Utente:Romualdo Giovannoni/Sandbox

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Lo scisma di Lucca ( 1081-1091)[modifica | modifica wikitesto]

Viene così definito dagli studiosi di storia ecclesiastica quel periodo della vita di Lucca, che inizia con la fuga avvenuta alla fine 1081, di S.Anselmo, vescovo di Lucca, nei testi ricordato anche come Anselmo II da Baggio, per distinguerno dallo zio, Anselmo I, che assurse al soglio pontificio con il nome di Alessandro II e finisce con l'insediamento del vescovo ortodosso Gottefredus, documentato da un atto datato 4 luglio 1091, redatto a Pescia, in una delle roccaforti che rimasero in mano ai fedeli di Amselmo II, probabilmente anche durante il dominio di Pietro, il vescovo scismatico.Si inserisce nel periodo storico della Lotta per le investiture.

Fatti antecedenti lo scisma[modifica | modifica wikitesto]

Poichè tra le contestazioni rivolte da parte delle autorità cattoliche nel secolo XI al clero del Capitolo di San Martino, la cattedrale della città, oltre ai costumi simoniaci, primeggiava quella riferibile alla mancanza di castità degli stessi canonici, è necessario ricostruire come nasce e si sviluppa la problematica del celibato dei sacerdoti. Iniziò il Concilio di Elvira (Spagna) tenutosi tra il 300-303 circa[1] ad emanare una norma, il canone 33, contro i rapporti sessuali dei preti, imponendo quindi la continenza agli sposati, con ciò vietando di generare prole; stabilì di escludere dagli ordini religiosi il clero di ogni grado che si sposava dopo l'ordinazione o che si risposava dopo la morte della moglie. Il Concilio di Nicea l, il primo veramente ecumenico, nel 325 proibì la presenza di donne nella casa di un chierico. Al concilio di Cartagine del 390 e in quelli successivi si ribadì ll'obbligo di castità per il clero uxorato. Papa Niccolò I con il Concilio romano dell'anno 863 stabilì il celibato dei preti, pur non condannando il clero uxorato e rinviando al vescovo il giudizio sulla condotta morale del presbitero.[1]Raterio di Verona, vescovo e scrittore in mediolatino, imputava al clero la mulierositas, ovvero una smodata inclinazione per le donne, e non solo il concubinato, oltre al riscontro della frequenza dei rapporti extra-coniugali o di quelli consumati contro il celibato.Nel sinodo di Pavia del1022, indetto da Papa Benedetto VIII e dall’imperatore Enrico II, furono probite le nozze e le concubine al clero di ogni grado.[1] Giovanni II, ovvero Johannes II, Vescovo di Lucca (1023-1056), promulgò la bolla del 24 aprile 1048 [2], in cui, oltre ad invitare i cononici alla vita comune senza comunque obbligarli, creò pure incentivi per indurre a condurre lavita clericale insieme: " ai canonici che eransi sottoposti alla vita regolare e comune donò un pezzo di terra ed una casa presso la chiesa di s.Martino e il vescovato, affinchè ivi potessero segregati dagli altri vivere fra loro in perfetta comunità." [3]. Il12 marzo 1051 il Papa Leone IX , richiamandosi a Giovanni II, stabilì che, una volta deceduti i canonici della Cattedrale lucchese, se ammogliati, fossero sostituiti solo da religiosi casti, " pro incestis casti, pro immundis mundi restituantuantur" [4]; con una altra bolla del 3 febbraio 1052 ribadì il suo impegno per " qui caste et regulariter sancto altari deservire desiderant". [5] Papa Niccolò II , detto anche Nicola, si trovò, appena eletto, a fronteggiare nel 1059 un conflitto insorto nella Chiesa di Milano,in cui i Patarini,guidati da Arialdo, erano insorti contro la celebrazione di messe da parte di sacerdoti uxorati . Niccolò II ritenne inopportuno applicare lo sciopero liturgico nel caso di celebrazioni presiedute da clero uxorato, e cioè lecitamente sposato, mentre lo approvò contro il clero concubinario. Il Sinodo successivamente convocato a Roma nel 1059 distinse tra clero uxorato e concubinario, salvo che il clero ammogliato doveva comunque rispettare la continenza nei rapporti coniugali. [1]Papa Alessandro II, (Papa dal 1061 al 1073, anno in cui morì, e Vescovo di Lucca con nome di Anselmo I, dal 1057 alla morte), con la Bolla "Quanvis Ecclesiasticae" [6] si limitò a stabilre il numero dei componenti del Capitolo di San Martino in 30, distinti in n.12 presbiteri - obbligando questi a dir messa solenne nella chiesa "matrice" tutti i giorni alla "hora tertia" con un diacono e con un suddiacono, senza andare altrove a dir messa -, n.7 diaconi e n.7 sudddiaconi; i clerici restanti sarebbero stati solo componenti del Coro.[7]

