Wolfgang Přiklopil

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Wolfgang Přiklopil (Vienna, 14 maggio 1962Vienna, 23 agosto 2006) è stato un criminale austriaco.

Figlio unico di un commerciante di cognac (Karl Přiklopil) e di una commessa di un negozio di scarpe (Waltraud), prima di trasferirsi a Strasshof ed iniziare a lavorare come tecnico elettronico, Wolfgang viveva nella casa dei genitori sita al terzo piano di un complesso popolare nei pressi di Donaustadt. Persona schiva e riservata, aveva quale unico precedente penale una denuncia per aver sparato a un uccellino per strada. Aveva dotato la sua casa di un complesso impianto d'allarme, da lui stesso sviluppato.

Nel 1998 sequestrò Natascha Kampusch, una bambina di dieci anni, e la tenne segregata per otto anni in un locale ricavato nel suo seminterrato. Morì suicidandosi dopo la fuga della ragazza.[1]

Il caso Kampusch

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La mattina del 2 marzo 1998 la bambina di dieci anni Natascha Kampusch uscì dalla residenza della sua famiglia, sita nel quartiere viennese di Donaustadt, per recarsi a scuola per la prima volta da sola[senza fonte], venendo rapita da Přiklopil che la afferrò, la caricò sul furgone, la coprì con un plaid e la portò via con sé.

Kampusch venne tenuta segregata, per i seguenti otto anni, in un locale su misura (uno spazio di 3×4 metri alto 1,6 m e sigillato con una porta blindata ed entrata nascosta dietro un armadio) ricavato sotto il garage della sua abitazione nella città di Strasshof, ereditata da Přiklopil nel 1984, dopo la morte della nonna e che era stata costruita dal nonno di Přiklopil, Oskar, dopo la seconda guerra mondiale. Durante il periodo della guerra fredda poi, Oskar e suo figlio Karl, l'avevano integrata di un rifugio antiaereo che, anni dopo, sarebbe diventata la prigione della Kampusch.

In quegli otto anni di prigionia forzata, Přiklopil ridusse la ragazza a sua proprietà personale spiandola con un sistema di interfoni e di telecamere e ossessionandola di giorno e di notte per indurla all'obbedienza con privazioni di luce e di cibo, rasandole i capelli a zero per non lasciare tracce di DNA quando la portava al piano superiore e legandola a sé durante quelle notti in cui la conduceva nel suo letto perché dormissero insieme e non scappasse. La ragazza poteva passare il tempo leggendo, ascoltando la radio, guardare qualche film, ma se non stava agli ordini del suo aguzzino o "sbagliava", capitava che venisse picchiata.

Per i primi sei mesi della sua prigionia, Přiklopil non le permetteva mai di lasciare la sua cella e, solo in seguito, le faceva trascorrere dei momenti nel resto della casa riportandola però ogni sera a dormire nel sotterraneo. Solo dopo qualche anno la portava fuori casa, per andare a fare la spesa o per passare le vacanze in montagna ma minacciando di ucciderla se avesse cercato di scappare, urlato o chiesto aiuto.

La fuga e il suicidio

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Il 23 agosto 2006 Natascha riuscì a fuggire dalla sua prigione. Přiklopil, che inizialmente aveva tentato di rincorrerla, vistosi oramai perduto e ricercato dalla polizia, chiese aiuto a un suo socio d'affari e si fece accompagnare alla vicina stazione ferroviaria a nord di Vienna, dove si suicidò buttandosi sotto un treno in corsa.

Venne seppellito sotto falso nome (per evitare atti di vandalismo) dopo un funerale a cui parteciparono solo due persone: sua madre e la sorella dell'amico che l'ha aiutato a morire.[2]

Il caso giudiziario venne riaperto nel 2008 per investigare sul fatto che non ci fossero state altre vittime nel caso e sulla presenza di un possibile complice di Přiklopil, emersi anche in seguito alle dichiarazioni di Ischtar A., testimone oculare del rapimento.[3]

Voci correlate

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