Patrimonio culturale immateriale: differenze tra le versioni

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=== Patrimonio alimentare ===
=== Patrimonio alimentare ===
Con lo sviluppo sostenibile che acquisisce slancio come priorità delle politiche del patrimonio UNESCO, viene presentato un numero crescente di nomine legate all'alimentazione per l'iscrizione negli elenchi della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.<ref>{{Cita web|url=https://frictions.hypotheses.org/184|titolo=At the UNESCO feast: introduction|autore=Chiara Bortolotto|sito=UNESCO frictions|lingua=en-US|accesso=2019-02-07}}</ref> La [[Dieta mediterranea|Mediterranean diet]],<ref>{{Cita libro|nome=António José Marques da|cognome=Silva|titolo=Le régime UNESCO (Discours et pratiques alimentaires en Méditerranée, vol. III)|url=https://www.academia.edu/27222415/Le_r%C3%A9gime_UNESCO_Discours_et_pratiques_alimentaires_en_M%C3%A9diterran%C3%A9e_vol._III_|accesso=2019-02-07|lingua=en}}</ref> la [[Cucina messicana|cucina tradizionale messicana]] e la cultura dietetica giapponese del ''washoku'' sono solo alcuni esempi di questo fenomeno in piena espansione.
Con lo sviluppo sostenibile che acquisisce slancio come priorità delle politiche del patrimonio UNESCO, viene presentato un numero crescente di candidature legate all'alimentazione per l'iscrizione negli elenchi della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.<ref>{{Cita web|url=https://frictions.hypotheses.org/184|titolo=At the UNESCO feast: introduction|autore=Chiara Bortolotto|sito=UNESCO frictions|lingua=en-US|accesso=2019-02-07}}</ref> La prima candidatura legata alle tradizioni agro-alimentari è costituita dalla Dieta Mediterranea, in inglese [[Dieta mediterranea|Mediterranean diet]],<ref>{{Cita libro|nome=António José Marques da|cognome=Silva|titolo=Le régime UNESCO (Discours et pratiques alimentaires en Méditerranée, vol. III)|url=https://www.academia.edu/27222415/Le_r%C3%A9gime_UNESCO_Discours_et_pratiques_alimentaires_en_M%C3%A9diterran%C3%A9e_vol._III_|accesso=2019-02-07|lingua=en}}</ref>, che fu promossa dal Ministero dell'Agricoltura sotto la spinta di un gruppo di esperti guidati dal professor Pier Luigi Petrillo. Il riconoscimento della Dieta mediterranea, ottenuto dopo un lungo negoziato il 16 novembre 2010, spinse l'Unesco a riconoscere valore culturale a tutte le pratiche alimentari. Successivamente furono iscritte nella Lista dell'Unesco anche la [[Cucina messicana|cucina tradizionale messicana]] e la cultura dietetica giapponese del ''washoku'' e, ad agosto 2020, secondo i dati del volume "The Legal Protection of Intangible Cultural Heritage" (Springer 2020), il 35% degli elementi iscritti nella lista sono riconducibili al patrimonio culturale immateriale.


