Utente:Luigi Catalani/Breviario mediterraneo

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Questa è la pagina di lavoro per la stesura della voce dedicata all'opera di Predrag Matvejević Breviario Mediterraneo.


Breviario Mediterraneo
Titolo originaleMediteranski brevijar
AutorePredrag Matvejević
1ª ed. originale1987
Genereromanzo
Lingua originalecroato
AmbientazioneMediterraneo

Breviario Mediterraneo è un'opera a metà tra la saggistica e la narrativa dello scrittore croato naturalizzato italiano Predrag Matvejević pubblicata nel 1987.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

BREVIARIO[modifica | modifica wikitesto]

Il Breviario di Predrag Matvejević è la raccolta delle meditazioni di un navigante che guarda il mare che ha percorso e gli dedica i suoi pensieri come ad un compagno che si è amato, un amico con cui si è condivisa la vita ed una conoscenza profonda.

L'autore così descrive il tema del libro:

«Si distinguono le navigazioni dopo le quali guardiamo le cose in modo differente, particolarmente quelle dopo le quali vediamo diverso anche il nostro passato e persino il mare (...) È difficile conoscere l'intero Mediterraneo, esso è ad un tempo simile ed in un altro diverso a se stesso (...) la saggezza antica insegnava che il nostro mare arriva fin dove cresce l'ulivo (...), ma non è ovunque così (...). Qui popoli e razze per secoli hanno continuato a mescolarsi, fondersi e contrapporsi gli uni agli altri (...), si esagera evidenziando le loro convergenze e somiglianze, trascurando antagonismi e differenze (...). Al Mediterraneo non si adattano metri più esigui dei suoi, lo tradiamo accostandoci ad esso da punti di vista eurocentrici che lo considerano esclusivamente come creazione latina, romana o romanza (...) Il Mediterraneo non è stato solo Europa, ma l’uno non può essere senza l'altra (...). La retorica del Mediterraneo è servita alla democrazia ed alla demagogia, alla libertà ed alla tirannide. (...) Ad unire i popoli del mediterraneo sono i sentimenti ed i comportamenti del mare (...) nelle sei zone che i sapienti individuano (...). Benché cambi anch'esso, il Mediterraneo ci appare comunque eterno (…). Ha innalzato monumenti alla fede ed alla superstizione, alla grandezza ed alla vanità (...). È difficile indovinare il vero colore del mare, ce ne sono tanti, vari, irraggiungibili.[1]»

Durante la navigazione verso sponde ignote la paura è la prima alleata. Il miglior equipaggio è quello che teme navigando verso la meta e che, al tempo stesso, si rallegra raggiungendola. la maggiore paura la prova quello che non sa esattamente dove sia la meta, e se pure ci sia" [2]

