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Sfumato

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Sfumato nel volto della Gioconda

Lo sfumato è una tecnica pittorica che tende a sfumare, appunto, i contorni delle figure, con sottili gradazioni di luce e colore che si fondono impercettibilmente. Il primo a fare largo uso e a diffondere tale tecnica fu Leonardo da Vinci, che con i suoi viaggi la rese popolare in aree quali la Lombardia e in Veneto; a Venezia, tramite la rielaborazione di Giorgione, del giovane Tiziano e di altri pittori portò alla nascita del tonalismo. Con la diffusione del leonardismo lo sfumato divenne uno degli stilemi fondamentali della pittura del XVI[1] secolo, popolare anche al di fuori dell'Italia, tra maestri quali Hans Holbein il Giovane o Jean Clouet[2].

Lo sfumato applicato al paesaggio, in particolare alla resa della lontananza degli oggetti tramite lo sfocamento e schiarimento per effetto della foschia, è detto "prospettiva aerea".

Storia e sviluppo

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Giorgione, Ragazzo con la freccia
Hans Holbein il Giovane, Venere e Amore (1525); evidente è lo sfumato nei volti, di tipo leonardesco

Nella pittura del Quattrocento italiano prevale un uso netto della linea, soprattutto per il contorno delle figure, con ombre precise e colori smaltati. Si tratta della scuola del "primato del disegno", per citare la definizione di Giorgio Vasari, che contraddistingue il Rinascimento fiorentino e che crea figure a partire da valori grafici[2].

Leonardo, pur essendo fiorentino per formazione e uno dei più grandi disegnatori di tutti i tempi, si staccò molto presto da questa tradizione. Predilesse toni smorzati, sottilissime gradazioni luminose e velature successive che davano ai dipinti un effetto particolarmente morbido e curato, in cui non era possibile scorgere traccia della pennellata[2].

I primi esperimenti di sfumato avvennero proprio negli sfondi, dove l'atmosfera fatta di vapori, nuvole e umidità rende vaghi i contorni, come nell'Annunciazione degli Uffizi. Più avanti Leonardo arrivò ad applicare questi valori anche ai soggetti, non di rado arrivando a stendere i colori anche coi polpastrelli, per ottenere quella luminosità soffusa e quell'atmosfera avvolgente tipica di capolavori quali la Monna Lisa o il San Giovanni Battista[2]. Vasari descrisse questo stile e «molto fumeggiante» e «terribilmente di scuro», cioè chiaroscurato con intensità[3].

Le indicazioni di Leonardo vengono raccolte dai leonardeschi in Lombardia, ma anche da altri pittori, quali Correggio e i veneti. Questi ultimi si appropriano del modo di fare i contorni sfumati e rendere la circolazione dell'aria atmosferica con effetti di amalgama che legano figure a paesaggio: ciò è evidente nelle opere dell'ultima fase di Giovanni Bellini, in Giorgione e nei suoi allievi, quali il giovane Tiziano, Lorenzo Lotto e Sebastiano del Piombo. Questa tecnica, unita alla vivacità della tavolozza dei veneziani, diede origine al tonalismo, un'altra delle correnti fondamentali della pittura del XVI secolo[2].

La presenza di Albrecht Dürer a Venezia dà l'occasione per una riflessione anche in campo internazionale sulle novità del tonalismo[2].

  1. ^ 14° secolo periodo che va dal 1301 al 1400 D.C
  2. ^ a b c d e f Zuffi, cit., pagg. 35-41.
  3. ^ Cit. in De Vecchi-Cerchiari, pag. 173.

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