=== Patrimonio della danza ===
=== Patrimonio della danza ===
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== Salvaguardia ==
== Salvaguardia ==
Prima della Convenzione dell'UNESCO, alcuni stati avevano già compiuto sforzi per salvaguardare il loro patrimonio immateriale.<ref>{{Cita web|url=http://www.wipo.int/export/sites/www/tk/en/databases/creative_heritage/docs/subtle_power.pdf}}</ref> Il [[Giappone]], con la sua legge del 1950 per la protezione delle proprietà culturali, è stato il primo a introdurre una legislazione per preservare e promuovere la cultura intangibile e tangibile: importanti proprietà culturali intangibili sono designate e "detentori" riconosciuti di queste tradizioni artigianali e di performance, conosciute informalmente come [[tesori nazionali viventi]].<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|nome=Richard|cognome=Kurin|data=2004-05-01|titolo=Safeguarding Intangible Cultural Heritage in the 2003 UNESCO Convention: a critical appraisal|rivista=Museum International|volume=56|numero=1‐2|pp=66–77|lingua=en|accesso=2019-02-07|doi=10.1111/j.1350-0775.2004.00459.x|url=https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/j.1350-0775.2004.00459.x}}</ref> Altri paesi, tra cui la [[Corea del Sud]], le Filippine, gli Stati Uniti, la Thailandia, la Francia, la Romania, la Repubblica Ceca e la Polonia, hanno creato programmi simili.<ref name=":0" />
Prima della Convenzione dell'UNESCO, come ha evidenziato Pier Luigi Petrillo nel volume "The legal protection of intangible cultural heritage. A comparative perspective" edito dalla casa editrice britannica Springer nel 2020, alcuni stati avevano già compiuto sforzi per salvaguardare il loro patrimonio immateriale.<ref>{{Cita web|url=https://www.springer.com/gp/book/9783319729824|titolo=P.L. Petrillo, The Legal Protection of Intagible Cultural Heritage and Comparative Law, Springer 2020}}</ref> Il [[Giappone]], con la sua legge del 1950 per la protezione delle proprietà culturali, è stato il primo a introdurre una legislazione per preservare e promuovere la cultura intangibile e tangibile: importanti proprietà culturali intangibili sono designate e "detentori" riconosciuti di queste tradizioni artigianali e di performance, conosciute informalmente come [[tesori nazionali viventi]].<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|nome=Richard|cognome=Kurin|data=2004-05-01|titolo=Safeguarding Intangible Cultural Heritage in the 2003 UNESCO Convention: a critical appraisal|rivista=Museum International|volume=56|numero=1‐2|pp=66–77|lingua=en|accesso=2019-02-07|doi=10.1111/j.1350-0775.2004.00459.x|url=https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/j.1350-0775.2004.00459.x}}</ref> Altri paesi, tra cui la [[Corea del Sud]], le Filippine, gli Stati Uniti, la Thailandia, la Francia, la Romania, la Repubblica Ceca e la Polonia, hanno creato programmi simili.<ref name=":0" />


Nel 2003 l'UNESCO ha adottato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Questa è entrata in vigore il 20 aprile 2006. La Convenzione raccomanda che paesi e studiosi sviluppino inventari di ICH nel loro territorio, così come lavorano con i gruppi che mantengono questi ICH per assicurare la loro esistenza continua; prevede inoltre che i fondi vengano raccolti volontariamente tra i membri dell'UNESCO e quindi erogati per sostenere il mantenimento dell'ICH riconosciuto.<ref name=":0" /> L'UNESCO ha anche creato altri programmi di cultura immateriale, come una lista dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità. Questa lista è iniziata nel 2001 con 19 articoli e altri 28 sono stati elencati nel 2003 e altri 43 nel 2005. In parte, l'elenco è stato visto come un modo per correggere lo squilibrio nella lista del patrimonio mondiale, che ha escluso molte culture dell'emisfero meridionale prive di monumenti o altre manifestazioni culturali materiali.<ref name=":0" /> È stato sostituito nel 2008 dalle [[Patrimoni orali e immateriali dell'umanità|liste dei beni culturali intangibili dell'UNESCO]].
Nel 2003 l'UNESCO ha adottato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Questa è entrata in vigore il 20 aprile 2006. La Convenzione raccomanda che paesi e studiosi sviluppino inventari di ICH nel loro territorio, così come lavorano con i gruppi che mantengono questi ICH per assicurare la loro esistenza continua; prevede inoltre che i fondi vengano raccolti volontariamente tra i membri dell'UNESCO e quindi erogati per sostenere il mantenimento dell'ICH riconosciuto.<ref name=":0" /> L'UNESCO ha anche creato altri programmi di cultura immateriale, come una lista dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità. Questa lista è iniziata nel 2001 con 19 articoli e altri 28 sono stati elencati nel 2003 e altri 43 nel 2005. In parte, l'elenco è stato visto come un modo per correggere lo squilibrio nella lista del patrimonio mondiale, che ha escluso molte culture dell'emisfero meridionale prive di monumenti o altre manifestazioni culturali materiali.<ref name=":0" /> È stato sostituito nel 2008 dalle [[Patrimoni orali e immateriali dell'umanità|liste dei beni culturali intangibili dell'UNESCO]].