Come un pittore Matvejević descrive il volto del suo compagno di vita, inventariando ogni dettaglio, soffermandosi su ogni particolare, dal generale al particolare, dal grande al piccolo all’infinitamente piccolo. Parte dalle città di mare che “hanno i loro destini come i mari stessi su cui sono elevate”, e dagli abitanti del Mediterraneo che “appartengono alla città più che allo Stato ed alla Nazione”, essi si distinguono per come si rapportano alla costa, sono meno spensierati, ma più accoglienti, difficili da descrivere dagli oggetti quotidiani, innumerevoli. Riprende dai moli, dalle isole, la cui “peculiarità consiste nell’attesa di ciò che accadrà”[3], dagli scogli solitari, dalle penisole dai nodi più districabili, ma non meno avvolgenti, fino alle capitanerie, alle boe ed al cordame di canapa. E poi riprende dai cimiteri di uomini e lingue, per cui il Mediterraneo è “un immenso archivio ed un profondo sepolcro”[4], per arrivare ai sussurri delle onde ed ai venti cui la poesia attribuisce qualità maschili o femminili, naturali o divine, diaboliche o demoniache, a loro che sono i veri dei del Mediterraneo, che logorano i colori o vi aggiungono impercettibili sfumature. Ed ancora passa in rassegna le correnti, la spuma, le nuvole, il tempo sul mare e la pioggia benefica o rovinosa, e le rocce, prototipi di architetture, ed i golfi e le grotte, i fari ed i templi, i gabbiani e le cicale con i grilli, i vulcani, i suoli, gli odori, i linguaggi sacrali e misteriosi, i pesi e le misure, i depositi e poi il grano ed il pane la cui lavorazione e le molteplici tipologie (ben settanta per l'Ellade) segnano il confine tra la barbarie e la civiltà. E poi i mercati, particolarmente le pescherie, dagli odori forti e penetranti che fronteggiano sulla pubblica piazza i luoghi della politica. Le saline, uguali le une alle altre, ma necessarie per l’indipendenza della città, di costruzione modesta, come i loro attrezzi e silenziose come i loro lavoranti. Dei molti mestieri più o meno antichi si impongono tra tutti quello di chi produce olio e vino, beni essenziali di vita e companatico sacro ancor prima che religioso. “La produzione dell’olio non è solo un mestiere, è anche una tradizione. L’Oliva non è solo un frutto, è una reliquia (…), il desiderio di ottenere materia raffinata richiama il procedimento degli alchimisti”[5]. E la vite, di cui molto si è scritto. “il muretto di pietra è segno di ostinatezza, la foglia della vite di pudore, il grappolo di benessere. Dovunque c’erano vite e vino buono, si trovava altresì civiltà ed industria, gioia e poesia” [6]. Senza dimenticare il lupanare, perché “il mare che ti culla, il sole con il suo ardore, la brezza tenera come una carezza, fanno scoprire il corpo, lo denudano, lo liberano (…) stimolano il desiderio, la brama, la passione [7]". Delle navi, delle forme, origini e qualità vasta è la letteratura, come pure delle vele, del catrame per le chiglie, della stoppa, della canapa e delle reti, intrecciate ed annodate, vero strumento “parabolico” [8]. Importanti abilità per la navigazione sono il nuoto ed il più faticoso nuoto subacqueo, come è importante, prima di un viaggio, prevedere comportamenti rituali ed usanze che richiedono particolari attrezzature, come per la sepoltura in mare ad esempio, in cui marinai e relitti riposano sui fondali invisibili ed inaccessibili. Bella è la natura vegetale del mare, spugne, coralli, fioriture varie e rare, come la posidonia, avvolte dalla fauna colorata e flessuosa del Mediterraneo. “Chi scrive del mediterraneo o ci naviga ha delle ragioni personali per farlo” [9].

Matvejevic menziona i fiumi,ognuno dei quali è ritenuto una sorta di mare e la molteplicità delle caratteristiche che li contraddistinguono: alvei, foci e alberi, dal fico al mandorlo, dall'arancio al limone, e cita le erbe e i frutti che nascono nei pressi dei fiumi, facendo un excursus sulla cipolla e aglio che presentano odori diversi in prossimità del mare, sui pomodori che appaiono più rossi e sull'alloro e l'agave. Inoltre l'autore cita alcuni dei fiumi ritenuti di minima importanza in Europa, Africa Settentrionale e in particolare nella Grecia, la cui acqua e flora mediterranea hanno rappresentato in passato una genuina ricchezza, fonte di vita e di fede. In seguito passa in rassegna i popoli lungo le coste, evidenziando come di essi non si conosca abbastanza ed esalta i Fenici e i Punici, in grado di dar vita ad imponenti porti; Ebrei e Palestinesi, nella cui storia il mare ha rappresentato una divisione piuttosto che una fonte di unione; gli Arabi, un insieme di popoli più che un unico popolo, il cui deserto non si è mai lasciato conquistare dal mare. E ancora i Copti, per i quali la fede in Dio è stata più importante della fede nel mare; i Barberi, descritti come popolo timoroso; i Turchi, popolazione di agricoltori e guerrieri piuttosto che di pescatori e naviganti. L'autore menziona, dunque i Paesi che ha potuto conoscere: la Siria, il Libano, la Grecia, il cui destino è stato spesso assimilato a quello dell'intero mediterraneo, dal momento che la lingua greca ha interpretato i racconti del mare come nessun altro popolo è riuscito a fare. E ancora cita l'Italia, le penisole Balcanica e Iberica, la Francia e prosegue con l'elenco delle altre popolazioni. Infine racconta come il Mediterraneo abbia affrontato la modernità con ritardo, poichè le popolazioni sono rimaste legate alle loro tradizioni e alla superstizione e come ciò abbia portato a battaglie navali che si sono susseguite come battaglie in cui " le barche lottarono col mare e i membri degli equipaggi con sè stessi".[10]

CARTE[modifica | modifica wikitesto]

Nel “Le Carte” l’autore racconta dei luoghi del Mediterraneo, in particolare quelli da lui visti. Per raccontare questi, ripercorre la storia e le più importanti spedizioni e viaggi intraprese nel Mediterraneo, nominando gli antichi popoli abitanti le zone del Mediterraneo e i popoli che le hanno conquistate, come gli Arabi.

