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Elizabeth Strout (Portland, 6 gennaio 1956) è una scrittrice statunitense.

È conosciuta per le sue opere letterarie e per la sua caratterizzazione descrittiva. Nata e cresciuta a Portland, Maine, le sue esperienze durante la gioventù le servirono come ispirazione per i temi, motivi e trame di linee per i suoi romanzi narrativi; la cittadina immaginaria di "Shirley Falls" è servita come l'impostazione di quattro dei suoi sei romanzi.[1][2][3]Dopo aver frequentato ed essersi laureata in letteratura inglese al Bates College a Lewiston nel 1977, e in giurisprudenza alla Syracuse University a Syracuse, ha fatto la cameiera prima di scrivere il suo primo romanzo, Amy e Isabelle (1998). Il suo debutto ha riscontrato diversi consensi critici,ed è diventato un bestseller nazionale ed è stato in seguito in seguito adattato in un film interpretato da Elisabeth Shue.[4]

Il suo secondo romanzo, Resta con me (Abide with me) (2006), ha ricevuto l'acclamazione critica ma alla fine non è riuscito ad essere riconosciuto come il suo romanzo precedente. Due anni dopo, ha scritto e pubblicato Olive Kitteridge (2008), un successo critico e commerciale, incassando quasi $25 milioni, con oltre un milione di copie vendute a partire dal Maggio 2017.[4]Il romanzo è stato candidato per il premio Premio Pulitzer per la narrativa nel 2009 prima di vincere anche il Premio Bancarella; è stato anche finalista per il National Book Critics Circle Award.[5] Il libro è stato adattato per una mini serie multi Emmy Award-winning ed è diventato un bestseller del New York Times.[6] Cinque anni dopo, pubblicò I ragazzi Burgess (The Burgess Boys) (2013), il quale è diventato un bestseller nazionale prima di scrivere Mi chiamo Lucy Barton (My Name Is Lucy Barton) (2016) ed ha ricontrato un grande clamore nazionale,[7][8][9]arrivando primo nella lista di bestseller del New York Time, e creando il personaggio principale,Lucy Barton, del suo seguente romanzo, Anything Is Possible (2017).

Infanzia ed educazione[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Portland,nel Maine, e cresciuta nella piccola cittadina a Durham, nel New Hampshire, suo padre era un professore di scienze e sua madre insegnava inglese in un istituto superiore.[10][11]

Dopo la laurea al Bates College a Lewiston, ha trascorso un anno ad Oxford, England, in seguito ha studiato alla scuola di legge pe un altro anno. Nel 1982, si è laureata con lode e ha ricevuto una laurea in legge nella Syracuse University College of Law. Durante quell'anno è stato pubblicato anche il suo primo racconto nel New Letters magazine (Rivista di Nuove Lettere).[11]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

I primi progetti[modifica | modifica wikitesto]

Successivamente Elizabeth Strout si è trasferita a New York City, dove ha lavorato come cameriera e ha iniziato a scrivere i primi romanzi e racconti, anche se con scarso successo. Ha continuato comunque a scrivere storie che sono state pubblicate in riviste letterarie, come Redbook, Seventeen, Oprah Magazine e New Yorker. Si è iscritta poi nella facoltà di legge alla Syracuse University College of Law, dove si è laureata in giurisprudenza per poi concentarsi totalmente sulla sua scrittura. In un'intervista con Terry Gross, nel Gennaio 2015, ha sostenuto: "La scuola di legge fu più di un'operazione, penso."[10] In un'intervista al The Morning News nel 2016 ha dichiarato:

"Volevo così tanto essere una scrittrice che l'idea di fallire era insopportabile per me. Più invecchiavo, più per me era difficile dire alle persone che io volevo diventare una scrittrice - sai, perché ti guardano con uno sguardo di pietà e io non potevo sopportarlo."[11]

L'ascesa con Amy e Isabelle[modifica | modifica wikitesto]

