Benedettine camaldolesi

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Le benedettine camaldolesi sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio con case autonome.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione, Romualdo eresse due monasteri femminili, ma non se ne conoscono l'ubicazione e le sorti.[2]

Pier Damiani non fondò monasteri femminili, ma fu autore di una Istitutio monialis dedicata a una tale Bianca, monaca in una comunità ignota.[2]

Nel 1085 Rodolfo, priore di Camaldoli, fondò il monastero femminile di San Pietro a Luco, che sopravvisse fino all'Ottocento.[2]

Nei monasteri di Santa Maria in Aversa a Verona, di Santa Cristina a Treviso e di Sant'Eustachio a Imola, accanto alla comunità femminile, ne esisteva una di monaci sotto la giurisdizione spirituale e temporale della badessa: religiosi e religiose si adunavano per l'ufficiatura corale e per la messa. Anche nel monastero di San Giovanni Evangelista a Pratovecchio la badessa aveva giurisdizione spirituale sul clero annesso per l'ufficiatura della chiesa.[2]

Anticamente le badesse camaldolesi prendevano parte ai capitoli generali personalmente o tramite un procuratore.[2]

In origine i monasteri femminili erano generalmente sotto la giurisdizione del priore di Camaldoli o di un altro monastero maschile camaldolese. Dopo il Concilio di Trento passarono alle dipendenze dei vescovi del luogo.[2]

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Le benedettine camaldolesi si dedicano alla preghiera contemplativa. In numerosi monasteri si pratica la reclusione come forma di ascesi. Le religiose osservano la regola benedettina e le consuetudini locali; la loro direzione spirituale è affidata ai monaci camaldolesi. Il loro abito è bianco, con velo nero.[2]

I monasteri di benedettine camaldolesi sono in Francia, Italia, Polonia, Stati Uniti d'America e Tanzania.[3]

Alla fine del 2015 i monasteri di benedettine camaldolesi erano 11 e le religiose 156.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ann. Pont. 2017, p. 1465.
  2. ^ a b c d e f g Giuseppe Cacciamani, DIP, vol. I (1974), col. 1725.
  3. ^ OSB international, su osbatlas.com. URL consultato il 6 novembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annuario Pontificio per l'anno 2017, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2017. ISBN 978-88-209-9975-9.
  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.
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