Utente:Lasolda/Sandbox

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Anna Comba nacque nel 1930 a Torino e fu un’artista di avanguardia già dagli anni ‘60, fu una dei maggiori esponenti della mec art di Pierre Restany e tra le figure fondatrici del MAR (Movimento Arte Ricca), fu vicina inoltre al Nouveau Realisme in quanto “metteva” nelle opere cose trovate per trasformarle in elementi artistici.

Durante l’intero corso della sua vita fece un vero e proprio lavoro di ricerca, sperimentazione e confronto partendo da temi personali e sociali come la guerra in Vietnam, il consumismo, l’omofobia, il capitalismo, il sessismo, l’oppressione della religione cattolica e le lotte dei movimenti popolari per le rivendicazioni dei diritti e della libertà.

Rispetto alle varie tematiche che trattò nelle sue opere l’argomento che più le stava a cuore era quello delle condizioni della donna, infatti, durante la sua vita ebbe un lungo percorso di emancipazione e fu parte attiva della protesta.

Come dice la stessa artista “mi interessano le persone comuni; io vado in mezzo a loro, osservo, sento, registro. Poi nel mio studio rielaboro il tutto, cercando di trasfondere e concretizzare visivamente rabbia, forza, dolore, cioè i sentimenti veri.”

Il suo sguardo infatti era sempre rivolto verso le storie della gente comune e alle piccole donne che testimoniava attraverso le dive del cinema. Anna Comba, infatti, utilizza molto spesso il cinema come metafora e specchio della società avvalendosi di figure iconiche come Rita Hayworth e Marylin Monroe, la Comba viene descritta infatti come uno spirito diviso tra realtà e sogno.

In parallelo alla sua carriera artistica sviluppò, insieme al marito Duilio Gambino, il progetto della storica galleria Overstudio di piazza Vittorio nella loro città natale, Torino, dove partecipava sia come artista ma sia come figura produttiva. Duilio Gambino, marito di Anna Comba, era anche colui che esponeva le sue opere e che quindi era il gallerista della Comba.

Muore nel 2010 a Torino.

tecniche usate e stile

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Anna Comba fu una vera e propria sperimentatrice nelle tecniche che prediligeva mantenendo però uno stile personale e riconoscibile, in primis il collage, per cui utilizzava materiali come carta, giornali, rossetto, acrilico, matita, carboncini, fotocopie, la stampa fotografica su tela e carta in modo da andare a creare lavori come pagine di un diario che era insieme personale e collettivo, un unico testo politico e poetico fatto di immagini, ritagli, pittura e disegno.

Sperimentò anche nell’ambito delle performance portando avanti una ricerca che sarà sempre all’insegna della contaminazione e della sperimentazione.

Di certo nel suo stile artistico è il respiro di cinema che caratterizza fortemente le opere della Comba.

il tema delle donne

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Per Anna Comba il tema della donna, come abbiamo visto precedentemente, è fondamentale in quanto in primis l’artista stessa fa parte di questa categoria e in più la Comba proviene dai furenti anni’ 60 in cui ci furono svariate lotte per l’emancipazione femminile, un tema molto caro all’artista, in questo percorso di emancipazione della donna l’artista propone anche il tema del sesso e della sensualità, utilizzando un linguaggio esplicito e che non lascia spazio all’immaginazione, con un significato molto forte e potente sessualmente, in cui coinvolge sia donne che minoranze che socialmente non hanno mai avuto voce. Proprio per questo, come tante altre artiste femministe, cerca di lavorare sul linguaggio creandone uno nuovo, in modo da esprimere attraverso la sua arte questi concetti includendo quindi tutti i generi di minoranze.

Anche per quanto riguarda il mondo delle dive di Hollywood, figure stupende ma rese icone utilizzando il loro corpo come oggetto, venendo sessualizzate e mercificate, al posto di utilizzare i loro corpi per creare un'identità e soggetto, ciò che invece farà nei suoi lavori Anna Comba.

Il rapporto con Willy Darko

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Willy Darko era un fotografo, regista, videomaker, artista e collezionista di origine croate che visse a Torino, dove conobbe Anna Comba, iniziando così a collaborare. Infatti, Darko filmò varie sue performance, la Comba inoltre aiutò Darko intervenendo su sue opere.  

I due artisti, infatti, erano legati oltre che da un rapporto professionale anche da una profonda amicizia condividendo idee ed essendo legati anche dalla provocazione lavorando su temi comuni come la sessualità.

La vita artistica

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La sua vita artistica comincia a diciott’anni con una personale di disegni incentrati sulla figura umana, in una sorta di catalogo anatomico. A ventun’ anni scopre ed entra a far parte del gruppo di artisti appartenenti alla Mec-Art come unica donna.  

Iniziano da qui i primi collage, composizioni dure e taglienti di valenza politica e sociale, un freddo reportage che riporta ciò che accadeva nel mondo. Accuse all’intervento statunitense in Vietnam, al consumismo, al sessismo, ma anche missioni spaziali e grattacieli, Tenco, la fame dei popoli.