L'arrivo di Anselmo II da Baggio a Lucca: si apre un contenzioso coi canonici di San Martino[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1073 Anselmo II da Baggio, (1073-1086), venne eletto vescovo di Lucca per volere dello zio Alessandro II morente e dal popolo lucchese. Il 10 agosto del 1073 Gregorio VII successe ad Alessandro II ed iniziò una rigorosa politica anti-imperiale, a sostegno della autonomia della Chiesa Cattolica, nota come Riforma Gregoriana, cui aderì convintamente Anselmo II. Pretese che i Canonici del Capitolo di San Martino, che in gran parte vivevano con la propria famiglia, iniziassero a condurre una vita comune nella canonica del Capitolo. " Nihil praeter illos proprium, verum omnia simul vult cum ipsis habere communia; vult effici pauper, ut divies illos faciat in Christo".[8] Questo programma trovò l'opposizione ferma di quasi tutti i Canonici, guidati dal Suddiacono Pietro e sostenuti dalle loro famiglie di origine, che costituivano la parte dell'oligarchia lucchese, che stava guardando con interesse a Re Enrico IV di Franconia. Il Re tedesco nominando il chierico Tedaldo ad arcivescovo di Milano il 28 settembre 1075, contro la volontà papale, diede inizio ad una serie di contese con il Santo Padre Gregorio VII, che insieme ad altri episodi sono passate alla storia come la Lotta per le Investiture. Il Vescovo Anselmo II scelse oltretutto di appoggiarsi proprio alla Contessa Matilde di Canossa, che, figlia di Bonifacio di Canossa, il precedente marchese d'origini longobarde inviso alla maggior parte dei lucchesi per la distruzione delle mura cittadine[9], ne aveva ereditato anche le grandi antipatie nella società lucchese.

L'intervento papale nella contesa[modifica | modifica wikitesto]

Gregorio VII

Gregorio VII, che teneva monitorata la delicata situazione lucchese tramite il fido Vescovo Anselmo II, inviò ai Canonici simoniaci di S.Martino un'epistola l'11 agosto 1075, in cui richiamava la validità dei precetti di Giovanni II e di Papa Leone IX, ma di fronte all'atteggiamento ostinatamente pervicace riscontrato da Anselmo II, con una altra epistola inviata da Firenze in data 11 agosto 1077 [10] intimò loro l'interdizione ab ingressu Ecclesia S.Martini [11]. I rivoltosi proseguirono ad esercitare contro i divieti [10] e nel 1078 "vocatutur denique ad sedem apostolicam "[12] ovvero, il S.Padre si risolse a convocare i rivoltosi a Roma per un Sinodo[13], che si tenne 19 novembre 1078, dopo che era stato in un primo momento convocato per il 1° novembre. I ribelli si rifiutarono di presentarsi, secondo il Dinelli. Con una nuova epistola del 28 novembre 1078[14], Gregorio VII, con grande pazienza, ribadì la restituzione delle prebende e il divieto di ingresso nelle chiese, nel caso in cui i ribelli non si fossero adeguati alla vita comune "si id facere recusatis"[15]. Nell'anno seguente si convocò nuovamente un sinodo, passato alla storia come "Concilio Romano VI", a cui finalmente parteciparono i canonici di San Martino. I medesimi confermarono le proprie convinzioni e perciò vennero condannati per aver attentato alla vita del Vescovo"sicut insidiatores",[16] "ibique conspiratores in proprium episcopum et insidiatores detecti sunt" dice il Bardo [17] ; vennero scomunicati e consegnati alla giustizia secolare, cioè alla Contessa Matilde, che li mise in curia a fare i servi.[18] Il 1° ottobre lo stesso Pontefice invia una epistola al popolo ed ai clerici di Lucca, non potendola più indirizzare ai canonici scomunicati, " Lucensi clero, et populo, exceptis his, qui communicant, atque consentiunt excommunicatis", riportata dal Dinelli [19] e dal Barsocchini [20]. Nella medesima spiega come è arrivato alla sentenza di condanna, cioè rifacendosi a quanto stabilito dai pontefici Stefano e Fabiano, ed intima al cittadini lucchesi di non avere contatti con gli scomunicati, che sono stati privati dei loro uffici, delle prebende e allontanati in perpetuo dai luoghi ecclesiastici, di non permettere loro di coabitare nella città e nella provincia,ricordando che avrebbero rischiato di essere scomunicati a loro volta. Sollecitato da Anselmo II, che, recatosi a Roma per il VII Concilio tenutosi a marzo dell'anno seguente, aveva riferito di una citta sobillata dai condannati,[21] Gregoio VII riconvocò nel1080, per un riesame della questione, un Concilio vicino a Lucca, ovvero a San Ginese di Compito, proprio per favorire la presenza del clero ribelle. Nella Vita Alselmi del presbitero Bardone, che narra l'episodio, si riporta: " ...Convenerunt ergo quam plures iterum episcopi apud Sanctum Genesium quod castrum a civitate Lucana non multum distat".[22] I ribelli vennero nuovamente scomunicati dal Concilio, che era presieduto dal Vescovo di Albano, S.Pietro Igneo, noto per la celebre ordalia, e consegnati al potere secolare ovvero alla Contessa Matilde di Canossa, che li ridusse a servi della Curia [23].

