Vertumno e Pomona (Melzi)

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Vertumno e Pomona
AutoreFrancesco Melzi
Data1518-1522
Tecnicaolio su tavola trasportato su tela
Dimensioni186×135,5 cm
UbicazioneGemäldegalerie, Berlino

Vertumno e Pomona è un dipinto realizzato tra il 1518 e il 1522 da Francesco Melzi, attualmente conservato presso la Gemäldegalerie di Berlino. Raffigura la divinità romana - di origine etrusca - Vertumno che, travestito da vecchia donna - tenta di corteggiare la dea Pomona.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Attribuzione[modifica | modifica wikitesto]

In passato l'opera è stata erroneamente attribuita a Leonardo da Vinci, come nel momento in cui faceva parte della collezione di Federico II di Prussia.[2] Tuttavia, il dipinto ha una risalente, seppur dibattuta, attribuzione al Melzi. Il primo a riconoscere la paternità di Francesco Melzi fu lo storico dell'arte Pierre-Jean Mariette.[3] Un'attribuzione altresì datata ma incerta si riscontra anche in Giovanni Morelli, nel 1877.[4] Nel 1905, Wilhelm von Bode confermò che si trattava - in questo caso e nella Flora, esposta all'Ermitage di San Pietroburgo - di tele portate a termine da Melzi.[5] Nel valutare le considerazioni di Morelli, Marion Wilcox affermò nel 1919 che l'unica possibile alternativa a Melzi fosse Giampietrino, anche se per lo storico dell'arte nessuno dei lavori di quest'ultimo aveva mai raggiunto il grado di qualità del Vertumno e Pomona.[2] Nel 1929, William Suida analogamente ricondusse l'opera a Melzi, basandosi sulle affinità stilistiche del pittore con Leonardo.[6][7]

Taluni si sono mostrati contrari all'attribuzione del Vertumno e Pomona a Melzi. Nel 1889 Georg Hirth e Richard Muther sostennero che non poteva trattarsi del Melzi perché erano poche le prove in grado di dimostrare che questi fosse più di un "dilettante".[8] Nel 1959 Rodman Henry riconobbe le somiglianze tra quest'opera e la Flora, ma concordò nel ritenere fossero esigue le prove in grado di confermare la costanza della produzione artistica di Melzi. A tal proposito scrisse: "Non c'è alcuna prova che possa indicare che Melzi abbia lasciato un singolo dipinto"[9]; pose inoltre l'accento sul fatto che, sebbene Melzi fosse con il suo maestro fino al momento della sua morte, avvenuta nel 1519 al maniero di Clos-Lucé, negli scritti leonardeschi Melzi non fu mai definito artista.[9]

Tracce della firma di Francesco Melzi furono scoperte soltanto nel 1995, perché sopravvissute le lettere greche S e H presenti su una roccia vicina ai piedi di Vertumno.[3][10] Ciò corrisponde alle prime descrizione che si hanno della tela, la quale mantenne la firma almeno fino al XVIII secolo.[5][2] Successivamente si decise di rimuovere quest'ultima per poter vendere il dipinto come opera di Leonardo.

Proprietari nel corso del tempo[modifica | modifica wikitesto]

Nel XVIII secolo il dipinto fu parte della collezione del duca di Saint-Simon; nel 1771 entrò nel patrimonio di Federico II di Prussia come opera di Leonardo da Vinci. Nel 1820 fu acquistata dalla Gemäldegalerie come dipinto del Salai.[5][11]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Cartone di sant'Anna di Leonardo da Vinci.

