Utente:Lucia Dalla/Sandbox

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Poemi conviviali
Frontespizio della seconda edizione
1ª ed. originale1904
Generepoesia
Lingua originaleitaliano

I Poemi conviviali sono una raccolta di 16 poemetti di Giovanni Pascoli composti tra il 1895 e il 1905, pubblicata nel 1904 presso Nicola Zanichelli. Nella seconda e definitiva edizione del 1905, il poeta vi aggiunse un nuovo componimento, I gemelli, per un totale di 17 poemetti, di varia estensione, quasi completamente composti in endecasillabi, sciolti o talvolta terzinati.

La raccolta è dedicata "All'amico Adolfo De Bosis" ("Adolfo il tuo Convito non è terminato. [...] e a te, o Adolfo, re del convito, consacro questi poemi"[1]). Il De Bosis era il direttore della rivista «Convito», su cui erano apparsi dapprima alcuni poemetti qui raccolti (donde l'attributo conviviali dato ad essi).

I poemetti sono preceduti da una prefazione (che si presenta come lettera al De Bosis datata Pisa, 30 giugno 1904), che si apre con il motto latino "Non omnis arbusta iuvant", ripresa in chiave antifrastica del verso tratto dalla IV Egloga delle Bucoliche di Virgilio "nonnullus arbusta iuvant humilesque myricae". Lo stesso verso era stato utilizzato da Pascoli come esergo in Myricae con la variante "Arbusta iuvant humilesque myricae".[2]

Nell’opera pascoliana è evidente una rievocazione della mitologia e dell’antichità sia greca che latina; tuttavia Pascoli, “rivoluzionario nella tradizione” (Contini), rende il mondo classico moderno aggiungendo  “un’inquietudine e un pathos nei quali si misura la distanza dalla classicità”.[2]

Tra i Poemi conviviali si ricordano soprattutto L'ultimo viaggio diviso a sua volta in XXIV canti, che riprende le avventure di Ulisse (si configura come una riscrittura dell’Odissea), Il poeta degli iloti (ispirato dalla nota autobiografica scritta da Esiodo in Le opere e i giorni, v. 650) e La buona Novella, posta in conclusione alla raccolta, che si suddivide in 2 canti a loro volta frammentati e che racconta la vicenda di Gesù Cristo ispirandosi al Vangelo di Luca, II, 8-19.

Il critico Giuseppe Nava nell'edizione dei Poemi Conviviali apparsa per Einaudi, giudica l'opera «il capolavoro della poesia pascoliana e una delle più alte espressioni della cultura letteraria di fine Ottocento».[2]

Adolfo De Bosis e il Convito[modifica | modifica wikitesto]

Pascoli ammette, nella lettera ad Adolfo De Bosis del 24 aprile 1895, che Solon è un canto “troppo letterario”, ricco di riferimenti al punto che “farebbe più per una dissertazione che per una poesia”. L’autore dei Conviviali inoltre spiega che l’ispirazione per la composizione del proemio viene dalle due possibilità per il nome Sapphô, “clara” in greco: se la poetessa fosse un personaggio mitico, il suo nome rappresenterebbe la “chiarità crepuscolare” e se invece fosse stata una persona in carne ed ossa avrebbe scherzato sulla sua onomastica. Un’altra “forzatura etimologica” proposta dallo stesso Pascoli è quella sull’etimologia di Faone, che significa Sole, a completare la suggestiva immagine del tramonto oltre l’orizzonte della Rupe di Leucade.

Il destinatario della lettera è anche strettamente connesso al titolo dell’opera. Come scrive Pascoli nella prefazione ai Conviviali “Adolfo, il tuo Convito non è terminato” facendo riferimento alla rivista fondata dall’amico, nella quale compare per la prima volta il poema nel 1895. Il tema del convivio ritorna con forza anche nel proemio come pretesto per introdurre il tema del canto, con una chiara derivazione da Omero, Od. IX, vv. 3-11[1]. Per Solon infatti la poesia è estrema fonte di allegrezza del convito.[3]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Poemi conviviali, Bologna, N. Zanichelli, 1904 (prima edizione).
  • Poemi conviviali, Seconda edizione accresciuta e corretta, Bologna, N. Zanichelli, 1905.
  • a cura di Angelo Sodini, Milano, Mondadori, 1934.
  • introduzione e testo a cura di E.Bonora, Alpignano,Stamperia A.Tallone ,pp.XXVIII-188, 1975
  • a cura di Giuseppe Leonelli, Milano, A. Mondadori, 1980, ISBN 88-04-40918-5
  • a cura di Giuseppe Nava, Torino, Einaudi, 2008, ISBN 978-88-06-18912-9
  • a cura di Maria Belponer, prefazione di Pietro Gibellini, Milano, BUR, 2009, ISBN 978-88-17-03874-4

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Giovanni Pascoli, Poemi conviviali, Rizzoli, 2010, pp. 7, 10, 15, ISBN 978-88-17-03874-4, OCLC 799760674. URL consultato il 18 aprile 2021.
  2. ^ a b c Matteo Pellegrini, Sul Pascoli "greco". I "Poemi Conviviali" fra storia della critica ed esegesi del testo, 2011, p. 3.
  3. ^ Giorgio Bàrberi Squarotti, I miti e il sacro : poesia del Novecento, L. Pellegrini, 2003, p. 55, ISBN 88-8101-150-6, OCLC 52713396. URL consultato il 18 aprile 2021.

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