La rivolta di Pietro e dei suoi seguaci: lo scisma di Lucca[modifica | modifica wikitesto]

L'episodio della reiterata condanna dei canonici funge da innesco per un'ampia rivolta diretta contro il Papato, il Vescovo e la Contessa,[24] in cui ebbero un ruolo anche le distanze che alcune famiglie nobili avevano preso con il nuovo vescovo milanese, sui nomi delle quali Rangerio nella Vita metrica Anselmi tace, ma che si ricavano da altre fonti, tra cui il Savigni ricorda i Gherardeschi, già in contrasto con l'episcopato da qualche anno ed i signori di Montemagno negli anni tra il 1075 e il 1080, legati precedentemente alla Contessa ed all'Episcopato. [24] In seguito i fatti avrebbero condotto alla cacciata del Vescovo Anselmo II ed alla elezione del Vescovo scismatico Pietro, che precedentemente era a capo dei rivoltosi.[25] Il Vescovo Anselmo si rifugiò nell'ottobre 1080 nel Castello di S.Maria a Monte[26][27], nel basso Val d'Arno, e poi si spostò sul Serchio nel più sicuro Castello di Moriano, assediato dai rivoltosi, dove è segnalato il 19 dicembre 1080.[28]In quelle battaglie viene ricordato da Rangerio un presbitero, Pagano, sostenitore di Anselmo e " provido et mirae strenuitatatis homo "[29], che Pietro tenta di catturare[30]. Sono citati anche Martino il compresbitero e Reginero, che si impegnano come possono negli scontri. [31]"Paganus clamat: «Quid agis, fera bestia? Numquid Ante crucem nescis has inibere manus?" "Pagano esclama: cosa fai, animale feroce?Non ti fermi neanche davanti alla croce?" Infine il santo vescovo si traferirì al seguito di Matilde di Canossa e si spense a Mantova nel 1886.

