Colombario di Scribonio Menofilo

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Colombario di Scribonio Menofilo
CiviltàRomani
UtilizzoColombario
EpocaI-II secolo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneRoma
Scavi
Data scoperta1984
Date scavi1984
Amministrazione
Visitabile
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 41°53′19.91″N 12°27′08.68″E / 41.888863°N 12.452411°E41.888863; 12.452411

Il colombario di Scribonio Menofilo è un colombario dell'antica Roma, situato nei pressi di Villa Pamphili.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Costruito durante l'età augustea, il colombario di Scribonio Menofilo fu utilizzato fino al II secolo[1]. Venne individuato e in parte distrutto nel XVI secolo durante i lavori di costruzione di una galleria sotterranea tra la palazzina dell'Algardi e il casino Bonci[2]. Fu nuovamente riscoperto nel 1984[1] quando la palazzina dell'Algardi fu interessati da lavori di ristrutturazione in quanto per sei mesi doveva ospitare la presidenza italiana della CEE[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Originariamente il colombario doveva avere una parte superiore, a livello delle strada, andata completamente distrutta, come dimostrano i resti di pavimento in opus spicatum e pezzi di muratura[2], ed una inferiore, quasi del tutto conservata. La zona inferiore è costituita da tre sale: una principale, più grande, e due più piccole[3], poste lungo la parate nord, tutte coperte da volta a botte[1]. L'accesso avviene mediante una scala in muratura con volta a botte, che corre parallela lungo i due ambienti più piccoli: in origine però si accedeva da una botola, posta a livello della strada, forse dov'era posto il vano superiore, tramite l'utilizzo di una scala a pioli[2].

Si arriva quindi ad uno dei due ambienti più piccoli, con parete sfondata proprio per permettere l'ingresso della scala, il quale presenta, oltre alle nicchie, una pavimentazione in opus scutulatum[3].

L'ambiente principale ha decorazione pittorica fino all'altezza della quarta o quinta fila di nicchie e ha come soggetti animali, frutti, maschere teatrali, ghirlande e paesaggi[1]. In alcuni casi si conservano tracce di affresco tra la quinta e la sesta fila il cui tema è quello della storia di Roma[3]. Il pavimento è in opus scutulatum nel quale sono stati inseriti pezzi di marmo come il pavonazzetto, l'africano e il giallo antico, dalle forme irregolari[1]. Lungo il lato est si trova l'iscrizione in mosaico nero, contenuta in una tabula ansata a mosaico bianco, con il nome del probabile maggiore contribuente del colombario, il quale a sue spese contribuì sicuramente alla pavimentazione, ossia il liberto Scribonio Menofilo[4]: questo possedeva anche alcune nicchie, le quali poi venivano donate a membri della propria famiglia, usanza tipica dell'epoca[5].

L'altro ambiente più piccolo presenta decorazioni pittoriche, tra la terza e la quarta fila di nicchie, che raffigurano pigmei e animali, mentre il pavimento è in mosaico bianco con l'inserimento di tessere colorate e decorazione centrale in pasta vitrea. La soglia che lo divide dalla sala principale è in mosaico con colori vivaci[6].

In totale il colombario era in grado di ospitare le ceneri di 500 persone[1] ed erano disposte in larga parte in olle cinerarie: in alcuni casi queste aveva coperchio rovesciato e forato al centro, il modo tale da versare le libagioni direttamente all'interno, oppure mancavano del tutto[6]. Tra una fila e l'altra di nicchie si trovano tabulae ansatae sulle quali sono dipinti i nomi dei defunti ospitati[1]: talvolta le nicchie venivano rivendute e in alcune si può leggere il nome sia del vecchio che del nuovo proprietario[5], mentre in altri case erano tamponate e il nome lo si poteva leggere direttamente sulla tamponature[6]. Inoltre, alcune nicchie, presentano decorazioni personalizzate come l'aggiunta di cornici in stucco o di oggetti[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Simone Santucci, Colombario di Scribonio Menofilo, su romasotterranea.it. URL consultato il 26 aprile 2019.
  2. ^ a b c d Pavia, p. 83.
  3. ^ a b c Pavia, p. 84.
  4. ^ Pavia, pp. 84-85.
  5. ^ a b c Pavia, p. 86.
  6. ^ a b c Pavia, p. 85.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Pavia, Guida di Roma sotterranea, 2000, Gangemi Editore, Roma, ISBN 9788849247022.