendeva da Lumino tutti i terreni che aveva ancora in comunione con Castione e altri ancora, aumentando le pretese. Le argomentazioni di Arbedo si rivelarono più convincenti e Lumino evitò di vedersi sottratti ulteriori terreni solo grazie a vecchi testi che smentirono le ambiguità. Seguirono altri litigi per la gestione del bosco della Tensa nel 1827. In una sentenza del 1828 Arbedo si trovò in vantaggio. Lumino non ci stette e mandò due rappresentanti al tribunale d'appello. Lumino rischiò di peggiorare ulteriormente la sua posizione e nel 1831 si giunse a un temporaneo compromesso tra le due parti litiganti, tra la delusione delle popolazioni di Lumino e Castione.

Si continuò su delusioni per Lumino e fasi di stallo anche in sentenze del 1836 e 1837. Le pretese di Arbedo del 1825 sui terreni in comune restavano ancora irrisolte.

Nel novembre 1840 alcuni castionesi stufi delle continue dispute proposero di tornare alla situazione antecedente il 1820, cioè ritornare all'antica unione tra Castione e Lumino. Lumino sostenne Castione nell'intento. Arbedo però rimase fermo sulle sue posizioni e fece emanare un decreto che sollecitava la questione irrisolta del 1825 sui terreni in comune, ma per l'ennesima volta non si giunse a una conclusione.

Dato che la richiesta di Castione del 1840 non ebbe seguito, nel 1851 una quindicina di castionesi firmarono una petizione indirizzata al Consiglio di Stato. Arbedo però bloccò tutto sul nascere utilizzando argomenti ritenuti falsi da castionesi e luminesi. In particolare Arbedo sosteneva che l'aggregazione non si sarebbe più potuta cambiare in quanto decisa da un'istituzione superiore come il Gran Consiglio, mentre castionesi e luminesi ritenevano che altri esperimenti di fusioni comunali fatti in altre aree del Ticino sono stati annullati dopo poco tempo perché non funzionanti, come nel caso di Arbedo-Castione.

A quel punto Lumino si mise sulla difensiva facendo alcune concessioni ad Arbedo per evitare ulteriori contrasti e il tracollo del comune.

Nel 1858 iniziò la procedura per definire una volta per tutte i confini comunali tra Arbedo-Castione e Lumino ormai rassegnato, che ignorò perfino la petizione dei castionesi sostenuta nel 1851.

Il 26 giugno 1863 venne pubblicato il verdetto definitivo che confermò l'eliminazione dell'antica vicinanza plurisecolare di Lumino e Castione, tra il rammarico generale.

Dopo 45 anni di liti era giunto il momento di trovare una soluzione, così il verdetto venne ufficializzato il 23 ottobre 1865 con le firme delle autorità comunali e la posa dei cippi di confine comunale.

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