Der gerade Weg

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Der gerade Weg
StatoBandiera della Germania Germania
Linguatedesco
Periodicitàsettimanale
Generegiornale
Fondazione3 gennaio 1932
Chiusura3 febbraio 1933
 

Der gerade Weg (La retta via) è stato un giornale politico di Monaco di Baviera, pubblicato negli anni della Repubblica di Weimar, e segnalatosi per la sua ferma opposizione al nazismo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il giornale fu fondato dal giornalista cattolico Fritz Gerlich, oppositore di Hitler ed ex direttore del più importante quotidiano della Germania meridionale, il Munchner Neueste Nachrichten. Nel 1930 Gerlich rilevò la proprietà del settimanale Illustrierter Sontag che, all'inizio del 1932, mutò il proprio nome in Der Gerade Weg, La retta via, sottotitolato Deutsche Zeitung für Wahrheit und Recht (Giornale tedesco per la verità e il diritto).[1] Da questa testata Gerlich proseguì la campagna di stampa contraria al nazismo che aveva iniziato sul Munchner Neueste Nachrichten.

Nelle parole di Gerlich lo scopo del giornale era valutare gli eventi in corso "esclusivamente in base ai principi cattolici" (4 dicembre 1931). Gerlich lavorò al quotidiano con il sostegno del padre cappuccino Ingbert Naab[2], del sacerdote Franz X. Wutz e con il costante incoraggiamento della mistica tedesca Teresa Neumann.[3]

Il giornale criticava il movimento nazionalsocialista e le sue dottrine razziali, ricorrendo all'uso di disegni satirici, fotomontaggi e caricature.[4] Il 14 febbraio 1932, dalle colonne del Der gerade Weg, Gerlich mise in guardia la popolazione tedesca della "peste intellettuale del nazismo", che significava "omicidio di massa e di sangue".[5] Il 17 luglio 1932 Gerlich pubblicò una satira dal titolo Hitler ha sangue mongolo nelle vene?[4] in cui si faceva beffe delle teorie razziali nazionalsocialiste di Hans F. K. Günther e Alfred Rosenberg sottolineandone il linguaggio pseudoscientifico. Nel novembre 1932 Gerlich sostenne che Hitler avrebbe mandato in rovina il popolo tedesco con il suo "movimento di isteria di massa" e derise la dottrina razziale nazista; affermò che per questa ragione "lo stesso Hitler e circa tre quarti del suo partito al Reichstag" avrebbero dovuto lasciare la politica tedesca.[6]

Il 30 Gennaio 1933, dopo l’ascesa al potere di Hitler, Gerlich fu arrestato dalle SA, incarcerato nel campo di concentramento di Dachau e torturato.[7] Quattro giorni dopo il giornale cessò le pubblicazioni. Padre Naab riuscì a fuggire in Svizzera prima che i nazisti riuscissero a catturarlo e morì in esilio in Alsazia nel 1935.[7] Gerlich, dopo 15 mesi di prigione fu fucilato, il 30 giugno del 1934.[4]

Joseph Ratzinger ha dichiarato di essere stato da giovane un lettore del settimanale di Gerlich.[8]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giornalisti e martiri [collegamento interrotto], su osservatoreromano.va. URL consultato il 20 gennaio 2018..
  2. ^ James Donohoe, Hitler's Conservative Opponents in Bavaria: 1930 - 1945 ; a Study of Catholic, Monarchist, and Separatist Anti-Nazi Activities, Brill Archive, 1961, p. 35.
  3. ^ Francesco Agnoli, Una stigmatizzata contro Hitler, in La Croce Quotidiano, 26 aprile 2015.
  4. ^ a b c Emilio Gentile, Contro Cesare: Cristianesimo e totalitarismo nell'epoca dei fascismi, Feltrinelli Editore, 2016.
  5. ^ in Der gerade Weg vom 14. Februar 1932 (Digitalisat der Bayerischen Landesbibliothek)
  6. ^ in Der gerade Weg vom 13. November 1932 (Digitalisat der Bayerischen Landesbibliothek)
  7. ^ a b Edward Norman Peterson, Limits of Hitler's Power, Princeton University Press, 2015, p. 311.
  8. ^ «Mio padre si era abbonato al giornale 'Der gerade Weg', un foglio antinazista; posso ancora ricordarmi le caricature contro Hitler. Si esprimeva in termini molto duri», in Benedetto XVI, Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo, libro-intervista con Peter Seewald; «Sapevamo che c'era Dachau. Il lager venne inaugurato al momento della cosiddetta presa di potere. Quando si sentiva dire che questa o quest'altra persona era finita a Dachau si inorridiva. Mio padre leggeva il "Gerade Weg" di Gerlich. Sapeva che Gerlich era stato picchiato a morte o fucilato a Dachau.» in Ultime Conversazioni, libro-intervista a cura di Peter Seewald, vedi: Giuseppe Rusconi, Joseph Ratzinger: piluccando nella vigna dei suoi ricordi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Erwein Freiherr von Aretin: Fritz Michael Gerlich. Prophet und Märtyrer. Sein Kraftquell (Zweitauflage mit einem zeitgeschichtlichen Kommentar von Karl Otmar Freiherr von Aretin). Verlag Dr. Schnell & Dr. Steiner, München, Zürich 1983, ISBN 3-7954-0099-6
  • Rudolf Morsey (Bearb.): Fritz Gerlich – ein Publizist gegen Hitler. Akten und Briefe 1930–1934. Verlag Ferdinand Schöningh, Paderborn u. a. 2010, ISBN 978-3-506-77012-7
  • Rudolf Morsey: Auswirkungen der Zensurpolitik in der US-Besatzungszone. Wie Zeitungsartikel von Fritz Gerlich und Ingbert Naab aus den Jahren 1931-1933 in einem Nachdruck von 1946 verändert worden sind. In: Historisch-Politische Mitteilungen 17, S. 269-277. Verlag Böhlau, Wien/Köln 2010, ISBN 978-3-412-20515-7
  • Hans-Günter Richardi, Klaus Schumann: Geheimakte Gerlich/Bell. Röhms Pläne für ein Reich ohne Hitler. Verlag W. Ludwig, München 1993, ISBN 3-7787-2135-6
  • Michael Schäfer: Fritz Gerlich (1883-1934). Publizistik als Auseinandersetzung mit den „politischen Religionen“ des 20. Jahrhunderts. München 1998 (Dissertation)

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]