La documentazione sul periodo di reggenza del vescovo scismatico Pietro è scarna e lacunosa,[32] a causa della "damnatio memoriae" operata dalla autorità cittadine per coprire l'onta dello scisma. Sono andate distrutte intere annate di documenti, soprattutto dopo il 1079. Ma, scavando nel testo del Rangerio[33], che riconosce le doti di Pietro, in particolare quella di una grande capacità di captare il favore del popolo [34], si scopre qualche dettaglio sulla sua famiglia: "Ergo Petrus, quo non his ausibus aptior alter, /Et locuplete satus atque potente domo, /Signifer eligitur istius sedicionis / Ac primum socios convocat in latebris"[35] , ed anche: "Cum Petrus adsumptis sibi fratribus et patre duro/Accurrit subitus ut leo sive lupus".[36] Sposorizza suo fratello nell'esercito. [37]Enrico IV di Franconia prima con il diploma del 23 giugno 1081[38] e poi di persona a Lucca il 25 luglio 1081 [39]in compagnia del Papa scismatico Clemente III , affidò al Vescovo scismatico Pietro non solo l'episcopato, ma anche la stessa città di Lucca, attraverso il conferimento dei regalia [40] , con il conseguente spodestamento della cugina Matilde dalla marca toscana.[41] Si pensa che il territorio dominato dagli scismatici fosse contenuto tra il castello di Moriano a nord, che resistette agli assedi dal 1081 al 1084, e la zona di Pescia-Montecatini, dove avevano trovato rifugio molti dei sostenitori di Anselmo[28] Tra i pochi documenti sopravvissuti esiste un atto di donazione al Vescovo Anselmo [42], da cui si ricava che il 12 ottobre 1084 erano in Pescia quamvis modo injuste sint exiliati [43]il Bardo Primicerio e Lamberto arcipresbitero, canonici di San Martino, che si qualificano perciò fedeli del Vescovo Anselmo II. [44] Anche se risulta in atti una donazione effettuata in favore del monastero femminile di S.Frediano di Tolli da parte del nuovo Vescovo ortodosso di Lucca, Gottefredus, redatta in Pescia, cioè fuori della sede dell'Episcopato, datata 1991[45], con molta probabilità il vescovato di Pietro finì solo nel 1092 in coincidenza con la vittoria della Contessa Matilde di Canossa sulle truppe imperiali.[46][47] Il Vescovo ortodosso Rangerio fu consacrato nel 1096, in concomitanza con il passaggio da Lucca di Urbano II e delle truppe della prima crociata.[48]


Geografia[modifica | modifica wikitesto]

La badia era posta tra i rilevi del Monte Pisano, che arrivano a Castelvecchio di Compito e l'antico lago di Sesto. La posizione strategica le consentiva di controllare i traffici tra la piana di Lucca ed il bacino dell'Arno, sia quelli terrestri, che correvano lungo la via Di Tiglio, sia quelli fluviali che passavano per il Lago. [49] A nord persiste ancora l'ultimo residuo del Lago di Sesto, il lago Della Gherardesca, mentre a sud-est si estende la Oasi naturalistica del Bottaccio. L'area è quasi un promontorio che sporge nel lago di Sesto verso Oriente, in direzione dell'Isola del Lago, su cui Orentano sorgeva sulla riva opposta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Storia antica[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni 50 del 1900, nel parco annesso alla Badia emerse una epigrafe latina risalente al I secolo d.C.[1], da cui si evince la probabile datazione del primo insediamento. Come afferma lo stesso Ciampoltrini, che riferisce la figura in rilievo di una barca sulla iscrizione: " È dunque possibile che la figurazione della barca rammenti le attività di fabri navales" , il defunto sarebbe potuto appartenere ad una famiglia impegnata nella costruzione probabilmente di barche, attività che si sarebbe potuta svolgere sulle rive dell'Auser. [50]

Alto Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Il documento più antico, che si riferisca al Monastero di S.Salvatore in Sesto, è datato 796, quando nella Lucchesia regnava Carlo Magno, Re dei Franchi. [51] Il contratto tra il Presbitero Amico e Domenico di Liutperto testimonia che Sesto all'epoca era un abitato, dove si trovava il Monastero di San Salvatore e la casa con l'oliveto, oggetti questi della transazione.

Nel 937 fu concessa in dote dal Re Ugo ad Adelaide, sposa di suo figlio Lotario. [52]

Venne ricostruita dalla madre Willa del marchese Ugo di Toscana nel 996. [53]

Ottenne vari riconoscimenti imperiali, cioè, diplomi e privilegi [52]di :

  • Ottone III il 21 luglio 986, che le conferiva ampi poteri giurisdizionali,
  • Enrico II il 25 aprile 1020,
  • Corrado II il 6 aprile1027, con cui i monaci potevano eleggere il proprio Abate,
  • Enrico III il 4 luglio 1053, che confermarono ed ampliarono un vasto patrimonio territoriale, esteso soprattutto nel Compitese ma che arrivò fino a Volterra ed oltre l'Appennino, nel Parmense, svincolandola dal potere marchionale.

