Areta (martire)

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Sant'Areta
Miniatura del Menologio di Basilio II
 

Martire

 
Morte523
Venerato daTutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Ricorrenza24 ottobre

Areta (... – 523) è stato il capo della comunità cristiana di Najrān. Fu trucidato insieme a un numero imprecisato di seguaci cristiani (340, 4.000 o 20.000) durante la persecuzione di Dhu Nuwas nel 523. Il loro martirio destò grande scalpore per efferatezza e sistematicità ed è ricordato dalla Chiesa cattolica il 24 ottobre.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni storici medievalisti, che si rifanno al racconto di Giovanni di Efeso, Dhū Nuwās, che s'era convertito al Giudaismo, annunciò che avrebbe perseguitato i cristiani che vivevano nel suo regno perché questi avevano perseguitato i suoi correligionari nei loro regni. Una lettera scritta da Simone, il vescovo di Beth Arsham, nel 524, racconta della persecuzione di Dhū Nuwās (qui chiamato Dimnon) a Najrān (moderna al-Ukhdud in Arabia Saudita)[1]. La persecuzione è descritta e condannata dal Corano stesso (sūra LXXXV:4-8). Un'ipotesi particolarmente accreditata tra gli studiosi parla invece della precisa volontà del sovrano himyarita di non rimborsare un forte debito contratto con la comunità cristiana di Najran, eliminando cinicamente i suoi creditori[2].

Secondo fonti coeve, Dhū Nuwas (dopo essersi impadronito del trono himyarita verso il 518) attaccò la guarnigione del regno aksumita (prevalentemente cristiano monofisita) a Zafar, conquistando la cittadina e bruciando le sue chiese. Si mosse quindi alla volta di Najrān, una roccaforte cristiana e aksumita. Dopo aver ottenuto la capitolazione della città, egli massacrò i suoi abitanti che non avevano abiurato la loro fede. Le stime del massacro parlano di 20.000 vittime circa, anche se la valutazione appare esagerata.

Dhū Nuwās poi procedette a scrivere una lettera al re lakhmide al-Mundhir di al-Hira e all'imperatore Kavadh I di Persia, informandoli dell'avvenuto ed esortandoli a procedere nella stessa maniera nei confronti dei cristiani che vivevano all'interno dei loro domini e, quando giunse un'ambasceria da Costantinopoli che chiedeva di formalizzare un accordo di pace fra l'Impero bizantino e al-Hira, al-Mundhir rivelò il contenuto della lettera di Dhū Nuwās agli ambasciatori bizantini che restarono inorriditi per il suo contenuto. La notizia del massacro si diffuse rapidamente negli imperi bizantino e sasanide, mentre gli scampati alla carneficina trovavano ospitalità presso l'Imperatore bizantino Giustino I stesso, cui fu chiesto di vendicare quei martiri cristiani (chiamati nei martirologi cristiani Marthyri Homeriti, ossia "Martiri himyariti").

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Areta, la moglie Ruma e l'intera comunità di Najran sono ricordati dalla Chiesa cattolica il 24 ottobre, benché seguissero l'eresia monofisita.

Martirologio Romano: "A Nagran in Arabia, passione dei santi Áreta, principe della città, e trecentoquaranta compagni, martiri al tempo dell'imperatore Giustino, sotto Du Nuwas o Dun‘an re d'Arabia".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La lettera di Simone è inclusa nella Parte III della Cronaca di Zuqnin, tradotta da Amir Harrack (Toronto: Pontifical Institute of Medieval Studies, 1999), pp. 78-84.
  2. ^ Claudio Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo) 1. Il Vicino Oriente, Torino, Einaudi, 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Irfan Shahid, The Martyrs of Najran: new documents, (Subsidia hagiographica; 49), Société des Bollandistes, Bruxelles 1971.
  • R. Fulton Holtzclaw, The Saints go marching in: a one volume hagiography of Africans, or descendants of Africans, who have been canonized by the church, including three of the early popes, Shaker Heights, OH: Keeble Press, 1980.
  • Vincent J. O'Malley, Saints of Africa, Huntington 2001. ISBN 0-87973-373-X.
  • Alessandro Bausi e Alessandro Gori, Tradizioni orientali del ‘Martirio di Areta’. La prima recensione araba e la versione etiopica. Edizione critica e traduzione. Presentazione di Paolo Marrassini (Quaderni di Semitistica; 27), Dipartimento di Linguistica, Università degli Studi, Firenze 2006. ISBN 88-901340-8-9
  • Marina Detoraki, Le martyre de saint Aréthas et de ses compagnons (BHG 166), édition critique, étude et annotation Marina Detoraki, traduction par Joëlle Beaucamp, appendice sur les versions orientales par André Binggeli, (Travaux et mémoires du Centre de recherche d'histoire et civilisation de Byzance. Monographies; 27), Association des amis du Centre d'histoire et civilisation de Byzance, Paris 2007. ISBN 9782916716091
  • Le massacre de Najrân. Religion et politique en Arabie du Sud au VIe siècle, sous la direction de Joëlle Beaucamp, Françoise Briquel-Chatonnet et Christian Robin, Association des amis du Centre d'histoire et civilisation de Byzance, Paris 2007.
  • Juifs et chrétiens en Arabie aux Ve et VIe siècles regards croisés sur les sources, édité par Joëlle Beaucamp, Françoise Briquel-Chatonnet et Christian Julien Robin, (Travaux et mémoires du Centre de recherche d'histoire et civilisation de Byzance. Monographies; 32), Association des amis du Centre d'histoire et civilisation de Byzance, Paris 2010

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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