Dei cartografi e dei viaggiatori sappiamo poco,non sono come tutti gli altri uomini. Dopo varie vicende storiche (descritte dall’autore) i cartografi iniziarono a volersi spingere oltre il Mediterraneo, lo stesso valeva per i navigatori mediterranei che però viaggiavano grazie all’esperienza,ma la loro voglia di partire era più forte della paura dell’ignoto.Fu solo dopo la scoperta del Nuovo Mondo e dei sui mari che si cominciò a vedere il mare da cui si proviene con occhi diversi. “Il Mediterraneo non è più il centro del mondo ma soltanto una parte di esso"[11]. Ci sono molti luoghi nel mondo dove possiamo ammirare le eccezionali rappresentazioni degli antichi cartografi, Matvejevic ne cita diversi molti dei quali in Italia. Sulle mappe geografiche furono rappresentate a lungo le immagini dei mostri marini, soprattutto nei mari lontani. Anche per questo motivo,ci fa capire che nelle mappe antiche c’era sempre un tocco personale del disegnatore,forse influenzato dalla propaganda. Anche la politica interferisce nel modo di vedere, sia nelle vecchie sia nelle nuove carte e ci spinge a guardare il mare a suo modo. Ai naviganti invece poco importava dell’annotare ciò che vedevano, per loro il viaggio in sé era più importante di ogni altra cosa. La riva del nostro mare presenta molte specie e qualità di pietre, dalle più belle alle più resistenti, da quelle utilizzate per le costruzioni a quelle a scopo decorativo,fino ad arrivare alle più preziose,che addirittura hanno dato i nomi per alcuni colori e l’autore descrive minuziosamente le più importanti. Restiamo sulla costa, ma ora si parla di fortezze; proteggevano i porti e le città dai pirati e sorgevano sulle alture per sovrastare il territorio circostante. Viene trattata anche la salute, del come la posizione geografica delle città può influire sulla salute dei suoi abitanti. Si passa in seguito alla fotografia, alla fotografia perché ci ricorda com’erano le coste,i porti e le rive in passato; di come anche durante gli scavi del canale di Suez si voleva documentare con le foto. Su tutte le rive del Mediterraneo troviamo anche grandiosi teatri, costruiti di solito vicini ai principali porti e alle vie di comunicazione più importanti,qui Matvejevic elenca molte delle città dove sono presenti i più noti.   Dai teatri si passa ai fari,questi per la loro grande importanza sono presenti su tutte le carte nautiche. Possiamo trovarli vicino o a molti chilometri di distanza dalla costa,imponenti e pronti a dettare la retta via ai timonieri. Tra i tanti citati l’autore inserisce anche il Colosso di Rodi,che nonostante non fosse un faro grazie alla sua imponenza ne aveva la stessa utilità. I monasteri,i templi e i conventi: situati su alture, isole, vicino ai deserti, nella solitudine più profonda, nella magnificenza del silenzio sono luoghi importanti del Mediterraneo. Parte della storia del Mediterraneo è la rosa dei venti che oltre al suo utilizzo pratico, era utilizzata dai naviganti come porta fortuna, della quale nel libro vi è anche un excursus storico.

