Villino Andreini

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Villino Andreini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàGrosseto
IndirizzoViale Goffredo Mameli, 2-4
Coordinate42°45′55.31″N 11°06′30.09″E / 42.765363°N 11.108357°E42.765363; 11.108357
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1909
Stilemodernista
Pianitre
Realizzazione
ArchitettoCorrado Andreini
ProprietarioAgenzia del demanio
CommittenteCorrado Andreini

Il villino Andreini è un edificio situato in viale Mameli a Grosseto, in Toscana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il villino venne costruito nel 1909 come abitazione privata dell'ingegnere Corrado Andreini, direttore della Scuola d'arte e mestieri di Grosseto ed esponente dell'eclettismo grossetano del primo Novecento, che fu anche l'autore del progetto.[1][2]

L'edificio fu la prima costruzione "di pregio" del ceto borghese realizzata lungo l'asse del viale della Stazione, nel sobborgo di Porta Nuova, un'area individuata come zona di principale espansione urbana nel primo piano regolatore generale della città di Grosseto, redatto proprio in quell'anno dallo stesso ingegnere Andreini, e approvato dal comune nel 1912.[3] Il viale della Stazione si proponeva così come strada privilegiata di rappresentanza, in quanto accesso primario al centro storico cittadino: Andreini vi realizzerà infatti anche l'adiacente palazzina Tempesti e la palazzina della Nuova Cooperativa Case (entrambe del 1913), edifici borghesi decorati con evidenti motivi Liberty.[1][4]

Nel 1926 il villino perse la sua funzione abitativa e fu adibito a sede dell'Ispettorato per la Maremma Toscana; per l'occasione fu sopraelevato di un piano, su progetto di Corrado Costa del genio civile, senza alterarne lo stile.[1][2] Successivamente è rimasto proprietà del Demanio dello Stato.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'esterno[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio consiste di un corpo principale a tre piani, terminanti in un cornicione aggettante con mensoloni, e di un corpo laterale a due piani con una terrazza delimitata da una balconata decorata.[1][2]

La facciata principale su viale Mameli e il prospetto laterale sinistro presentano decorazioni tipicamente Liberty, come lesene scalanate, angoli stondati, decorazioni a motivi vegetali, floreali, geometrici, comprendenti elementi zoomorfi, protomi e festoni. Il portone d'ingresso è sovrastato da un balcone centrale, a sua volta sormontato da un'iscrizione recante la scritta «DEMANIO». All'altezza del piano terra, il rivestimento esterno a fasce orizzontali è realizzato in travertino. Particolarmente interessanti risultano le decorazioni delle fasce marcapiano, della terrazza laterale con parapetti in ferro battuto, e soprattutto la cornice al livello degli architravi delle finestre del primo piano, composta di piastrelle di maiolica dipinta, raffiguranti stralci di vite.[1][2]

L'interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno, più volte rimaneggiato, conserva il salone d'ingresso con pavimento in graniglia, lo scalone centrale e un portone in legno riccamente decorato a girali, con vetri colorati e ferro battuto.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e AAVV 2009, p. 95.
  2. ^ a b c d e f Celuzza, Papa 2013, pp. 188-189.
  3. ^ Celuzza, Papa 2013, p. 49.
  4. ^ Il liberty a Grosseto, su Atlante storico topografico del comune di Grosseto. URL consultato il 12 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Grosseto fuori Porta Nuova. Lo sviluppo di Grosseto a nord delle mura dalla metà dell'Ottocento al secondo dopoguerra, Grosseto, Editrice Innocenti, 2009.
  • Mariagrazia Celuzza e Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013.
  • Enrico Crispolti, Anna Mazzanti e Luca Quattrocchi (a cura di), Arte in Maremma nella prima metà del Novecento, Milano, Silvana Editoriale, 2005.
  • Letizia Franchina, Dalla difesa diffidente dei tradizionalisti all'accoglienza entusiastica delle Elites: Siena e Grosseto di fronte al Liberty, in Maria Adriana Giusti (a cura di), Le età del Liberty in Toscana, Firenze, Octavo-Franco Cantini Editore, 1996.
  • Mario Innocenti e Elena Innocenti, Grosseto: briciole di storia. Cartoline e documenti d'epoca 1899-1944, edizione riveduta e corretta, Grosseto, Editrice Innocenti, 2005.
  • Marcella Parisi, Grosseto dentro e fuori porta. L'emozione e il pensiero, Siena, C&P Adver Effigi, 2001.
  • Felicia Rotundo, Architettura a Grosseto tra Ottocento Novecento, in Letizia Franchina (a cura di), Tra Ottocento e Novecento. Grosseto e la Maremma alla ricerca di una nuova immagine, Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici per le province di Siena e Grosseto, 1995.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]