Utente:Macchinafrutto/Sandbox

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Michele Maylander (Fiume, 11 Settembre 1863Fiume, 9 Febbraio 1911) è stato un avvocato e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Michele Maylender nacque a Fiume l'11 settembre 1863 da padre ungherese ebreo (convertitosi poi al cattolicesimo) e madre fiumana. Maylender conseguì la sua formazione scolastica a Fiume (a eccezione della settima classe, i cui studi frequentò presso il ginnasio di Capodistria), iscrivendosi al ginnasio ungherese fiumano nel 1874.[1]

Uscito dal Liceo, si inscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Kolosvár, ne seguì per due anni i primi corsi, e si trasferì a Budapest, dove, frequentata per altri due anni quella Università, conseguì, nel 1888, la laurea in giurisprudenza.

Compiuto il tirocinio forense, superò, nel 1891 l'esame di avvocato, e cominciò subito ad esercitare a Fiume la professione.

Non tardarono molto i primi trionfi; e qualche assoluzione ottenuta alla Corte d'Assise valse ben presto a dargli fama di valente oratore ed a porlo tra i primi avvocati della città.

Fu in quell'epoca pure eletto a presidente della Società Filarmonico-drammatica di Fiume, la quale società era in allora, e fu sempre, vera facina di italianità. Saggiamente da lui diretta, la Società si ebbe uno slancio e, intensificata la propria attività, divenne il fulcro della vita cittadina.

Il governo ungherese, tanto largo e benevolo sino allora di appoggi alla cittadinanza fiumana, della quale riconosceva l'italianità, sicchè le accordava ogni più ampia autonomia, stava cambiando tattica; e con l'introduzione di norme nuove attentava all'integrità nazionale della terra di San Vito.

Insorse allora Michele Maylender, e, facendosi interprete del sentimento comune, organizzò il partito autonomo, dandogli per compito e programma: la difesa dell'autonomia fiumana e ingaggiò la lotta col governo centrale.

Nel 1897, avendo avuta il Partito Autonomo nelle elezioni amministrative la maggioranza, Michele Maylender veniva per la prima volta, il 19 febbraio, eletto podestà. Ma quando il governo centrale nel novembre dello stesso anno ebbe a introdurre in Fiume senza né chiedere né ottenere il voto consultivo del Consiglio Comunale leggi lesive degli antichi diritti municipali, in segno di protesta Michele Maylender dava le dimissioni dalla sua carica, seguito in ciò da tutto il Consiglio.

Procedutosi a nuove elezioni, il 10 gennaio 1898, Michele Maylender, che aveva capitanato il suo partito alla vittoria ed aveva visto stringersi intorno a sé fiduciosa l'intera cittadinanza, veniva di nuovo proclamato podestà. In cospetto allora del rappresentante del Governo Centrale, Michele Maylender, rifiutava di prestare giuramento, sino a tanto che le leggi abusivamente introdotte non fossero state tolte. Il 12 gennaio si procedeva a nuove elezioni e per la terza volta veniva eletto a podestà il Maylender, il quale, tra entusiastici applausi di popolo, rifiutava il giuramento.

Il Consiglio veniva di conseguenza sciolto. Ma le nuove elezioni ridavano più assoluta la vittoria al partito autonomo, che, nella seduta del 28 aprile di nuovo acclamava, per la quarta volta, il Maylender a sindaco.

Nella nuova seduta del 4 maggio 1898, per la quinta volta usciva vittorioso dalle urne il nome di Michele Maylender. Sciolto di nuovo e soppresso il Consiglio Comunale, la lotta continuò fuori.

Egli creò allora il giornale «La Difesa» che, perseguitato dal Governo, veniva stampato clandestinamente e diffuso di nascosto.

Tre anni durò l'impari lotta. Ma la volontà cittadina trionfò e sceso il Governo a più miti consigli furono stipulati i concordali, per i quali, salvaguardandosi le prerogative autonome della città, si garantiva il pieno sviluppo del libero Comune.

Fu allora che, indette dopo il lungo intervallo le elezioni, Michele Maylender veniva acclamato tra l'entusiasmo generale per la sesta volta podestà. Tenne per quasi un anno la carica sino a che, sorte beghe e dissidi interni, preferì ritirarsi a vita privata.

Visse per lunghi anni, più precisamente sino a tutto il 1910, ritirato completamente dalla vita pubblica, dedito unicamente ai suoi studi letterari ed alle cure della sua professione: ma pronto sempre ad intervenire in difesa dei diritti municipali e ad interporre una parola di consiglio, oppure la sua valida autorità qualora le contingenze lo richiedessero.

Si ripresentò nell'agone politico, chiamatovi dalle insistenze dei suoi fedeli, nel 1910. Era allora la città più che mai stanca degli interni dissidi che la affliggevano. Michele Maylender volle, cessate le aspre rivalità, fossero volti gli sforzi comuni unicamente al risorgimento morale ed economico della città. E, sempre fedele alla linea di condotta tenuta, propugnò un programma di intesa col Governo Centrale, nel senso che, riconosciuti e confermati i diritti di Libero comune, venissero d'altro canto concordati e concessi alla città quei benefici economici ch'erano necessari al suo rifiorire. La sua parola fu allora ascoltata. Eletto, l'8 giugno 1910, a grande maggioranza deputato al Parlamento, si dava tutt'uomo a realizzare il vasto programma disegnato, riuscendo ben presto ad ottenere, in favore della città nativa, provvedimenti e concessioni numerose. Nell'assemblea parlamentare il suo valore fu ben presto apprezzato, sicchè venne eletto membro di varie deputazioni. Egli prese ripetute volte la parola nell'assemblea in merito alla introduzione a Fiume di nuove leggi, sostenendo a viso aperto la difesa della lingua italiana, come unica lingua ufficiosa.

