Alessandro Magnasco

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Resurrezione di Lazzaro

Alessandro Magnasco, detto Il Lissandrino (Genova, 4 febbraio 1667 - 1749), fu un pittore italiano del periodo rococò.

Vita e opere

Con la morte del padre Stefano, anche lui pittore allievo di Valerio Castello, Alessandro Magnasco venne affidato a un mercante della sua città natale che, nel 1682 circa, lo condusse a Milano come allievo di Filippo Abbiati; qui venne influenzato soprattutto dalla coeva pittura veneziana, fatta di materia pastosa e sfaldata con violenti contrasti sia cromatici che luministici che in seguito avranno una forte influenza anche nella pittura di suoi contemporanei, in particolare il vedutista veneziano Marco Ricci.

Pittura di genere

Considerato uno dei pittori più originali del Settecento italiano, si distinse, nella pittura di genere popolaresco, per la pennellata densa di contrasti luminosi che tendevano a costruire apparati oscuri e figure distorte, anticipando la pittura dei secoli successivi da Turner agli Impressionisti.

Magnasco a Milano

Suoi primi lavori, secondo le fonti, sono stati i ritratti, un genere abbandonato presto per dedicarsi a paesaggi con scene animate da piccole figure allampanate di frati, zingari, boscaioli e saltimbanchi inserite in grandi e tetri scenari, ricorrendo soprattuto a fondali con paesaggi burrascosi o tenebrose scenografie conventuali. La prima opera nota è un Paesaggio di rovine databile al 1697 e ora in collezione privata a Milano.

Alla corte dei Medici

Dal 1703 al 1710 Magnasco fu a Firenze al servizio di colui che diverrà l'ultimo Granduca di Toscana della stirpe medicea: Gian Gastone secondogenito di Cosimo III. Magnasco a Firenze s'imbatté in una serie di pittori e incisori che tra il '600 e il '700 si erano dedicati allo sviluppo del genere cosiddetto della pittura "caricata e giocosa" come Stefano della Bella, Baccio del Bianco, Jacques Callot, Salvator Rosa, Giuseppe Maria Crespi e Giovanni Domenico Ferretti, tutti frequentatori della corte degli ultimi granduchi medicei.

Nel 1711, tornato a Milano, fu chiamato ad eseguire la decorazione per l'entrata trionfale dell'Imperatore Carlo VI.

Tra il 1720 e il 1725 dipinse per il conte Colloredo, governatore di Milano, nove quadri, tra cui le Lezione di catechismo e la Sinagoga. Tornato a Genova nel 1735 esegue il Trattenimento in un giardino di Albaro, ora conservato nella Galleria di Palazzo Bianco.

Spirito inquieto

Spesso la sua pittura viene paragonata a quella degli spiriti inquieti come il visionario, suo contemporaneo, Monsù Bernardo ed a certe caratteristiche coloristiche e formali del grande El Greco pure se, rispetto alle grandi pale d'altare di quest'ultimo, Magnasco opponeva una sua visione della luminosità pur nei piccoli formati dei quadri "di genere" settecenteschi con scenette nelle quali Magnasco aggiunse una forte dose di drammaticità ed un certo gusto tutto rococò di stampo scenografico, ruinista e teatrale. Furono famosi i suoi quadri con la presenza inquietante della maschera di Pulcinella in paesaggi dalla scenografia improbabile.

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