Con la bolla di Sergio IV del 2 dicembre 1010 il monastero ottenne l’immediata sottomissione alla Santa Sede e l’indipendenza assoluta dalla gerarchia ecclesiastica locale.[52]

Basso Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Nel secolo XI l'Abbazia nel giro di pochi anni munì di fortificazioni quattro luoghi situati nelle sue vicinanze realizzando così : il castello di Compito (a Pieve di Compito), Castelvecchio e Castro Novo de Sesto (a Colle di Compito) e un altro castello sull'isola del lago di Sesto.[54]

Con lo scoppio delle guerre tra Lucca e Pisa, che seguirono i diplomi Imperiali concessi a Lucca e a Pisa da Enrico IV nel 1081, l'Abbazia vide occupato e devastato gran parte del suo territorio. Tra il 1115 ed il 1118 perse parte della sua autonomia passando sotto il controllo del Priore di Camaldoli e nel 1134 sotto il Monastero di San Benedetto Po, Mantova.

Nell'Estimo Guinigiano del 1411-1413 vengono ancora censiti i suoi possedimenti nel Piviere di Compito.

La illustrazione n. 302, pag. 324 de "Le illustrazioni delle Croniche nel codice lucchese" ritrae la chiesa ad una navata ed il campanile turrito dell'Abbazia di Sesto il'14 aprile 1397, quando, nelle guerre tra Pisa e Lucca, " Chome le genti di Pisa combateono Chastelvecchio di Compoto quello presero e ruborono e afforsollo."L'episodio è narrato nel Vol.I delle Croniche di Giovanni Sercambi, Lucchese.

Età moderna e contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Natalini, abile cartografo, illustra una mappa dell'anno 1659, conservata presso l'Archivio di Stato di Lucca con un complesso edilizio adagiato sulle sponde del Lago di Bientina, denominato "Case e Chiesa alla Badia", in cui si erge un grosso campanile turrito ed una Chiesa ad una navata. [55] Invece sono i cartografi Antonio Capretti e Domenico Merli che su altra grande mappa del Lago di Sesto raffigurano nel 1795 una "Villa detta Badia", che rappresenta solo uno degli edifici della Abbazia di Sesto [56].