Versione delle 12:06, 5 nov 2020

Logo della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale

Un patrimonio culturale immateriale (ICH - Intangible cultural heritage) è un paradigma politico per lo sviluppo sostenibile e pacifico di tutte le comunità interessate a riconoscersi in una propria pratica, una rappresentazione, un'espressione, una conoscenza o un'abilità, nonché degli strumenti, oggetti, artefatti e spazi culturali legati a questi elementi. La ratifica di una apposita Convenzione, promossa nel 2003 dall'UNESCO, vincola gli Stati-parte di tale Convenzione ad applicare questo paradigma politico, per il quale il patrimonio culturale può essere legato a un luogo[1] ma sicuramente appartiene ad una comunità che, trasmettendolo, lo mantiene vivo e dinamico. Il patrimonio culturale immateriale è considerato dagli Stati membri dell'UNESCO in relazione al patrimonio tangibile mondiale incentrato sugli aspetti immateriali della cultura. Nel 2001, l'UNESCO ha fatto un sondaggio[2] tra Stati e ONG per cercare di concordare una definizione e la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale[3] è stato redatto nel 2003 per la sua protezione e promozione.

Definizione

La Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale[4] definisce il patrimonio culturale immateriale come le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, nonché le conoscenze e le abilità (inclusi strumenti, oggetti, manufatti, spazi culturali), che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono come parte del loro patrimonio culturale . A volte è chiamato patrimonio culturale vivente e si manifesta tra l'altro nei seguenti domini:

  • Tradizioni orali ed espressioni, incluso il linguaggio come veicolo del patrimonio culturale immateriale;
  • Arti dello spettacolo;
  • Pratiche sociali, rituali ed eventi festivi;
  • Conoscenza e pratiche riguardanti la natura e l'universo;
  • Artigianato tradizionale
Maschera ; il Giappone è stato il primo paese a introdurre una legislazione per proteggere e promuovere il suo patrimonio immateriale[5]

Il patrimonio culturale in generale consiste nei prodotti e nei processi di una cultura che vengono preservati e tramandati attraverso le generazioni. Parte di questo patrimonio assume la forma di proprietà culturale, formata da manufatti tangibili come edifici o opere d'arte. Molte parti della cultura, tuttavia, sono intangibili, tra cui il canto, la musica, la danza, il teatro, l'abilità, la cucina, l'artigianato e i festival. Sono forme di cultura che possono essere registrate ma non possono essere toccate o archiviate in forma fisica, come in un museo, ma solo attraverso un veicolo che la esprime. Questi veicoli culturali sono chiamati "Tesori umani" dall'ONU.

Secondo la Convenzione del 2003 per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, il patrimonio culturale immateriale (ICH) - o patrimonio vivente - è la molla della diversità culturale dell'umanità e il suo mantenimento una garanzia per la creatività continua. È definito come segue:

«Il Patrimonio culturale intangibile sono le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, le abilità - così come gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati - che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono come parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, viene costantemente ricreato da comunità e gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e la loro storia, e fornisce loro un senso di identità e continuità, promuovendo così il rispetto per la diversità culturale e creatività umana. Ai fini della presente Convenzione, si prenderà in considerazione unicamente il patrimonio culturale immateriale compatibile con gli strumenti internazionali esistenti in materia di diritti umani, nonché i requisiti di rispetto reciproco tra comunità, gruppi e individui e di sviluppo sostenibile.»

Storia orale

Il patrimonio culturale immateriale è leggermente diverso dalla disciplina della storia orale, la registrazione, la conservazione e l'interpretazione delle informazioni storiche (in particolare, la tradizione orale), basate sulle esperienze personali e le opinioni del relatore. ICH tenta di preservare il patrimonio culturale "con" le persone o la comunità proteggendo i processi che consentono di tramandare tradizioni e conoscenze condivise mentre la storia orale cerca di raccogliere e conservare informazioni storiche ottenute da individui e gruppi.

