Utente:Giovanni52/sandbox

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Mario RocchiVismara (Montecreto, 23 agosto 1913Modena, 19 ottobre 2014) è stato un prete e filantropo italiano.

Realizzò, negli anni quaranta a Modena, un centro di sostegno umanitario, denominato Città dei Ragazzi, per il recupero e l'avviamento professionale dei bambini e dei giovani che nel dopoguerra erano abbandonati o sopravvivevano in modo precario.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Don Rocchi fu ordinato sacerdote il 2 aprile 1938. Fu assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica di Modena dal 1945 al 1955, insegnante di scienze nel Seminario modenese e direttore spirituale nello stesso, Vicario generale della Diocesi di Modena dal 1963 al 1975.

Don Rocchi iniziò il suo sacerdozio, adottando la lezione di don Bosco, nell’oratorio del quartiere Saliceta San Giuliano di Modena. In seminario e durante gli anni di guerra, maturò convinzioni e ideali profondi, grazie all’amicizia con don Elio Monari e a quella con i cosiddetti partigiani bianchi.

Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si impegna con don Monari ad aiutare i militari sbandati e gli ex prigionieri alleati, che stavano per essere deportati in Germania, per farli fuggire e ritrovare la libertà. Tra i soldati inglesi ci fu il Maggiore Peter Lewis che, dopo essere stato nascosto a Modena per due mesi nella casa di Mario Lugli, riuscì a fuggire in Svizzera con l’aiuto di partigiani italiani. </ref>[1] </ref>[2] </ref>[3]

Nel 1944 ebbe l’idea di creare la Città dei Ragazzi per dare educazione e formazione tecnica ai giovani poveri di Modena che avrebbero dovuto convivere con le difficoltà del dopoguerra. Nel 1947 l’Arcivescovo Boccoleri pose la prima pietra della prima casa che si sviluppò in un’area di 30 mila metri quadrati posta in Via Tamburini a Modena ed acquistata con il supporto di Giuseppe Vismara, proprietario della cartiera di S. Cesario sul Panaro. La voglia di don Rocchi di fare qualcosa per i giovani, si scontrò con la carenza di fondi e risorse tipica del dopoguerra, ma in suo aiuto arrivarono i contributi ricevuti da benefattori piccoli e grandi: dall’importatore Mario Lugli (che nella sua casa di via Ganaceto a Modena aveva nascosto prigionieri inglesi), da don Sante Bartolai, nato a Highland Park nell’Illinois da emigrati modenesi e tornato in Italia prima della seconda guerra, il quale coinvolse la comunità italiana emigrata nell’Illinois, dal senatore Giuseppe Medici. Nel 1953 fu inaugurata da Lord Mancroft, rappresentante personale di Elisabetta II, del maresciallo Alexander, già capo delle forze alleate e del generale Eisenhower, presidente degli Stati Uniti, la seconda casa, costruita con il supporto finanziario degli ex prigionieri inglesi per ringraziare don Rocchi dell’aiuto ricevuto durante la guerra. Tra di loro anche il maggiore Lewis che dopo la guerra era giornalista a Londra e che diede un formidabile supporto, con articoli giornalistici, alla raccolta di fondi in Inghilterra : «nelle città e nelle campagne rischiarono la tortura e la morte per aiutare i prigionieri alleati a ritrovare la libertà. Subito dopo l’armistizio c’erano 20 mila prigionieri di guerra britannici di cui la maggior parte fuggì. Quello che stiamo facendo ora, raccogliendo fondi per una delle case nella Città dei Ragazzi, compenserà una piccola parte del debito di gratitudine che tanti di noi hanno». Tanto che un contributo di alcuni milioni di lire degli anni Cinquanta arrivò anche dalla regina Elisabetta.

Nel 1955 don Rocchi fu uno dei 5 contatti in Italia (gli altri furono Mario Borrelli a Napoli, Danilo Dolci a Partinico, Vito Santo Longo ad Alberobello, Eileen Walters al Campo profughi di Carinaro) che organizzarono viaggi di vacanza di ragazzi italiani presso famiglie inglesi. </ref>[4] Il programma fu svolto in collaborazione con IHC (International Help for Children), un’organizzazione inglese fondata nel 1947 con lo scopo di offrire vacanze ai bambini europei in stato di povertà a causa della seconda guerra mondiale. </ref>[5] </ref>[6] </ref>[7]

Dal 1947 la struttura della Città dei Ragazzi ha svolto e svolge un ruolo educativo basilare nella storia della comunità emiliana. Ogni anno tanti giovani sono stati avviati allo studio, alla formazione professionale con i corsi qualificati e poi al lavoro, oltre che alla pratica sportiva. Migliaia di ragazzi hanno vissuto e studiato nella Città dove oggi sono ospitati circa 250 giovani.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonino Leonelli, I 50 anni della città dei ragazzi di Modena. Modena, Tipo-Litografia Paltrinieri, 1997
  • Roberto Vaccari, La città dei ragazzi. Modena, T.E.I.C., 1987