Ha lavorato per sette anni al completamento del suo libro Amy and Isabelle, il quale, una volta pubblicato, fu finalista del premio 2000 Orange Prize e nominato per il premio 2000 PEN/Faulkner Award per la narrativa.[12] Amy e Isabelle (Amy and Isabelle) è stato adattato per un film, interpretato da Elisabeth Shue e prodotto dallo studio cinematografico di Oprah Winfrey, la Harpo Films.[11]

La Strout è stata una docente del National Endowment for the Humanities (Scienze Umanistiche) al Colgate University durante il primo semestre del 2007, dove ha insegnato la scrittura creativa sia ai principianti sia a quelli di livello avanzato. È stata anche docente del programma di master di Belle Arti (MFA) alla Queens University of Charlotte a Charlotte, in North Carolina.[11]

Olive Kitteridge e il premio Pulitzer Prize[modifica | modifica wikitesto]

Elizabeth Strout durante un'intervista a Roma.

Resta con me (Abide with me) è stato pubblicato nel 2006 dalla Random House con grande clamore della critica. Ron Charles del The Washington Post ha riassunto il suo libro dicendo: "come lei stessa ha fatto il suo debutto con il bestseller Amy and Isabelle, Strout ha ambientato il suo secondo romanzo in una piccola città del New England, la cui bellezza naturale Elizabeth ritorna ancora e ancora nonostante questo romanzo sia ambientato sulle tensioni della Guerra Fredda degli anni del 1950."[13] The New Yorker ha accolto il romanzo con una recensione positiva: "con abilità superlativa, la Strout ci sfida ad esaminare ciò che rende una buona storia—e ciò che rende una vita positiva."[14]

Il suo terzo libro, Olive Kitteridge, è stato pubblicato due anni dopo, nel 2008. Il libro è una collezione di brevi storie che narrano di una donna e dei suoi parenti e amici sulla costa del Maine.[15][16]Emily Nussbaum di The New Yorker ha etichettato "segrete ed eleganti".[17]Nel 2009, fu annunciato che il romanzo ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativadell'anno; la Strout ha ricevuto il suo premio dal Presidente della Columbia University, Lee C. Bollinger.[5][16]Il libro è diventato un bestseller del New York Times e si è aggiudicato pure il Premio Bancarella Award, durante un evento tenutosi nella Piazza medievale della Repubblica a Pontremoli, in Italia, con l'edizione tradotta e pubblicata dalla Fazi Editore nel 2009. Il libro ha riscosso un grande successo e Louisa Thomas del New York Times ha dichiarato:

Il piacere nel leggere Olive Kitteridge proviene da un'intensa identificazione con personaggi complicati e non sempre ammirevoli. E ci sono momenti in cui, scivolando dentro il punto di vista di un personaggio, sembra che veniamo coinvolti da un'emozione più forte e potente che quella di un sentimento semplice —a una dipendenza complessa, a volte oscura , a volte vitale sugli altri. Non c'è niente di sdolcinato o a buon mercato qui. C'è semplicemente il riconoscimento onesto che dobbiamo usare per capire le persone, anche se non possiamo stare con loro.[12]

I ragazzi Burgess e i lavori recenti[modifica | modifica wikitesto]

I ragazzi Burgess (The Burgess Boys) è stato pubblicato il 26 Marzo del 2013, promosso dalla critica acclamazione. Una recensione del New York Times ha notato che Elizabeth "gestise la sua narrazione con grazia, intelligenza e umorismo pacato, dimostrando un grande orecchio per i registri in cui le persone parlano ai loro cari"," ma la ha criticata per non aver sviluppato alcuni caratteri.[18] La NPR (National Public Radio) ha commentato il romanzo dicendo: " Questo è un romanzo ambizioso che vuole portare il suo sguardo sulla instabilità del pensiero, e su argomenti di grande importanza quali la politica dell'immigrazione e la possibilità di seconde opportunità." Il libro è diventato il suo secondo bestseller nel New York Time.[19] Washington Post ha dichiarato quanto segue: "L'ampia gamma sociale e politica dei Burgess Boys dimostra quanto sia impressionante che questa straordinaria scrittrice continua a svilupparsi".[20]

