Onomanzia
L'onomanzia è la pratica divinatoria basata sull'interpretazione etimologica, simbolica e numerica del nome di una persona.
Deriva dal greco "ὄνομα (ónoma)", che significa "nome", col suffisso "-manzia" che significa "divinazione".
Era intesa sia per individuare presagi nel nome già imposto sia per scegliere un nome che fosse di buon auspicio.
Storia dell'onomanzia[modifica | modifica wikitesto]
L'importanza del significato del nome nasce dalla cultura ebraica: secondo la Genesi, Dio stesso cambiò il nome ad Abramo e a sua moglie Sara affinché il nuovo nome assumesse un significato più aderente al progetto che aveva per la loro discendenza.[1] Quando entrò in contatto con la cultura ebraica, la cultura greca assorbì questa esigenza e, sia pure per breve tempo, adottò l'usanza di usare nomi il cui significato fosse chiaro.[1]
La pratica di divinare il nome ebbe origine in quel periodo e si integrò con la numerologia (isopsefia), utilizzata da Pitagora anche a scopi divinatori. I Pitagorici insegnavano che le menti, le azioni ed i successi degli uomini riuscivano conformi ai loro nomi, al loro genio e al loro destino.[1][2]
Platone raccomandava la massima circospezione nell'imporre i nomi.[1]
La pratica divenne molto popolare nel basso Medioevo. Anche Agostino Novello scrisse che il nome deve indicare la qualità del nominato, perché:[1]
«ex bono nomine oritur bona praesumptio»
«da un buon nome si trae una buona aspettativa»
Tra le pratiche divinatorie, risulta una delle più longeve, riapparendo nella vita pubblica indirettamente o direttamente in varie forme, ad esempio negli anni '90 del secolo XIX e nella prima decade era costante la sua presenza nella rivista di fotografia "Fotografare".
Tecniche di onomanzia[modifica | modifica wikitesto]
L'etimologia e il significato del nome è solo il primo di tanti aspetti che sono analizzati per l'onomanzia.
I Pitagorici ad esempio contavano le lettere, le consonanti e le vocali del nome e a seconda che fossero in quantità pari o dispari traevano le loro predizioni.[2] Ritenevano inoltre che più era alto il numero associato a un nome secondo il sistema di numerazione greco e più felice sarebbe stata la persona.[2] Sulla base di questo numero qualcuno arrivò a sostenere anche che la vittoria di Achille su Ettore era prevedibile, in quanto associato al numero maggiore.[2][3]
Un'altra tecnica prevedeva l'anagramma del nome.
È documentata anche un'altra forma di onomanzia, utilizzata da un indovino ebreo su richiesta del re Teodato: l'indovino fece rinchiudere alcuni maiali in un porcile, ad alcuni diede nomi gotici e agli altri diede nomi romani; passato un certo tempo, i maiali a cui fu dato il nome romano erano ancora vivi mentre i maiali a cui fu dato il nome gotico erano morti. L'indovino predisse che la guerra sarebbe stata persa.[2]
Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Annibale Raimondo, Opera dell'antica et honorata scientia de nomandia, Lovita Rapirio & compagni, 1549.
- (EN) Ephraim Chambers, onomancy, in Cyclopædia, or, An universal dictionary of arts and sciences, The Second Volume, 1728.
- Giacinto Amati, Capitolo IX. Nomi, in Ricerche storico-critico-scientifiche sulle origini, scoperte, invenzioni e perfezionamenti fatti nelle lettere, nelle arti e nelle scienze. Tomo II, Milano, Giovanni Pirotta, 1828.
- Roberto La Paglia, L'onomanzia. Cabala e magia dei nomi, Xenia, 2006, ISBN 88-7273-564-5.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
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