Patrimonio alimentare

Con lo sviluppo sostenibile che acquisisce slancio come priorità delle politiche del patrimonio UNESCO, viene presentato un numero crescente di candidature legate all'alimentazione per l'iscrizione negli elenchi della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.[6] La prima candidatura legata alle tradizioni agro-alimentari è costituita dalla Dieta Mediterranea, in inglese Mediterranean diet,[7], che fu promossa dal Ministero dell'Agricoltura sotto la spinta di un gruppo di esperti guidati dal professor Pier Luigi Petrillo. Il riconoscimento della Dieta mediterranea, ottenuto dopo un lungo negoziato il 16 novembre 2010, spinse l'Unesco a riconoscere valore culturale a tutte le pratiche alimentari. Successivamente furono iscritte nella Lista dell'Unesco anche la cucina tradizionale messicana e la cultura dietetica giapponese del washoku e, ad agosto 2020, secondo i dati del volume "The Legal Protection of Intangible Cultural Heritage" (Springer 2020), il 35% degli elementi iscritti nella lista sono riconducibili al patrimonio culturale immateriale.

Patrimonio della danza

Gli elenchi dell'UNESCO del patrimonio culturale immateriale includono anche una varietà di generi di danza, spesso associati a canti, musica e celebrazioni, provenienti da tutto il mondo. Le liste includono: danze celebrative e rituali, come "Ma'di bowl lyre music and dance" dall'Uganda e "Kalbelia folk songs and dances of Rajasthan" dall'India e danze sociali, come rumba da Cuba. Inoltre, alcune danze sono localizzate e praticate principalmente nel loro paese di origine, come Sankirtana, un'arte performativa che include percussioni e canti, dall'India.

Altre forme di danza[8], tuttavia, anche se sono ufficialmente riconosciuti come patrimonio del loro paese di origine, sono praticati e goduti in tutto il mondo. Ad esempio, il flamenco dalla Spagna e il tango, dall'Argentina e dall'Uruguay, hanno una dimensione molto internazionale. La danza è un fenomeno molto complesso, che coinvolge la cultura, le tradizioni, l'uso di corpi umani, manufatti (come costumi e oggetti di scena), nonché un uso specifico della musica, dello spazio e talvolta della luce. Di conseguenza, molti elementi tangibili e intangibili[9] sono combinati all'interno della danza, rendendola un tipo di patrimonio impegnativo ma estremamente interessante da salvaguardare.

Patrimonio digitale

Il patrimonio digitale è una rappresentazione del patrimonio nel regno digitale.

Patrimonio digitale intangibile

Il patrimonio immateriale digitale è una sottocategoria del patrimonio culturale immateriale.[10]

Continuità orale

Gruppo folk polifonico albanese che indossa qeleshe e fustanella a Skrapar

Il patrimonio culturale immateriale è passato per via orale all'interno di una comunità, e mentre ci possono essere individui noti come portatori di tradizione, l'ICH è spesso più ampio delle proprie capacità o conoscenze. Un rapporto del governo di Terranova e Labrador del 2006 ha afferma, riguardo alla cultura orale nella loro area, "I processi coinvolti nella continuazione di questa conoscenza tradizionale costituiscono uno degli aspetti più interessanti del nostro patrimonio vivente. Ogni membro della comunità possiede un pezzo della conoscenza condivisa.[11] La conoscenza cruciale viene trasmessa durante le attività della comunità, spesso senza alcuna attenzione cosciente al processo."[12]

Salvaguardia

Prima della Convenzione dell'UNESCO, come ha evidenziato Pier Luigi Petrillo nel volume "The legal protection of intangible cultural heritage. A comparative perspective" edito dalla casa editrice britannica Springer nel 2020, alcuni stati avevano già compiuto sforzi per salvaguardare il loro patrimonio immateriale.[13] Il Giappone, con la sua legge del 1950 per la protezione delle proprietà culturali, è stato il primo a introdurre una legislazione per preservare e promuovere la cultura intangibile e tangibile: importanti proprietà culturali intangibili sono designate e "detentori" riconosciuti di queste tradizioni artigianali e di performance, conosciute informalmente come tesori nazionali viventi.[14] Altri paesi, tra cui la Corea del Sud, le Filippine, gli Stati Uniti, la Thailandia, la Francia, la Romania, la Repubblica Ceca e la Polonia, hanno creato programmi simili.[14]