Lato est dell'edificio principale del complesso della Badia. 2022

Nel "800 venne edificata sulle rovine del complesso religioso la Villa Della Gherardesca, che ha contato come proprietari varie altre famiglie importanti come i Ravano, i Cambiaso ed i Poschi. Attualmente si può ammirare soltanto ua serie di edifici per lo più in completo abbandono, coperti da un manto di siepi, non lontano dal Lago della Gherardesca. Dell'antica Badia rimane visibile sul lato nord solo parte della torrre campanaria.[57] Gli attuali proprietari, i signori Gabin, detengono una azienda agricola nei terreni circostanti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Andrea Grillo, Clero uxorato e clero concubinario: due realtà, un solo destino., in Munera , rivesta europea di cultura. URL consultato il 26 febbraio 2024.
  2. ^ Memorie e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, IV/2, Appendice, documento n.78, Lucca, 1843.
  3. ^ L.Barsocchini (a cura di), Memorie e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca,Dissertazione VIII, V/1, Lucca, 1844, p. 237.
  4. ^ Paolo Dinelli "Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca" Tomo VII, Dei Sinodi della Diocesi di Lucca , Dissertazione III, pag.31,Del Sinodo di San Ginese celebrato nel secolo XI a' tempi di S.Anselmo. Citazione : "Saranno messi al loro posto i casti invece delle profanazione dei riti ( incestis) , i mondi invece degli immondi"
  5. ^ Cosimo Damiano Fonseca, Il Capitolo di S.Martino e la riforma Canonicale nella seconda metà del sec. XI, in Atti del convegno "Sant'Anselmo Vescovo di Lucca (1073-1086) nel quadro delle trasformazioni sociali e della riforma ecclesiastica" a cura di Cinzio Violante, p. 53.
    «qui caste et regulariter sancto altari deservire desideran quelli che desiderano dir messa regolarmente e castamente»
  6. ^ Papa Alessandro II, Bolla Ponteficia "Quamvis ecclesiasticae", in Mons. Domenico Barsocchini (a cura di), Memorie e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, Tomo V parte III, Documento n. 1794, pp. 665-666.
  7. ^ Luigi Nanni, La parrocchia studiata nei documenti lucchesi dei secoli VIII-XIII, 1948, pp. 124-125.
  8. ^ Bardone presbyter, Vita Anselmi, p. 15 capoverso 6.
    «Niente di proprio a quelli, in realtà stabilisce contemporaneamente che tutte le cose siano in comune e che la povertà serva per realizzare quelle ricchezze in Cristo.»
  9. ^ Rangerio, Vita Metrica Anselmi, vv. 1891-1894.
  10. ^ a b Paolo Dinelli "Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca" Tomo VII, Dei Sinodi della Diocesi di Lucca , Dissertazione III, pag.38,Del Sinodo di San Ginese celebrato nel secolo XI a' tempi di S.Anselmo
  11. ^ Mons.Alberico Guerra, Compendio di storia ecclesiastica lucchese dalle origini a tutto il secolo XII. : opera postuma / ; con appendici e note di Pietro Guidi, p. 156.
  12. ^ "Sono chiamati pertanto alla sede apostolica " estratto da Bardo presbyter, Vita Anselmi episcopi Lucensis, pp.15-16
  13. ^ Luigi Nanni, La parrocchia studiata nei documenti lucchesi dei secoli VIII - XIII, in Series Facultatis HistoriaeEcclesiasticae, XLVII, 1948, p. 126.
  14. ^ Paolo Dinelli "Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca" Tomo VII, Dei Sinodi della Diocesi di Lucca , Dissertazione III, pag. 40 ,Del Sinodo di San Ginese celebrato nel secolo XI a' tempi di S.Anselmo
  15. ^ "se ricusate di fare ciò" viene ripetuto ben due volte nella epistola
  16. ^ Cosimo Damiano Fonseca, Il capitolo di S.Martino e la riforma canonicale nella seconda metà del sec. XI, in Atti del convegno "Sant'Anselmo Vescovo di Lucca (1073-1086) nel quadro delle trasformazioni sociali e della riforma ecclesiastica"  a cura di Cinzio Violante., p. 57.
  17. ^ "E là vennerero riconosciuti colpevoli di aver insidiato e cospirato contro il proprio vescovo " estratto da : Bardo presbyterVita Anselmi episcopi Lucensis , p.16
  18. ^ Jacopo Fulgeri, LE SCRITTURE DEI CANONICI LUCCHESI NEI SECOLI X-XI, in Tesi di Laurea, aa.2016/17.
  19. ^ Paolo Dinelli (a cura di), Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca" Tomo VII, Dei Sinodi della Diocesi di Lucca, Dissertazione III, Del Sinodo di San Ginese celebrato nel secolo XI a' tempi di S.Anselmo, p. 41-42.
  20. ^ Abate Domenico Bersacchini Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte I, Dissertazione VIII, Dei vescovi lucchesi del secolo XI , pp.35-351
  21. ^ D. Barsocchini, Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte I, Dissertazione VIII, p. 351.
  22. ^ Vita Anselmi episcopi Lucensis - auctore Bardone presbytero, a cura di R. WILMANS, Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, XII, Hannoverae 1856, pp. 13-35: "...Convenerunt ergo quam plures iterum episcopi apud Sanctum Genesiumi, quod castrum a civitate Lucana non multum distat;..."
  23. ^ Mons. Marco Battaglini, Concilio di San Ginese, su books.google.it, Istoria Universale di tutti i concilii generali e particolari della chiesa, Tomo II, pp. 120. URL consultato il 20 febbraio 2024.
  24. ^ a b Raffaele Savigni, Episcopato e società cittadina a Lucca da Anselmo II (+1086) a Roberto (+1225), Lucca, 1996, p. 119.
  25. ^ LA SIGNORIA VESCOVILE LUCCHESE TRA XI E XII SECOLO: CONSOLIDAMENTO PATRIMONIALE E PRIMI RAPPORTI CON LA CLASSE DIRIGENTE CITTADINA Raffaele Savigni Aevum Anno 67, Fasc. 2 (maggio-agosto 1993), pp. 333-367 (35 pages) https://www.jstor.org/stable/20860260
  26. ^ Mons. Almenrico Guerra, Compendio di storia ecclesistica lucchese dalle origini a tutto ilsecolo XII, a cura di Mons.Pietro Guidi, Lucca, 1924, p. 158.
  27. ^ Abbate Domenico Barsocchini, Memorie e Documenti per servire all'istoria del Ducato di Lucca, Vol. V parte I, p. 355.
  28. ^ a b Margherita Giuliana Bertolini, Enrico IV e Matilde di fronte alla città di Lucca, in Atti del convegno "Sant'Anselmo Vescovo di Lucca (1073-1086) nel quadro delle trasformazioni sociali e della riforma ecclesiastica" a cura di Cinzio Violante, 1992, pp. 345-346.
  29. ^ Rangerius Lucensis, Vita metrica Anselmi Lucensis episcopi. Edizione : E. SACKUR, G. SCHWARTZ, B. SCHEIDLER, in Monumenta Germaniae Historica, SS 30,2, Hannoverae1834, pp. 1152- 1307, vv. 5181-5182.
    «vv. 5181-5188:

    Presbiter aecclesia Paganus servit in illa,/ Providus et mirae strenuitatis homo;/ Sed fidei parma, Petri contemptor et arma/ Illius et saevos non metuens gladios;/ Anselmi cultor et per diversa secutor/ Et mandatorum portitor egregius;/ Ex qua noticia fervens et sedulitate/

    Et meruit nomen perpetuale sibi.»
  30. ^ Rangerius Lucensis, Vita metrica Anselmi Lucensis episcopi. Edizione : E. SACKUR, G. SCHWARTZ, B. SCHEIDLER, in Monumenta Germaniae Historica, SS 30,2, Hannoverae1834, pp. 1152- 1307, vv. 5181-5182. v. 5204 : ex hoc presbytero deprehendere Petrus deprehendere quaerit
  31. ^ Rangerius Lucensis, Vita metrica Anselmi Lucensis episcopi. Edizione : E. SACKUR, G. SCHWARTZ, B. SCHEIDLER, in Monumenta Germaniae Historica, SS 30,2, Hannoverae1834, pp. 1152- 1307, vv. 5181-5182. v. 5211-5215 : Adsunt Martinus compresbiter et Raginerus/ Et plures alii de grege solliciti./ Narrant, disponunt et de patre plurima volvunt/ Et de sacrilegi prodicione Petri.
  32. ^ Raffaele Savigni, Episcopato e società cittadina a Lucca da Anselmo II (+1086) a Roberto (+1225), Lucca, 1996, p. 120.
  33. ^ Raffaele Savigni, Episcopato e società cittadina a Lucca da Anselmo II (+1086) a Roberto (+1225), Lucca, 1996, p. 248.
  34. ^ Rangerius Lucensis, Vita metrica Anselmi Lucensis episcopi, vv. 4253-4256.
    «Petrus, homo quo non alius prudentior atque /Lucensi populo prompcior arma dare./ Nemo magis doctus populi captare favorem/Ac velut ex oleo vim reparare foco.»
  35. ^ Rangerio Lucensis, Vita metrica Anselmi Lucensis episcopi , vv. 1827-1830, E. SACKUR, G. SCHWARTZ, B. SCHEIDLER, in Monumenta Germaniae Historica, SS 30,2, Hannoverae1834, pp. 1152- 1307, p. 1195, vv. 1827-1830.
    «Perciò Pietro, più adatto di nessun altro, e figlio di un casato ricco e potente, fu eletto porta insegne di questa sedizione, e convoca subito i compagni nei nascondigli.»
  36. ^ Rangerius Lucensis Vita metrica Anselmi Lucensis episcopi, vv. 5225-5226, p. 1265.
    «Con i fratelli ed il padre severo presi con sè, Pietro si precipitò come un leone o un lupo»
  37. ^ Raffaele Savigni, Episcopato e società cittadina a Lucca da Anselmo II (+1086) a Roberto (+1225), Lucca, 1996, p. 248,.
    «fratem spondet in arma suum, v. 5072 della Vita metrica Anselmi lucensis episcopi»
  38. ^ Imperatore Enrico IV di Franconia, DIPLOMATA VI, n. 334, in MGH DD H IV.2, Diplomata, 23 giugno 1081, pp. 437-438.
  39. ^ Almerico Guerra, Compendio di storia eclesiastica lucchese, dalle origini a tutto il secolo XII, a cura di Mons. Pietro Guidi, Lucca, 1924, p. 158.
  40. ^ Rafafele Savigni nella sua tesi di laurea " Episcopato e società cittadina a Lucca da Anselmo II ( +1086) a Roberto ( +1225) rinvia per la complessità del termine a C.Martl, Benefici ecclesiastici e egalie nella lotta per le investiture, in Chiesa e mondo feudale