Dopo una pausa di tre anni ha pubblicato Mi chiamo Lucy Barton (2006),[21] una storia su Lucy Barton, una paziente ricoverata in ospedale per alcune settimane, e che riceve inaspettatamente la visita della madre che non vedeva da molti anni. Il New York Times lo ha commentato dicendo: "Non c'è uno scintilla di sentimentalità in questo squisito romanzo, ma nelle sue parole attente e nei suoi vibranti silenzi, Mi chiamo Lucy Barton offre una rara ricchezza di emozioni, dalla sofferenza più scura a "Sono stato così felice ... Oh, ero felice ... semplice gioia."[22] Il romanzo è poi salito in cima alla lista dei bestseller del New York Times.[22][23][24]

Nel 2017 ha pubblicato Tutto ciò che è possibile (Anything is Possible), il suo sesto romanzo.[25] Anything is Possible è stato definito uno "scherzo letterario medio"[24] a causa dei suoi "uomini e donne feriti, disperati per la liberazione dalle loro ferite" in contrasto con il suo titolo. Grazie a questo romanzo, Elizabeth è stata riconosciuta da Heller McCalpin del NPR come "una maestra del ciclo della storia".[24][25] Secondo Susan Scarf Merrell di The Washington Post, questo romanzo fu un grande miglioramento dal suo precedente librograzie alla sua "capacità di rendere ritratti tranquilli delle indignazioni e delle delusioni della vita normale e i momenti di grazia e gentilezza che siamo dotati in risposta" secondo Susan Scarf Merrell di The Washington Post.[23][26][27][28][29]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Elizabeth Strout è sposata con James Tierney, avvocato e politico del Maine James Tierney. Tierney si occupa come direttore del National State Attorney General Program alla Columbia Law School.

Trascorre il suo tempo tra New York City e Brunswick Brunswick, in Maine.[12]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Romanzi

  • Amy e Isabelle (Amy and Isabelle) (1998), tr. it. di Martina Testa, Roma, Fazi, 2000 OCLC 829991215
  • Resta con me (Abide with Me) (2006) tr. it. di Silvia Castoldi, Roma, Fazi, 2010 OCLC 781323650
  • Olive Kitteridge (Olive Kitteridge) (2008) tr. it. di Silvia Castoldi, Roma, Fazi, 2009. OCLC 988348643
  • I ragazzi Burgess (The Burgess Boys) (2013) tr. it. di Silvia Castoldi, Roma, Fazi,2013 OCLC 908151199
  • Mi chiamo Lucy Barton (My name is Lucy Barton) tr. it.di Susanna Basso, Torino, Einaudi, 2016. OCLC 988043282
  • Tutto ciò che è possibile (Anything is Possible) (2017) OCLC 962435448

Contributi

  • The Friend Who Got Away (2005, raccolta a cura di Jenny Offill ed Elissa Schappell in cui compare un suo racconto) OCLC 681737086