Nel 2003 l'UNESCO ha adottato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Questa è entrata in vigore il 20 aprile 2006. La Convenzione raccomanda che paesi e studiosi sviluppino inventari di ICH nel loro territorio, così come lavorano con i gruppi che mantengono questi ICH per assicurare la loro esistenza continua; prevede inoltre che i fondi vengano raccolti volontariamente tra i membri dell'UNESCO e quindi erogati per sostenere il mantenimento dell'ICH riconosciuto.[14] L'UNESCO ha anche creato altri programmi di cultura immateriale, come una lista dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità. Questa lista è iniziata nel 2001 con 19 articoli e altri 28 sono stati elencati nel 2003 e altri 43 nel 2005. In parte, l'elenco è stato visto come un modo per correggere lo squilibrio nella lista del patrimonio mondiale, che ha escluso molte culture dell'emisfero meridionale prive di monumenti o altre manifestazioni culturali materiali.[14] È stato sostituito nel 2008 dalle liste dei beni culturali intangibili dell'UNESCO.

Recentemente si è discusso molto sulla protezione del patrimonio culturale immateriale attraverso i diritti di proprietà intellettuale, nonché sull'opportunità di farlo attraverso questo quadro giuridico e i rischi di mercificazione derivati da questa possibilità.[15] Il problema rimane ancora aperto come questione legale.

I paesi

Posizione Paese Numero di elementi del patrimonio culturale immateriale iscritti dall'UNESCO[16]
1 Cina 40[17]
2 Giappone 21[18]
3 Corea del Sud 20[19]
4 Spagna 19[20]
5 Francia, Turchia 18[21]
6 Croazia 17[22][23]
8 Mongolia 15[24]
9 Belgio, Iran 14[25][26]
11 Azerbaigian, India 13[27][28]
13 Italia, Perù, Vietnam 12[29][30][31]
16 Messico 11[32]
17 Colombia, Indonesia, Kazakistan 10[33][34][35]
20 Brasile, Emirati Arabi Uniti, Kirghizistan, Oman 9[36][37][38]
24 Grecia, Mali, Marocco, Portogallo 8[39][40]
28 Algeria, Arabia Saudita, Austria, Bolivia, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Uzbekistan 7[41][42]
36 Armenia, Repubblica Ceca, Svizzera, Uganda, Ungheria, Venezuela 6
42 Cambogia, Cipro, Iraq, Macedonia del Nord, Malawi, Nigeria 5
48 Bangladesh, Cuba, Egitto, Estonia, Etiopia, Filippine, Georgia, Germania, Kenya, Mauritius, Repubblica Dominicana, Slovenia, Tagikistan 4
61 Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Botswana, Costa d'Avorio, Corea del Nord, Ecuador, Giordania, Guatemala, Irlanda, Lituania, Malesia, Moldavia, Pakistan, Qatar, Serbia, Siria, Turkmenistan, Zambia 3
79 Argentina, Cile, Giamaica, Lettonia, Mauritania, Mozambico, Nicaragua, Niger, Norvegia, Palestina, Panama, Russia, Senegal, Tailandia, Tunisia, Ucraina, Uruguay, Yemen 2
97 Afghanistan, Albania, Andorra, Bahrain, Belize, Benin, Bhutan, Burkina Faso, Burundi, Capo Verde, Costa Rica, Gambia, Guinea, Honduras, Kuwait, Laos, Libano, Lussemburgo, Madagascar, Namibia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Centrafricana, Samoa, Sri Lanka, Sudan Svezia, Togo, Tonga, Vanuatu, Zimbabwe 1