GLOSSARIO[modifica | modifica wikitesto]

Non tutti gli autori di mappe e di portolani erano navigatori. Ad alcuni bastava leggere le annotazioni dei viaggiatori e osservare le carte marittime. Petrarca scrisse nel 1358 a Giovanni Mandelli per seguirlo con “l’anima” nel suo viaggio sul Mediterraneo, ma lui (Petrarca) non l’aveva mai fatta questa esperienza. Quest’ultimo riflette sul fatto che alcuni posti erano stati trascurati dagli storici e dai poeti e giustifica ciò dicendo che la ricchezza di quei luoghi non è mai stata conosciuta, ma il Mediterraneo non è mare di solitudine, più sappiamo di questo mare meno lo guardiamo da soli. La storia del Mediterraneo è già stata scritta ed è contenuta nei “glossari”. Inoltre il Mediterraneo riceve più nomi in base alle terre fino alle quali arriva ad esempio,gli Egiziani e i Sumeri, lo chiamavano “Mare Superiore” in relazione alla posizione che esso aveva nei confronti della loro terra, oppure per i Greci, il mare aveva più termini: “hals” è il sale, “pelagos” è la distesa,il mare come immagine. Per i Romani invece il termine “mare” indicava tutte le distese di acqua. Così la filologia ci fa capire la storia del nostro mare, addirittura i popoli del Mediterraneo di distinguono proprio per il modo in cui indicavano il mare. Ma il mare, è assoluto e le sue denominazioni sono relative.

(“Il nostro mare ha una grande superiorità, sotto ogni punto di vista, nei confronti degli altri mari e pertanto da esso bisogna cominciare”).

Dunque i popoli accedevano al mare e lo chiamavano in modi diversi, coloro che passano tanto tempo sul mare non lo chiamano mai semplicemente “acqua”. Non è facile quindi determinare l’origine dei nomi e anche delle forme delle navi. Si presuppone che queste ultime provengano dagli Egizi: la barca più antica in molte lingue si chiamava legno. Le navi venivano costruite sia prima che dopo l’epoca talmudica e biblica. Le denominazioni attribuite alle navi, invece, sono di origine greca, latina e romana in base alle varie specie. Si trovano talvolta dati preziosi in fatto e costruzione di navi e anche negli scritti ispirati dialettanti.

Nella storia nautica viene menzionata una bussola virtuale ad acqua e a canna, di cui si sarebbero serviti gli Arabi. Era semplice e pratica, ma insicura e inaffidabile; Infatti con uno strumento del genere non si potevano intraprendere grandi viaggi, anche perché funzionava solo quando il mare era calmo e la nave non troppo inclinata. Il mare trae facilmente in inganno, il Mediterraneo forse più degli altri mari.


Le coste del Mediterraneo hanno delle pietanze tipiche particolari fin dai tempi dei Greci e degli antichi Romani, molto importante è l'aceto che manda via la febbre e spesso l'emicrania, i malesseri. Inoltre,il pomodoro ha rivoluzionato il Mediterraneo; la patata e la polenta hanno aiutato la popolazione del Mediterraneo ha sfuggire dalla fame. Un'altra pietanza molto interessante prende il nome di brodo di pietre descritto dall'autore come "piatto antico quanto la miseria del Mediterraneo", da questa descrizione si allude ad un piatto molto antico. Per finire, il carubbo che cresce nelle parti più aride del Mediterraneo è stato la maggor risorsa per il Mediterraneo durante l'epoca delle grandi carestie. Il mare, come tutti sappiamo, è il luogo di tutti i pesci, alcuni nascono nell'oceano ma spinti dall'istinto sessuale sentono il bisogno di trasferirsi nel mare per poi finalmente riprodursi nelle acque del Mediterraneo. I delfini sono animali marini con caratteri particolari, possono essere di animo gioviale, infantile, ma spesso si dimostrano animali molto astuti. Spesso hanno aiutato uomini in difficoltà nel mare. Molti adorano la musica e come ha dichiarato Plinio il Vecchio "i delfini sono amici dell'uomo". Le coste del Mediterraneo ormai non hanno più l'odore del mare perchè la maggior parte del suo territorio è coperto da moltissima vegetazione. Profuma di erba, pini che nascondono quasi completamente l'odore del mare. Le piante presenti sul meraviglioso territorio bagnato dal Mediterraneo sono perlopiù alberi di limone, eucalipto e il fico di Barberia con i suoi splendidi germogli, i quali donano il più bel rossetto alle donne. Già dai tempi dell'antica Grecia il commercio è considerato un bene pubblico, una delle maggiori attività del Mediterraneo. Prima erano tenute molto in considerazione le piante aromatiche del posto (come per esempio il basilico) che servivano proprio per profumare i mercati del Mediterraneo, ma andando avanti nel tempo queste piante non hanno più lo stesso profumo di una volta e l'odore originale viene sempre meno nei mercati del Mediterraneo. Come in tutti i luoghi del mondo anche tra le coste del Mediterraneo si festeggia il Carnevale, ma senza ombra di dubbio non alla stessa maniera. Tra le città del Mediterraneo c'è più spirito di spogliarsi, travestirsi grazie all'afa e alla vicinanza del mare, c'è più voglia di trovare tempo e spazio per giocare, per dedicarsi interamente alla follia e alla fantasia.