Inteso così ogni suo sforzo al compimento del mandato assuntosi, non curò gli attacchi personali, e un'aspra campagna denigratoria di cui fu oggetto da parte di una fazione cittadina. Ma, tutto dedito al suo compito, resistette e non curò neanche la di già malferma salute. La morte lo colse improvvisa, nell'atrio del Parlamento ungarico, mentre appunto si recava a sostenervi i diritti della sua città natale. Fu il 9 febbraio 1911. Aveva 48 anni.

La sorella Edvige Maylender sposò Antonio Grossich, chirurgo di fama mondiale che nel 1908 introdusse la tintura di iodio e futuro capo del Consiglio Nazionale Italiano di Fiume nel 1918.[2]

Opera letteraria[modifica | modifica wikitesto]

Non molto si può dire dei suoi scritti minori che, per la frammentarietà con cui videro la luce, perdono forse oggi della loro importanza. Non possono tuttavia non venire ricordate per il loro valore le seguenti monografie storiche di varia mole:

Galera Pontificia catturata a Fiume nel 1843;

Ser Nicolò Drappieri ambasciatore d'Ancona al Capitano di Fiume. In «Difesa» del 1898.

Il brigantaggio nelle adiacenze di Fiume intorno al 1762. In «Difesa» del 1900.

Frammento di racconti (1509). In Difesa del 1898.

Pagine Fiumane. In «Difesa» del 1899.

Del Vescovado di Fiume. In «Difesa» del 1900. E le seguenti monografie di indole letteraria:

Di Paolo Bagollardi da Fiume, medico e filosofo del secolo XV. In «Difesa» del 23 ottobre 1898.

Sull'Accademia flumana. In «Difesa» del 1899.

Di Faunio Funarlo pastore Emonio (Antonio Franul di Veisenthurm da Fiume).

In Difesa del 1900. Ma l'opera sua precipua e di utilità generale per gli studiosi ci è data dai cinque grandi volumi nei quali raccolse, con diligente studio, quante più notizie gli fu dato di rinvenire sulle Accademie italiane, fiorite in Italia ed all'estero.

L'amore ingenito per la letteratura italiana fece si che egli ben presto prendesse vivo interesse all'argomento e formasse il pensiero di scrivere «La storia delle Accademie d'Italia».

Sono in proposito importanti alcuni brani di un suo lavoro informativo, rimasto incompleto, e pubblicato negli anni 1899-1900 sul giornale «La Difesa».

Egli scrive: Difesa Anno I, (N°21, Mercoledì 22 Agosto 1900):

...Una storia universale o generale delle Accademie d'Italia non è stata finora né scritta né - a quanto mi consta - nessuno è dietro a compilaria. Il motivo di questa lacuna nella storia particolare della letteratura italiana io l'attribuisco anzitutto alla poco buona fama che la istituzione accademica godeva nell'ultimo periodo della sua esistenza ed alla poca importanza che all'Accademia concedono gli scrittori e gli eruditi. Dal lato oggettivo poi la circostanza che a nessuno venne in mente di tessere la storia delle Accademie io la spiego appunto colle difficolta gravi, e col dispendio congiunto coll'acquisto del materiale e con le ricerche.

...Io invece ne ho abbracciata l'esistenza intera, l'ho veduta nascere, prosperare ed intisichire e ne ritrassi quindi una impressione ben differente da quella sfavorevole che generalmente prevale e che io mi propongo naturalmente giusta mia possa di distruggere rivendicando a favore dell'Accademia il posto importantissimo che le spetta quale veicolo di cultura».

E ancora e più chiaramente e con simpatici accenni alla sua fatica, in «Difesa»: Anno III, N°28 ottobre 1900, dopo enumerate e criticate le fonti esistenti, lo scritto del Maylender continua:

...È questo tutto il materiale di cui può disporre chi volesse tessere una storia delle private Accademie. E questo tutto fu ed è appunto così poca cosa da scoraggiare dall'un canto coloro che intendessero di colmare questa lacuna della storia della letteratura italiana, e da stimolare d'altra parte i cultori delle lettere a completare ed estendere quello che altri hanno iniziato, tanto più in quanto che da sommi letterati e lettori fu lamentata in tempi andati la mancanza di un'opera che, con erudizione e ricchezza di notizie avvisasse l'istituzione delle private accademie dal punto di vista delle loro origini, sviluppo, attività ed influence nelle vicende generali della letteratura italiana. E qui trovo necessaria una premessa di cui avrei dovuto veramente valermi prima di iniziare la pubblicazione di questo modesto mio saggio sulle Accademie. Il giornale nel quale m'onoro di collaborare ha una missione politica. A Fiume, e in generale nelle nostre regioni, il predominio della cultura italiana, la bellezza e la ricchezza italiana della favella di Dante, contribuiscono quasi di riflesso a far prevalere, anche in politica, quell’elemento che segue questa nazionalità e cultura e a loro difesa insorge, lavora e lotta.[3]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michele Maylender, Storia delle accademie d'Italia.
  • Storia delle accademie d'Italia / Michele Maylender; con prefazione di S.E. Luigi Rava.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Fiume

Partito Autonomista

Croazia

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]