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Re Recaredo I al concilio di Toledo III. Dal Codice Vigilano, fol. 145, Biblioteca dell'Escorial.

Il Concilio di Toledo III, avvenuto l'8 maggio 589 a Toledo, fu un sinodo locale non ecumenico tenutosi a Toledo, con la partecipazione di settantadue vescovi e delegati presieduti da Leandro di Siviglia.[1]

L'obiettivo del concilio era di confermare l'adesione dei Goti alla fede nicena, oltre che l'abbandono l'eresia ariana, e l'imposizione del Credo di Costantinopoli nella liturgia domenicale. In più, al concilio si aggiunsero norme riguardanti vari temi, il più importante la modifica del Credo col Filioque.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo molti anni di pressioni da parte dei Franchi cattolici riguardo i re visigoti ariani della penisola iberica, il re Recaredo I, successore di Levigildo, si proffessò di fede cattolica e condannò Ario e la sua dottrina, obbligando il popolo visigoto e quello suebo (a lui sottomesso) ad accettare il cattolicesimo. Il tutto venne dichiarato e ufficializzato nel concilio, al quale si aggiunsero 23 canoni.

Vi parteciparono in settantadue tra vescovi e delegati (oltre a cinque vescovi metrolopolìti e lo stesso Leandro), che si presero la libertà di riaffermare il credo niceno attuando la modifica del Filioque.[2]

A partire da questo momento, i sovrani succeduti a Recaredo si presentarono come protettori della nuova religione ufficiale; cominciarono a eleggere i propri vescovi e diedero grande impulso alla cultura delle scuole e delle biblioteche episcopali e dei monasteri. Adottarono il latino come lingua madre, con alcune influenze germaniche.

Le decisioni del Concilio acquisirono la forza di legge quando il re ne emanò un editto di rettificazione. La disobbedienza ad esse era punita con gravi pene (la confisca di metà dei beni per gli aristocratici; l'esilio e la perdita di tutte le proprietà per i popolani).

Canoni[modifica | modifica wikitesto]

Qui seguono i alcuni canoni del concilio, tutti confermati dello stesso re Recaredo I con un editto.[1]

  • 1) conferma la validità dei precedenti sinodi;
  • 2) il Credo di Costantinopoli deve essere cantato in ogni chiesa del regno, con la modifica del Filioque;
  • 3) il vescovo non può alienare le proprietà della chiesa
  • 5) si proibisce a vescovi, sacerdoti e diaconi ariani riconciliati di vivere con le loro mogli;
  • 7) si ordina che le Scritture debbano essere lette da un vescovo ad un tavolo ogni giorno;
  • 8) si stabilisce che nessuno possa fruire dei doni che il Regno assegna alla chiesa;
  • 9) le chiese ariane vengono assegnate ai vescovi cattolici della rispettiva diocesi;
  • 10) si proibisce a chiunque di ostacolare la decisione di una donna nei riguardi della sua verginità;
  • 11 e 12) si ordina una penitenza per riconciliarsi alla Chiesa.
  • 14) si proibisce agli Ebrei di avere mogli o concubine cristiane; i figli di tali unioni devono essere battezzati;
  • 16) si proibisce l'idolatria;
  • 17) si vieta la violenza sui figli per obbligare a sposarsi;
  • 19) si assegna al vescovo il compito di occuparsi della dotazione delle chiese nuove;
  • 20) si ordina ai vescovi di comportarsi con moderazione;
  • 22) si proibiscono i pianti ai funerali;
  • 23) si proibiscono danze e canti profani durante i festeggiamenti;

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Si trattò di un evento che risultò decisivo nel rafforzamento del regno, che da quel momento potè contare sull’appoggio leale della Chiesa e del suo colto clero, illustrato – tra VI e VII secolo – da personaggi come Isidoro, Leandro di Siviglia e Giuliano di Toledo. A partire da questo momento si può parlare di chiesa “nazionale” visigota; i concili riuniti a Toledo diventarono i luoghi di elaborazione delle principali decisioni politiche. Un successivo re visigoto, Wamba (672-680), fu addirittura consacrato tramite l’unzione con il sacro crisma: con questa cerimonia il potere regio assumeva un carattere quasi sacerdotale.[3] La diffusione della fede divenne quindi sempre più strumento di realizzazione di un regno politicamente unito.[4]

La questione del Filioque[modifica | modifica wikitesto]

Al terzo concilio di Toledo si attribuì l'inserimento del Filioque nel credo niceno:

(LA)

«Et in Spiritum Sanctum, Dominum, et vivificantem: qui ex Patre Filioque procedit»

(IT)

«E [credo] nello Spirito Santo, Signore, e vivificatore, che dal Padre e dal Figlio procede.»

Questa modifica confermava la visione secondo cui lo Spirito Santo procede da entrambi, sia dal Padre che dal Figlio e quindi insisteva sul fatto che il Figlio non è né inferiore al Padre né di diversa natura, come sosteneva invece l'arianesimo.[5][6]

In questo modo la Chiesa del Regno Visigoto (al di fuori di un concilio ecumenico) modificò quanto stabilito nel primo Concilio di Costantinopoli; questo gesto alimentò le già presenti tensioni tra le chiese occidentali e orientali, che si protrassero fino al 1054, sfociando nello scisma d'oriente.[7]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c A manual of councils of the Holy Catholic church, su archive.org. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  2. ^ a b (EN) The Third Council of Toledo «  T h e o • p h i l o g u e, su theophilogue.com. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  3. ^ RM Fonti - Antologia delle fonti altomedievali - IV, 4, su www.rm.unina.it. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  4. ^ Ventrella-Mancini-Sacerdotium-Imperium-concilii, su www.dirittoestoria.it. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  5. ^ La Civiltà cattolica, Civiltà Cattolica, 1º gennaio 1982. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  6. ^ (EN) A. Edward Siecienski, The Filioque: History of a Doctrinal Controversy, OUP USA, 3 giugno 2010, ISBN 9780195372045. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  7. ^ (EN) John Meyendorff, The Orthodox Church: Its Past and Its Role in the World Today, St Vladimir's Seminary Press, 1º gennaio 1981, ISBN 9780913836811. URL consultato il 31 gennaio 2017.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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