Utente:Valla17/Sandbox

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Silvia Curtoni Verza (nata Curtoni; Verona, 1751Verona, 1835) è stata una letterata italiana e animatrice della vita culturale veronese, grazie al suo salotto letterario che ospita presso il Palazzo degli Honorij.

Nasce a Verona nel 1751 da Antonio Curtoni ed Elisabetta Maffei. Il nome viene dalla madre del prozio Scipione Maffei, Silvia Pellegrini. Viene educata presso il monastero benedettino di S. Maria degli Angeli, dove matura un desiderio di prendere gli ordini monacali; è poi dissuasa dal padre, che la spinge invece al matrimonio. L'evento viene ricordato dalla stessa Silvia all'interno delle Terze Rime (1810), nel componimento Conforto:

«Inesperta pur io, giovane, e ignara
Di sì fatta tra Voi misera sorte,
mi dannai quasi ad esta vita amara:

Ma il mio buon genitore, in suo amor forte,
Dal periglio mi trasse il dì, ch’io avea
Già le caste ghirlande al crine attorte.»

Sposa nel 1771 il conte Francesco Verza Guastaverza, trasferendosi nella sua residenza in Piazza Bra.

Riceve un'istruzione artistica e poetica da parte del veronese Girolamo Pompei, che ha avuto come sue allieve anche la nobile veronese Elisabetta Contarini Mosconi e Paolina Grismondi e, nel 1773, entra nella colonia veronese dell'Accademia d'Arcadia (fondata allo stesso Maffei nel 1705), sotto il nome di Flaminda Caritea. Sempre negli stessi anni, si dedica anche all'attività teatrale, entrando in una piccola compagnia istituita dal drammaturgo Alessandro Carli. La compagnia di nobili intellettuali trova il supporto del conte Marco Marioni, che ospita nelle sue ville (una a Chievo l'altra è in centro?) le rappresentazioni. Nel 1774(75? check), la compagnia mette in scena Berenice di Racine, in cui Silvia recita il personaggio omonimo: la sua interpretazione ottiene la generale approvazione dell'aristocrazia veronese, che le assegna il nome di "Regina". In occasione della rappresentazione di Berenice, Ippolito Pindemonte fornisce una traduzione dell'opera dal francese, dedicandola a Silvia. La collaborazione con il Carli prosegue solo fino al 1778, stroncata anche dalla morte della madre di Silvia, ma nei decenni successivi alcuni scambi epistolari ricordano il talento della veronese per il teatro.(mettere cit)

La principale attività di Silvia rimane comunque l'istituzione di un salotto, frequentato dalla nobiltà locale e in alcune occasioni da illustri ospiti sia italiani che internazionali, quali Ugo Foscolo nel 1806, Vincenzo Monti nel 1821, e il chimico francese Bienvenu nel 1794. Il salotto si tiene generalmente il venerdì, all'interno delle sale del Palazzo Honorij, descritte dal biografo della Verza, Benassù Montanari:

«Riceveva Madama in una grande stanza teatralmente in due scompartita, metà a stucchi, e come cantò il Voltaire degli appartamenti della Fama, a specchi l’altra metà; cortinaggi di seta cilestra, raccolti o spiegati, or una la rendevano, or due secondo tornava; nella parte a stucchi, quadrettini rappresentanti i più amorosi tratti degl’idilli di Teocrito del Gesner del Pompei co’ motti corrispondenti; e lettucci pur cilestri in ambedue gli scompartimenti agiata la rendevano e quasi dissi voluttuosa.[1]»

(cit.p.76)

Durante l'estate, l'attività culturale continua in campagna, nella villa di Remedello (Cerea).

Morte marito 1783, lei è erede universale in mancanza di figli (testamento 1781).

Secondo la tradizione del Grand Tour, Silvia svolge diversi viaggi in Italia

Roma 1786-87 incontro in arcadia e principe Odescalchi, presentazione due sonetti. Viaggio continua a Napoli e Palermo

Milano 1788 incontro con Parini.

Ritratti di alcuni illustri amici di Silvia Curtoni Verza in Arcadia Flaminda Caritea, 1807

Consigli di Flaminda Caritea P. A. al suo nipote Orazio Verza, 1809

Terze rime di Silvia Curtoni Verza in arcadia Flaminda Caritea, 1810, 1812, 1822

Nell'occasione che giugne in Verona la maesta di Maria Lodovica imperatrice d'Austria e regina d'Italia ecc. ecc. ecc. Carme della nobile dama Silvia Curtoni Verza, 1816

In morte di Ippolito Pindemonte. Terzine, 1829

Carteggi postumi: Una epistola di Silvia Curtoni Verza ad Ippolito Pindemonte, 1882

Carteggio inedito d'una gentildonna veronese, a cura di Giuseppe Biadego, 1884

+ sonetti Alla propria tomba e nella morte del marito

  1. ^ Benassù Montanari, Vita di Silvia Curtoni Verza veronese,Verona, Dionigio Ramanzini, 1851, p.76
  • Giuseppe Biadego (a cura di), Carteggio inedito di una gentildonna veronese, Verona: Tip. Artigianelli 1884.
  • Gian Paolo Marchi, «Salotti veronesi fra Settecento e Ottocento» in Paola Lanaro, Alison Smith (a cura di), Donne a Verona: una storia della città dal Medioevo ad oggi, Verona: Cierre Edizioni 2012.
  • Benassù Montanari, Vita di Silvia Curtoni Verza veronese, Verona: coi tipi di Dionigio Ramanzini 1851.
  • Francesco Uglietti, Una gentildonna veronese tra rivoluzione e restaurazione: Silvia Curtoni Verza 1751-1835, Verona: Archivio Storico Curia Vescovile 1983