Centro Nobel per la pace

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Centro Nobel per la pace
(NB) Stiftelsen Nobels Fredssenter
Facciata dell'edificio
Ubicazione
StatoBandiera della Norvegia Norvegia
LocalitàOslo
Coordinate59°54′41.8″N 10°43′48.83″E / 59.91161°N 10.73023°E59.91161; 10.73023
Caratteristiche
Istituzione2005
FondatoriNobel Foundation
Apertura2005
DirettoreKjersti Fløgstad
Sito web

Il Centro Nobel per la pace (in inglese: Nobel Peace Center; in norvegese Nobels Fredssenter)[1] è un museo che si trova a Oslo in Norvegia, presso la piazza del municipio Rådhusplassen.[2][3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

È stato aperto nel 2005 dal Re Harald V di Norvegia con una cerimonia alla quale hanno partecipato le famiglie reali di Norvegia. Era presente anche il premio Nobel per la pace Wangari Maathai. L'edificio accoglie circa 250 000 visitatori all'anno ed è uno dei luoghi più visitati della Norvegia. Il palazzo in passato ospitava l'ex Oslo Vestbanestasjon (stazione ferroviaria di Oslo Ovest). Risalente al 1872, l'ex edificio della stazione è stato progettato dall'architetto Georg Andreas Bull. È stato utilizzato come stazione ferroviaria fino al 1989. Si affaccia sul porto e si trova vicino al municipio di Oslo.

L'architetto David Adjaye è stato responsabile del rifacimento esterno dell'edificio.[4][5] Il Centro Nobel per la pace è finanziato dal Ministero della Cultura norvegese.

Al suo interno ci sono mostre ed esposizioni dedicate ai vincitori del Premio Nobel per la pace, oltre a sezioni dedicate alla storia di Alfred Nobel e degli altri premi Nobel.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ norwegen.no, http://www.norwegen.no/News_and_events/germany/policy/peace/new_nobels_peace_center/.
  2. ^ (NO) Leie av Rådhusplassen, su Oslo kommune. URL consultato il 24 marzo 2021.
  3. ^ (NO) Nobels fredssenter, su Store norske leksikon. URL consultato il 24 marzo 2021.
  4. ^ (EN) Frieze: Contemporary Art and Culture, Durian Publications, 2005. URL consultato il 24 marzo 2021. Ospitato su Google Libri.
  5. ^ (EN) The Crisis, Crisis Publishing Company, 2006. URL consultato il 24 marzo 2021. Ospitato su Google Libri.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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