  41. ^ Margherita Giuliana Bertolini, Enrico IV e Matilde di fronte alla città di Lucca, in Atti del convegno "Sant'Anselmo Vescovo di Lucca (1073-1086) nel quadro delle trasformazioni sociali e della riforma ecclesiastica" a cura di Cinzio Violante, p. 373.
  42. ^ Nel caso specifico si tratta di una donazione di una porzione del castello di Montecatini al Vescovo Anselmo II, effettuata secondo l'uso longobardo, da un certo Rolando, milanese di nascita, in cui il donante riceve in cambio un anello d'oro dalle mani dei due clerici.
  43. ^ "anche se furono ingiustamente esiliati"
  44. ^ Bertini (a cura di), MEMORIE E DOCUMENTI PER SERVIRE ALL'ISTORIA DI LUCCA, supplemento al Tomo IV, parte 2. documento 89, Lucca, 1836, pp. 117-119.
  45. ^ Memorie e Documenti per servire all'istoria del ducato di Lucca, tomo IV, vol.II, documento 110, 4 luglio 1091, pp. 56-159.
  46. ^ Jacopo Fulgeri, LE SCRITTURE DEI CANONICI LUCCHESI NEI SECOLI X-XI, aa.2016/2017, p. 24.
  47. ^ Il Cardini ritiene che il ristabilimento completo dell'ordine si ebbe solo nel 1096 . Da " La società lucchese e la prima Crociata" . Actum Luce ( 1979)
  48. ^ Raffaele Savigni, RANGERIO, su treccani.it, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016). URL consultato il 5 febbraio 2024.
  49. ^ Giuseppe Caciagli, La Badia di San Salvatore del lago di Sesto, Bandecchi & Vivaldi, 1984, p. 9.
  50. ^ G. Ciampoltrini, A. Andreotti, Pesca e navigazione fluviale lungo l'Auser/Serchio in età romana. I materiali dalla Piana di Lucca, in Atti del II Convegno Nazionale di Archeologia Subacquea, Bari 2003, pp. 209-224, su academia.edu.
  51. ^ Abate Domenico Barsocchini Memorie e documenti per servire alla storia di Lucca, Tomo V parte II, documento n. CCLIV, pag.148, 1837, Lucca
  52. ^ a b c Alberto Maria Onori, L'Abbazia di San Salvatore di Sesto ed il Lago di Bientina. Una Signoria Ecclesiastica 1250/1300, Salimbeni, 1984, pp. 14 e seguenti.
  53. ^ W. Kurze, Monasteri e nobiltà nella Tuscia altomedievale, in Monasteri e nobiltà nel senese e nella Toscana Medievale. Studi diplomatici, archeologici, genealogici, giuridici e sociali, Siena 1989.
  54. ^ J.A.Quiròs Castillo, El incastellamento en el territorio de la ciudad de Luca, 3.1.2.Los castillos delsinglo XI.
  55. ^ Natalini Giuseppe, Beni compresi tra la chiesa e casa della Badia e il lago di Bientina, in Terrilogio della linea rossa, Archivio di Stato di Lucca, fondo dell'Offizio sopra i paduli di sesto, 48 unità archivistica, 1659.
  56. ^ Antonio Capretti e Domenico Merli, 03 Mappa del lago di Sesto con l'indicazione dei luoghi adiacenti, in Archivio di Stato di Lucca, Offizio sopra i Paduli di Sesto n. 46 Mappe varie. 1795
  57. ^ FRILLI M., Gruppo Archeologico Capannorese, 1998, Capannori itinerari archeologici II. pag.18-19

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