Questo mare ha da sempre influenzato l'uomo che abitava le sue coste: lasciando autori quali Omero, Platone; Aristotele a interrogarsi riguardo la sua idrografia; generando all'interno dei dialetti balcanici e italiani appellativi, vezzeggiativi e modi di dire; essendo uno sfondo tipico dei convivium o dei simposi; partorendo figure che poi sono diventate simboli caratteristici dell'ambiente mediterraneo come l’asino, la nuotatrice di Ercolano, la figura etrusca del tuffatore o le prigioni che si affacciano sul mare. Fa notare l’autore che il mediterraneo è la culla di svariati ceppi culturali ed il loro insieme è composto da molti sottoinsiemi che sfidano le idee unificatrici. Concezioni storiche o politiche si sostituiscono facilmente alle concezioni sociali o culturali, senza arrivare a coincidere o ad armonizzarsi. Il libro si conclude con i ringraziamenti che l’autore rivolge ad altri autori, fotografi,librai che gli hanno permesso di approfondire le sue ricerche. Un ringraziamento particolare dedica ai marinai grazie ai quali ha imparato anche quello che nei libri non c’è, che nelle biblioteche non si trova[12].

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

In Italia:

  • Premio Malaparte (Capri)
  • Premio Silone (Pescina)
  • il Premio “Boccaccio” (Certaldo)
  • Premio “Obiettivo Europa” (Milano)
  • Premio “Marinità” (Roma),
  • Premio “Fregene”
  • Premio Feronia (Roma)
  • Premio “STREGA” europeo 2003
  • Premio “Tomizza” (Trieste)
  • Premio “Cultura del mare”(San Felice Circeo 2004)
  • Premio letterario di Salsomaggiore
  • Premio “Libro del mare” (Sanremo )
  • Premio “Umberto Saba” (Trieste)

Riconoscimenti ottenuti dall'autore per Breviario mediterraneo:

  • Cittadinanza onoraria italiana dal Presidente della Repubblica per ”la sua opera, accolta con grande favore nei più diversi paesi, che rappresenta il tramite fondamentale tra le tradizioni culturali dell’area balcanica con la civiltà europea”
  • Lauree honoris causa dall'Università degli Studi di trieste e Geniva.

Riconoscimenti internazionali:

  • “Prix du meilleur livre étranger”, 1993 a Parigi
  • “Premio Europeo” a Ginevra, 1992
  • Légion d’honneur, Presidente della Prepubblica francesse
  • Cittadinanza onoraria italiana dal Presidente della Repubblica per”la sua opera, accolta con grande favore nei più diversi paesi, che rappresenta il tramite fondamentale tra le tradizioni culturali dell’area balcanica con la civiltà europea”. Le Universita’ di Trieste e di Genova gli hanno conferito le Lauree honoris causa.

Predrag Matvejevic’ è presidente del Comitato Internazionale della Fondazione Laboratorio Mediterraneo di Napoli, vice presidente dell’Associazione mondiale degli scrittori P.E.N. Club e membro fondatore dell’Associazione Sarajevo a Parigi e a Roma, consulente per il Mediterraneo nel Gruppo dei Saggi della Commissione europea e membro del World Political Forum di Michail Gorbaciov[13]

Giudizi[modifica | modifica wikitesto]

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Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ P. Matvejević, Breviario mediterraneo, pp. 17-25.
  2. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag. 93
  3. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag. 31
  4. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag 39
  5. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag 79
  6. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag 81
  7. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag 82
  8. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag 88
  9. ^ Pedrag Matvejević, Breviario mediterraneo, pag 100
  10. ^ Predrag Matvejevic.Breviario Mediterraneo, pag 137
  11. ^ Predrag Matvejevic, Breviario Mediterraneo pag.177.
  12. ^ Breviario mediterraneo, p. 316.
  13. ^ da Official Homepage www.matvejevic.org


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]