Marketing virale

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Il marketing virale è un tipo di marketing non convenzionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere un messaggio a un numero elevato di utenti finali. La modalità di diffusione del messaggio segue un profilo tipico che presenta un andamento esponenziale[1][2].

È un'evoluzione del passaparola, ma si distingue da quest'ultimo per il fatto di avere un'intenzione volontaria da parte dei promotori della campagna[3][4].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine nasce nella metà degli anni Novanta per merito di Draper Fisher Jurvetson, utilizzando una analogia biologica con la diffusione esponenziale di un virus e così l'espressione viral marketing diviene nel 1998 marketing "buzz-word of the year"[5][6].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il principio del viral marketing si basa sull'originalità di un'idea: qualcosa che, a causa della sua natura o del suo contenuto, riesce a espandersi molto velocemente in una data popolazione. Come un virus, l'idea, che può rivelarsi interessante per un utente, viene passata da questo ad altri contatti, da questi ad altri e così via. In questo modo si espande rapidamente, tramite il principio del "passaparola", la conoscenza dell'idea[7].

In genere, il termine è riferito agli utenti della rete che, più o meno volontariamente, suggeriscono o raccomandano l'utilizzo di un determinato servizio (per esempio, per la scelta di un indirizzo e-mail). Ultimamente, questa tecnica promozionale si sta diffondendo anche per prodotti non strettamente connessi a Internet: veicolo del messaggio resta comunque la comunità in rete, che può comunicare in maniera chiara, veloce e gratuita[8].

Una scena del film Cloverfield
Una scena del film Cloverfield

Un esempio di marketing virale in rete sono le e-mail contenenti storie divertenti, giochi online, siti web curiosi, che nel giro di pochi giorni possono attrarre milioni di visitatori. Spesso si tratta di fenomeni temporanei, i cosiddetti internet meme (Internet phenomenon), che hanno un picco di visite in un periodo determinato, per poi veder calare la propria attrattiva. Tra i "fenomeni" recenti della rete, si può citare il sito The Million Dollar Homepage di Alex Tew[9], uno studente inglese che, per pagarsi gli studi universitari, ha avuto l'idea di vendere un milione di pixel a un dollaro ciascuno, o il caso del film Cloverfield[10][11].

Negli ultimi anni la principale piattaforma di viralizzazione è diventata YouTube. Creare un contenuto che diventi virale non è certo semplice o scontato: in tempi recenti l'elemento preferito da parte degli studi di Marketing è il nascondere la natura artificiale del contenuto (omettendo marchi e loghi per esempio). In generale un contenuto diventa virale se ritenuto originale, divertente, emozionante[12][13].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Viral Marketing | What is Viral Marketing?, su www.marketing-schools.org. URL consultato il 23 maggio 2018.
  2. ^ R F. Wilson, The Six Simple Principles of Viral Marketing, in Web Marketing Today, vol. 70, 1º gennaio 2000.
  3. ^ Theresa Howard, USAToday: Viral advertising spreads through marketing plans, in USA Today, 23 giugno 2005. URL consultato il 27 maggio 2010. June 23, 2005, 2005
  4. ^ (EN) Why It's Time to Rethink Viral Marketing. URL consultato il 22 dicembre 2017.
  5. ^ Jeffrey Rayport, The Virus of Marketing, su fastcompany.com, Fast Company, 31 dicembre 1996. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  6. ^ Alan Montgomery, Applying Quantitative Marketing Techniques to the Internet (PDF), in Interfaces, vol. 31, n. 2, marzo–April 2001, pp. 90–108, DOI:10.1287/inte.31.2.90.10630. URL consultato il 10 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2007).
  7. ^ search results, Contagious: Why Things Catch On, Simon & Schuster, 5 marzo 2013, ISBN 978-1451686579.
  8. ^ "Fifty Percent Of 'The Tipping Point' Is Wrong." Jonah Berger Shows You Which Half, su fastcompany.com, 18 marzo 2013.
  9. ^ (EN) Wendy BoundsStaff Reporter of The Wall Street Journal, Pixel-Ad Entrepreneur Closes With an Auction, in Wall Street Journal, 11 gennaio 2006. URL consultato l'11 ottobre 2021.
  10. ^ Adam Mills, Virality in social media: the SPIN Framework, in Journal of Public Affairs, vol. 12, n. 2, J. Public Affairs, 2012, pp. 162–169, DOI:10.1002/pa.1418. URL consultato il 5 aprile 2021.
  11. ^ Viral marketing al cinema: il caso "Cloverfield", su cinema.tesionline.it. URL consultato l'11 ottobre 2021.
  12. ^ Douglas Rushkoff, Media Virus! Hidden Agendas in Popular Culture, Ballantine Books, 6 febbraio 1996, ISBN 978-0345397744.
  13. ^ Hong Cheng, The Handbook of International Advertising Research, Wiley, 21 gennaio 2014, pp. 189–, ISBN 978-1-118-37849-6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 56775 · LCCN (ENsh2003011474 · GND (DE7564917-2 · BNF (FRcb16222119x (data) · J9U (ENHE987007537299305171
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