Chiesa di San Domenico (Mazzarino)

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Chiesa di San Domenico e convento dei frati domenicani
Chiesa di san Domenico
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàMazzarino
IndirizzoPiazza Riccardo Colaianni 93013 Mazzarino
Coordinate37°18′19.07″N 14°13′06.4″E / 37.305297°N 14.218445°E37.305297; 14.218445
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Domenico
OrdineDomenicani
Diocesi Piazza Armerina
FondatoreAntonio Alegambe
Stile architettonicoTardo Barocco siciliano
Inizio costruzione1480
Completamento1876

La chiesa di San Domenico, insieme all'annesso convento dei frati domenicani, costituisce un complesso monumentale monastico ubicato nel centro storico della città di Mazzarino, che si affaccia sulla prospiciente piazza Riccardo Colajanni, in prossimità del corso Vittorio Emanuele.[1]

La chiesa dedicata a San Domenico di Guzman è una rettoria della Basilica di Maria santissima del Mazzaro, ed appartiene alla Diocesi di Piazza Armerina[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Chiostro convento dei domenicani
Chiostro del convento dei domenicani
Facciata della chiesa di San Domenico
Facciata della chiesa di San Domenico

La chiesa e l'annesso convento dei frati predicatori furono fondati dal nobile mazzarinese Antonio Alegambe nel 1480, che li dedicò inizialmente a Maria santissima del Soccorso. Successivamente, la chiesa assunse la denominazione di San Domenico[2].

Il convento fu eretto sul lato destro della chiesa e ospitò i Padri predicatori domenicani, che ivi soggiornarono sino al 1866, allorquando furono soppressi gli ordini religiosi[2].

Il convento era rinomato per la presenza di una ricca biblioteca che, tuttavia, a seguito della soppressione e del successivo trasferimento al demanio andò in gran parte dispersa[3].

Sino al 1876 l'interno della chiesa di san Domenico risultava incompleto, essendo stati realizzati soltanto gli affreschi della volta, opera di Emanuele "Catanese", mentre gli stucchi della stessa erano frutto della maestria di Vincenzo Signorelli da Catania[3].

Il completamento degli stessi fu eseguito, successivamente, dai fratelli Fantauzzi nel 1876[2].

L'interno della chiesa, per le sue decorazioni in stucco, presenta gli elementi tipici del tardo-barocco siciliano del val di Noto[3]

Dal 1867 sino ai primi decenni del XX secolo la struttura del convento fu adibita a caserma dei Carabinieri.[2]

Oggi il convento, appartenente alla provincia regionale di Caltanissetta, ha ospitato il liceo musicale Vincenzo Bellini di Caltanissetta.

L'intero edificio è stato recentemente restaurato e al suo interno è stato allestito un piccolo museo della civiltà contadina.[3]

Descrizione della chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Chiostro convento di san Domenico
Chiostro convento di san Domenico

La semplice facciata è suddivisa in due ordini separati da un marcapiano.

Nel primo ordine si trova il portale di ingresso con un arco a tutto sesto, inglobato in una mostra rettangolare. Al secondo ordine, più stretto, si trova una finestra rettangolare, collocata entro una cornice con ai lati delle volute e delle ali in pietra intagliata.

Il prospetto è coronato da un timpano triangolare.

Sul lato sinistro del secondo ordine, si eleva la torre campanaria, sormontata da una loggia a base quadrata.[1]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Interno della chiesa di san Domenico
Altare maggiore
Altare maggiore

La chiesa presenta un'unica navata, con longitudine rivolta a ponente, possiede cinque altari laterali semicircolari, oltre al maggiore[1].

Il primo altare di destra è dedicato a San Vincenzo Ferreri con statua del santo in un'apposita nicchia, il secondo al santissimo crocifisso, con grande crocifisso scolpito in legno, il terzo espone l'urna del 1772 contenente il Cristo morto in pelle di addace del 1630[2].

Il primo altare di sinistra espone la statua lignea della Beata Vergine Maria del rosario, di ignoto autore, che porge la coroncina a san Domenico di Guzman, il secondo altare è invece dedicato a san Domenico, nel vano successivo è presente un'apertura sul corso Vittorio Emanuele[2].

Le cappelle laterali semicircolari, sono racchiuse in arcate a tutto sesto, decorate con stucchi che riportano motivi floreali, putti e festoni, e sono alternate da paraste binate sormontate da capitelli corinzi[1].

Le decorazioni in stucco vennereo eseguite tra la fine del '700 e la prima metà dell'800 dal Signorelli e dai Fratelli Fantaguzzi da Barrafranca.