Note

  1. ^ Ann Marie Sullivan, Cultural Heritage & New Media: A Future for the Past, 15 J. MARSHALL REV. INTELL. PROP. L. 604 (2016) https://repository.jmls.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1392&context=ripl
  2. ^ (EN) UNESCO - Meetings on intangible cultural heritage (co-)organized by UNESCO, su ich.unesco.org. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  3. ^ (EN) UNESCO - Intangible Heritage Home, su ich.unesco.org. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  4. ^ (EN) UNESCO - Text of the Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage, su ich.unesco.org. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  5. ^ pp. 33ff, ISBN 1931897050.
  6. ^ (EN) Chiara Bortolotto, At the UNESCO feast: introduction, su UNESCO frictions. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  7. ^ (EN) António José Marques da Silva, Le régime UNESCO (Discours et pratiques alimentaires en Méditerranée, vol. III). URL consultato il 7 febbraio 2019.
  8. ^ (EN) Dance as a Form of International Cultural Heritage., su World Dance Heritage Research Centre, 24 gennaio 2016. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  9. ^ Valeria Lo Iacono e David H. K. Brown, Beyond Binarism: Exploring a Model of Living Cultural Heritage for Dance, in Dance Research, vol. 34, n. 1, 29 aprile 2016, pp. 84–105, DOI:10.3366/drs.2016.0147. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  10. ^ (EN) SAGE Journals: Your gateway to world-class journal research, su SAGE Journals. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  11. ^ vol. 11.
  12. ^ "Creative Newfoundland and Labrador: The Blueprint for Development and Investment in Culture" Government of Newfoundland and Labrador, 2006, page 34.|url=http://www.tcii.gov.nl.ca/artsculture/pdf/culturalplan2006.pdf
  13. ^ P.L. Petrillo, The Legal Protection of Intagible Cultural Heritage and Comparative Law, Springer 2020, su springer.com.
  14. ^ a b c d (EN) Richard Kurin, Safeguarding Intangible Cultural Heritage in the 2003 UNESCO Convention: a critical appraisal, in Museum International, vol. 56, 1‐2, 1º maggio 2004, pp. 66–77, DOI:10.1111/j.1350-0775.2004.00459.x. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  15. ^ (EN) Riccardo Tremolada e Paolo Davide Farah, Conflict between Intellectual Property Rights and Human Rights: A Case Study on Intangible Cultural Heritage, ID 2705698, Social Science Research Network, 19 dicembre 2015. URL consultato il 7 febbraio 2019.
  16. ^ (EN) Lists of Intangible Cultural Heritage by Country, su ich.unesco.org.
  17. ^ (EN) UNESCO - China, su ich.unesco.org.
  18. ^ (EN) UNESCO - Japan, su ich.unesco.org.
  19. ^ (EN) UNESCO - Republic of Korea, su ich.unesco.org.
  20. ^ (EN) UNESCO - Spain, su ich.unesco.org.
  21. ^ (EN) UNESCO - France, su ich.unesco.org.
  22. ^ (EN) UNESCO - Croatia, su ich.unesco.org.
  23. ^ (EN) UNESCO - Turkey, su ich.unesco.org.
  24. ^ (EN) UNESCO - Mongolia, su ich.unesco.org.
  25. ^ (EN) UNESCO - Belgium, su ich.unesco.org.
  26. ^ (EN) UNESCO - Islamic Republic of Iran, su ich.unesco.org.
  27. ^ (EN) UNESCO - Azerbaijan, su ich.unesco.org.
  28. ^ (EN) UNESCO - India, su ich.unesco.org.
  29. ^ (EN) UNESCO - Italy, su ich.unesco.org.
  30. ^ (EN) UNESCO - Peru, su ich.unesco.org.
  31. ^ (EN) UNESCO - Vietnam, su ich.unesco.org.
  32. ^ (EN) UNESCO - Mexico, su ich.unesco.org.
  33. ^ (EN) UNESCO - Colombia, su ich.unesco.org.
  34. ^ (EN) UNESCO - Indonasia, su ich.unesco.org.
  35. ^ (EN) UNESCO - Kazakhstan, su ich.unesco.org.
  36. ^ (EN) UNESCO - Brazil, su ich.unesco.org.
  37. ^ (EN) UNESCO - Oman, su ich.unesco.org.
  38. ^ (EN) UNESCO - United Arab Emirates, su ich.unesco.org.
  39. ^ (EN) UNESCO - Morocco, su ich.unesco.org.
  40. ^ (EN) UNESCO - Portugal, su ich.unesco.org.
  41. ^ (EN) UNESCO - Saudi Arabia, su ich.unesco.org.
  42. ^ (EN) UNESCO - Romania, su ich.unesco.org.

Voci correlate

Collegamenti esterni