Oramai già addentrati negli anni Settanta, iniziano a comparire i lavori sul mondo del cinema, a partire da una serie che rievocava le iconiche dive di Hollywood, in una carrellata targata ‘78/‘79 che cominciava con le enigmatiche divine del muto, e poi con l’esposizione “Oh effimera me, oh effimera te” dedicata a Marilyn Monroe nel ‘79, seguita nell’81 da Rita Hayworth in “Anche Gilda aveva un’anima”. Anna vive il sogno del cinema ma allo stesso tempo ne critica il cinismo e il consumismo, con una sorta di presa di coscienza della propria identità femminile, dove ci parla di queste due femme fatale viste come vittime della mercificazione di sé stessa da parte dello star system, specchio della società. Insieme alle dive Hollywoodiane diventerà un po’ la firma dell’artista la bocca rossa sensuale schiusa con accanto un rossetto a forma di fallo, simbolo della pornostar Xaviera Hollander nella sua rubrica di consigli “Call me madam”.

È nel ‘96 che l’artista reintroduce nel suo linguaggio l’intervento grafico e pittorico, sovrapposti alla tecnica del collage, alla tecnica meccanica della fotografia.  

Con la mostra “Dedicato a te” del ‘96 Comba si rigetta nel flusso della vita vera, in un lavoro che era “dedicato a tutti”. La superficie si fa quindi più materia viva e fisica, spessa, tessuta di strappi, accostamenti, trasparenze, disegni a carboncino e matita, colore rosse. Un universo iconografico graffiante e sfacciato, che usa l’ironia per giocare e rompere le convinzioni, scegliendo spesso come soggetto principale il sesso.

Due anni dopo torneranno le dive di Hollywood con il ciclo “Urlo” dove cinema, quindi la finzione, si fonde con il Neorealismo e il cinema Neorealista. “Mi interessa la drammaticità dell’essere umano, dar voce a coloro che cozzano tutti i giorni contro la durezza della vita quotidiana”. Locandine e fotogrammi della storia del cinema italiano e internazionale diventano i tasselli con cui Comba racconta la difficoltà del vivere, il sapore della fame, l’odore della disperazione, in composizioni visivo-narrative di un’attualità che torna sempre.

A partire dal ‘78 iniziano le prime performance, la sua prima fu quando nel Mulino Feyles di Torino partecipa alla manifestazione “Non Stop” con “Call me madam”, assemblando a parete decine di immagini della storica bocca con rossetto fallico tratto da Penthous, che in quel momento si consacra a vera icona. Poi vi interviene sopra con altri strappi e altri collage.

Nell’ 80 dà vita al Ritratto Ovale una performance di stampo letterario, ispirata a Poe, in giro per il castello di Kira Datrino e Torre Canavese, dove Anna, ritratta da Paolo Pellion, si muove in una cinquantina di frame color seppia, alla ricerca di un passato che l’ha già vista protagonista con un altro nome femminile e un altro abito. Sembra di respirare le atmosfere noir/horror di alcuni b-movie americani anni Sessanta, ambientati in antiche magioni dove aleggiavano spiriti e misteri terribili. Ma viene in mente anche Hitchcock, e Anna riprende il fil rouge delle sue eroine dalla doppia vita e i tanti segreti, e Anna per prima quindi un’attrice guidata dalla regia di Pellion.

Negli anni ‘90 invece esce all’aperto, va per fiumi, boschi, mercati generali e colline, animando performance di spiritualità artistica, che parlano di multietnicità, martiri contemporanei, maschere dell’identità, storia del cinema. Azioni solitarie, pellegrinaggi dell’era moderna sempre seguiti dall’obbiettivo fotografico di Paolo Pellion e dalla telecamera di Willy Darko.  

Nel ‘98 in “multietnico” esplora il mercato di Porta Palazzo, a fine giornata, con i resti di frutta e verdura mescolate ai cartoni che mostrano il coacervo di etnie intorno al quartiere torinese.

Nel ‘99 produce un rotolo lungo sedici metri intitolato “San Sebastiano 2099 ovvero Anima di carne” dove presenta una serie di collage ininterrotti a simulare un affresco dove rappresenta i martiri moderni, quelli soli/gli emarginati/i barboni/i malati di AIDS/i gay/i drogati/Pasolini, fu srotolato nel Po e fatto scorrere per chilometri per poi essere recuperato, diviso in piccole parti, come reliquie sacre di moderni santi laici.

Nel 2000 una performance dedicata all’elemento del fuoco, intitolata “Oltre le maschere", concentrata attorno a un grosso falò su una collina delle Langhe, dove furono bruciate quasi come in un sabba d’arte le opere dell’artista, per gettare le maschere e aspirare a una purificazione.

Nel 2001, infine, Anna Comba entra in un cinema torinese dei primi del secolo, in fase di ristrutturazione per nascere come multisala, qui ripercorre la storia del cinema, fotografata da Dario Lanzardo. Il punto di arrivo del vecchio cinema e allo stesso tempo l'inizio per il cinema tecnologico del futuro.

Anna Comba "Non ho sonno" olio e tecnica su tela cm 100x70

Anna Comba "Asimmetrie artificiali"

Anna Comba "natura morta con birre"

Anna Comba "max factor's dream"

Anna Comba "l'importante è fuggire"

Anna Comba "Week-end" fotografia su tela

manifesto dell'esposizione alla Galleria Luna2

Anna Comba "Lola corre" mista, pittura e collage su cartone cm 100x70  

Anna Comba, omaggio all'artista caduta nell'oblio - Arte - Ansa.it

Anna Comba | Archivio Michelangelo

Anna Comba - JKs'Gallery (jksgallery.com)

Anna Comba | Artribune

Archivio della Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre Onlus - L'Aquila

Anna Comba pittura cinema pittura

Articolo della rivista “Arte” - Quando l’Italia era pop