Vertumno e Pomona è dipinto seguendo espressamente gli elementi chiave propri dello stile dei Leonardeschi: ha come riferimento, infatti, le fattezze del volto femminile così come concepite da Leonardo da Vinci, con lo sguardo basso e il sorriso stretto, appena accennato.[8] Da Leonardo derivano anche il ricorso allo sfumato e la precisione dei dettagli botanici, dovuta agli studi compiuti dall'artista.[9] La tela riprende anche altre composizioni di Leonardo antecedenti al 1513: ad esempio, l'opera di Melzi ha lo stesso schema cromatico della Sant'Anna con la Vergine e il Bambino, esposta al Museo del Louvre di Parigi.[10] Le alte montagne sullo sfondo e il ponte ad arco sulla sinistra sono ispirati indubbiamente dall'ambientazione di fondo della Gioconda.[10] Inoltre, la posa di Pomona è somigliante a quella della Vergine rappresentata nel Cartone di sant'Anna, in mostra alla National Gallery di Londra.[5]

La maggior parte dell'interpretazione del dipinto deriva dal simbolismo della vegetazione che circonda la figura (facilmente comprensibile per gli spettatori del XVI e del XVII secolo); primariamente sono da considerare l'olmo e la vite disegnati al centro della scena. L'episodio raffigurato è infatti tratto dal Libro XIV delle Metamorfosi di Ovidio, dove si narra del tentativo di far innamorare Pomona proprio tramite l'espediente della parabola dell'olmo e della vite[5][8]: gli alberi di olmo potati erano spesso adoperati come supporto per le viti, perciò gli autori latini spesso sceglievano quest'unione per simboleggiare il matrimonio.[12] In primo piano è visibile una pianta di colombina, simbolo di fertilità che si riscontra grandemente anche nella Flora di Melzi.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Rainald Grosshans, Gemäldegalerie, Berlin, New York, Prestel, 1998, p. 143, ISBN 3791319124.
  2. ^ a b c (EN) Marrion Wilcox, Francesco Melzi, Disciple of Leonardo, 1919, pp. 296-298.
  3. ^ a b (EN) Jean-Pierre Isbouts, III° Capitolo, in The Da Vinci Legacy: How an Elusive 16th-Century Artist Became a Global Pop Icon [L'eredità Da Vinci: come uno sfuggente artista del XVI secolo è diventato un'icona pop globale], Apollo Publishers, 2019, ISBN 978-1948062350.
  4. ^ Giovanni Morelli, Le opere dei maestri italiani nelle gallerie di Monaco, Dresda e Berlino, Bologna, Zanichelli, 1886.
  5. ^ a b c d e (DE) Wilhelm von Bode, Beschreibendes Verzeichnis der Gemälde im Kaiser Friedrich-Museum, Berlino, Georg Reimer, 1904, pp. 246-247.
  6. ^ (DE) William Suida, Leonardo und sein Kreis, Monaco di Baviera, Bruckmann, 1929, p. 299.
  7. ^ (EN) Eric C. Hulmer, The Role of Conservation in Connoisseurship [Il ruolo della conservazione nella connoisseurship], University of Pittsburgh, 1955, p. 214.
  8. ^ a b c (DE) Georg Hirth, Richard Muther, Der Cicerone in der Kgl. Gemäldegalerie in Berlin, Berlino, 1889, pp. 75-76.
  9. ^ a b c (EN) Henry Rodman, Giovanni Antonio Boltraffio - A stylistic study of his work, Boston University, 1959, pp. 106-108.
  10. ^ a b c Miriam S. Marotzki, Die zwei Freunde des Leonardo da Vinci: Eine kunsthistorische Fallstudie, 2011 in Albrecht Classen, Marilyn Sandidge, Friendship in the Middle Ages and Early Modern Age: Explorations of a Fundamental Ethical Discourse, Berlino, De Gruyter, Inc., p. 602, ISBN 9786613166685.
  11. ^ (DE) Robert Skwirblies, Altitalienische Malerei als preußisches Kulturgut: Gemäldesammlungen, Kunsthandel und Museumspolitik, Berlino, Walter de Gruyter GmbH & Co, 2016, p. 522, ISBN 978-3110430523.
  12. ^ (EN) Peter Demetz, The elm and the vine: notes towards the history of a marriage topos, New York, 1958, pp. 521-532.
  13. ^ (EN) Emily Burns, L'eredità di Leonardo: Francesco Melzi e i Leonardeschi - National Gallery, su nationalgallery.org.uk. URL consultato il 18/01/2024.

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