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (IT) Francesco Musolino, I RAGAZZI BURGESS, di Elizabeth Strout (intervista all’autrice), su letteratitudinenews, 2013.
  2. ^ (EN) Shena Mackay, The Burgess Boys by Elizabeth Strout – review, su theguardian, 2013.
  3. ^ (EN) Ron Charles, Elizabeth Strout’s ‘The Burgess Boys,’ reviewed by Ron Charles, su The Washington Post, 2013.
  4. ^ a b (EN) Ariel Levy, Elizabeth Strout’s Long Homecoming, su The New Yorker, 2017.
  5. ^ a b (EN) Olive Kitteridge, by Elizabeth Strout (Random House), su The Pulitzer Prize, 2009.
  6. ^ (EN) Brandon Griggs, CNN, 'Thrones,' 'Veep,' 'Kitteridge' big winners at Emmys, su CNN, 2015.
  7. ^ (EN) ANDREA BARRETT, Elizabeth Strout’s Follow-Up to ‘Lucy Barton’ Is a Master Class on Class, su The New York Times, 2017.
  8. ^ (EN) Claire Lowdon (a cura di), Books: Anything Is Possible by Elizabeth Strout, su The Sunday Times, 2017.
  9. ^ (EN) Elizabeth Strout’s “Anything Is Possible” Is a Small Wonder, su The Wall Street Journal, 21 Aprile 2017.
  10. ^ a b (EN) 'My Ears Are Open': Novelist Elizabeth Strout Finds Inspiration In Everyday Life, su npr books, 13 Gennaio 2016.
  11. ^ a b c d e (EN) Robert Birnbaum (a cura di), Elizabeth Strout, su themorningnews.org, 26 Agosto 2008.
  12. ^ a b c Birnbaum, Robert.Elizabeth Strout. The Morning News, August 26, 2008.
  13. ^ (EN) Ron Charles (a cura di), Running on Faith, su washingtonpost.com, 19 Marzo 2006.
  14. ^ (EN) Abide with Me, su The New Yorker, 3 Aprile 2006.
  15. ^ (EN) Fiction Pulitzer Prize Winner Elizabeth Strout Talks Writing, 'Olive Kitteridge', su washingtonpost.com, 2009.
  16. ^ a b (EN) Bob Thompson, Fiction Pulitzer Prize Winner Elizabeth Strout Talks Writing, 'Olive Kitteridge', su washingtonpost.com, The Washington Post Company, 4 agosto 2009.
  17. ^ (EN) Emily Nussbaum, ["Olive Kitteridge" and "Jane the Virgin" Reviews, newyorker.com. Maine and Miami “Olive Kitteridge” and “Jane the Virgin.”], su The New Yorker, 3 novembre 2014.
  18. ^ (EN) Sylvia Brownrigg, Sibling Rivals: ‘The Burgess Boys,’ by Elizabeth Strout, su The New York Times, 26 Aprile 2013.
  19. ^ (EN) The Burgess Boys, su Latrippi Designs, 2013.
  20. ^ (EN) Ron Charles, Elizabeth Strout’s ‘The Burgess Boys,’ reviewed by Ron Charles, su The Washington Post, 19 Marzo 2013.
  21. ^ (EN) Elizabeth Strout, My Name is Lucy Barton, su Latrippi Designs, 2016.
  22. ^ a b (EN) Claire Messud (a cura di), Elizabeth Strout’s ‘My Name Is Lucy Barton’, su The New York Times, 4 gennaio 2016.
  23. ^ a b (EN) Andrea Barrett (a cura di), Elizabeth Strout’s Follow-Up to ‘Lucy Barton’ Is a Master Class on Class, su The New York Times, 12 Maggio 2017.
  24. ^ a b c (EN) Jennifer Senior (a cura di), Elizabeth Strout’s Lovely New Novel Is a Requiem for Small-Town Pain, su The New York Times, 26 Aprile 2017.
  25. ^ a b (EN) Heller Mcalpin (a cura di), 'Anything Is Possible' Is Unafraid To Be Gentle, su National Public Radio, 25 Aprile 2017.
  26. ^ (EN) Claire Lowdon (a cura di), Books: Anything Is Possible by Elizabeth Strout, su The New York Times, 7 Maggio 2017.
  27. ^ (EN) Sam Sacks (a cura di), Elizabeth Strout’s “Anything Is Possible” Is a Small Wonder, su The Wall Street Journal, 21 Aprile 2017.
  28. ^ (EN) Michael Schulman (a cura di), A Great Night for Television, Except for Sean Spicer, su The New York Times.
  29. ^ (EN) Susan Scarf Merrell (a cura di), ‘Anything Is Possible’ demonstrates what Elizabeth Strout does best, su The Washington Post, 24 Aprile.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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