La volta della chiesa, a botte, è decorata da quattro affreschi del "Catanese", e rappresentano nell'ordine:

1. S. Vincenzo Ferreri nell'atto di fermare un muri fabbro mentre cade da un ponteggio;

2. S.Tommaso di Aquino che con la Summa Teologica confonde gl'increduli e si sente dire dal Crocifisso: «Bene scripsisti de me, Thoma»

3. S. Domenico,

4. La gloria di Maria Vergine in cielo[2].

Il pavimento della chiesa è rivestito da piastrelle in maiolica policrome[2].

Nella controfacciata, in una apposita cantoria, sorretta da due pilastri a sezione quadrata, è collocato un antico organo a canne.[1]

Opere d'arte[modifica | modifica wikitesto]

Filippo Paladini la Madonna del rosario
F. Paladini, la Madonna del rosario

La tela della Madonna del Rosario di Filippo Paladini[modifica | modifica wikitesto]

Collocato nell'abside semicircolare si trova l'altare maggiore in marmi policromi, sormontato da colonne in stucco che sorreggono un timpano a sua volta sormontato da putti e figure allegoriche[3]. Al centro dello stesso è esposta una grande e pregevole pala d'altare raffigurante la vergine del Rosario, opera del 1608 del pittore fiorentino Filippo Paladini, che ai piedi della Vergine volle dipingere se stesso a mani giunte, vestito col cappuccio domenicano[3].

In basso, ai piedi della Vergine, si legge: Filippus Paladini Pn, ex devotio Pasca. Rondello 1608. La tela fu, infatti, commissionata a spese e per devozione da Pasquale Rondello[2][4]

Il simulacro del Cristo morto[modifica | modifica wikitesto]

Il Cristo morto in pelle di addace

Degno di nota è il simulacro del Cristo morto in pelle di antilope africana, di dimensioni naturali, e movibile, che viene portato in processione il venerdì santo, all'interno dell'urna del 1772, dalla confraternita di Maria SS. Rosario[2].

Le notizie storiche sul artistico simulacro sono riportate da Pietro di Giorgio - Ingala:

«Esistendo nella Chiesa di S. Domenico la Compagnia dei Bianchi, dal titolo del SS. Sacramento, composta di civili, ed avente per regola lo accompagnamento dei giustiziati al patibolo, circa il 1630, essendone superiore un certo Don Vittorio Bellanti, si acquistò in Genova in nome della Compagnia, e pel valsente di onze 80 (L. 1020), il Cristo morto custodito nell'urna, che conservossi fino al 1881 in detto Oratorio, e da quell'anno in poi, in S. Domenico, ma di proprietà della locale Congregazione di Carità, essendo l'Oratorio costituito in ente morale. Col tempo la Compagnia si estinse, e fu con atto del 13 marzo 1805, presso il notaro Benedetto Jozzo, che ad impulso dei PP. Predicatori ebbe origine la Congrega del SS. Rosario, concedendo essi provvisoriamente l'uso dell'Oratorio, fino a che la confraternita novella non avrebbesi eretto il proprio, nella terra che gli stessi Padri accordavano, attiguamente all'ingresso del loro convento, ed obbligandoli ad aversi, in perpetuo, a direttore spirituale uno dei detti Padri. La costruzione non ebbe vigore e la Congrega ebbesi, fino al 1881, l'uso dell'Oratorio in parola, nel quale anno si chiuse ai divini uffici»

Il convento dei frati predicatori domenicani[modifica | modifica wikitesto]

L'attiguo convento dei frati predicatori domenicani presenta una struttura architettonica molto semplice, come prescriveva la regola dell'ordine. Vi si accede direttamente dalla piazza Riccardo Colajanni, che immette sull'ampio cortile caratterizzato da un porticato con archi a tutto sesto sorretti da pilastri a sezione quadrata in pietra arenaria, cui si aprono gli ingressi che conducono ai piani superiori in cui erano ubicate le antiche celle dei monaci, il refettorio e la ricca biblioteca.[3]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Mazzarino (CL) | Chiesa di San Domenico, su BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web. URL consultato il 15 settembre 2022.
  2. ^ a b c d e f g h i j Pietro Di Giorgio-Ingala, Mazzarino, Ricerche e considerazioni storiche, Caltanissetta, F.lli Arnone, 1900.
  3. ^ a b c d e f g AA. VV., I LUOGHI DELLA MEMORIA CONOSCENZA E VALORIZZAZIONE DEI CENTRI STORICI DI MAZZARINO RIESI SOMMATINO, Caltanissetta, Sciascia editore, 1999.
  4. ^ Voci ed echi di grandi maestri, di Vincenzo Scuderi, su comune.mazzarino.cl.it. URL consultato il 15 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2009).

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