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Uberto Mostacciolo, (o Umberto Mostacciolo, Uberto Mostazzolo, Ubertino Mostacciolo di Piacenza) (Piacenza, XIII secoloSicilia, XIII secolo), è stato un militare italiano, capo della colonia di Lombardi che ripopolò nel XIII secolo Aidone in Sicilia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Uberto Mostacciolo cavaliere di Piacenza, ricordato da Tommaso Fazello nel suo De Rebus Siculis Decades DuaeErrore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: i ref privi di nome non possono essere vuoti, secondo il quale ottenne in concessione terre e privilegi da Federico II per portare una colonia di lombardi dalla natia Piacenza nelle terre di Piazza Armerina, "allora quasi deserta"Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: i ref privi di nome non possono essere vuoti. Coloni che in seguito avrebbero colonizzato la vicina Aidone. Tuttavia, secondo Illuminati Peri [1] un cognome ignorato dalle fonti e dall'araldica di Piacenza

Studi italiani di linguistica teorica ed applicata, Volume 34 Contributor Università di Bologna. Centro interfacoltà di linguistica teorica e applicata Publisher Liviana editrice., 2005


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 1959, 269


[…] Diconsi molte cose sulla sua origine: l'appella città recente fondata dal conte Ruggiero il Gaetani nelle Animadvers. Alle vite dei Ss. Sicil.; dicela il Fazello ingente e popolosa, poiché “i Lombardi ed i Galli venuti in Sicilia col conte Ruggiero promiscuamente l'abitarono, quindi gli abitanti usano il linguaggio lombardo ed il francese, sebbene corrottamente. I Nicosiani di entrambi i sessi, prosegue, si hanno anche di singolare, che per l'altezza del corpo e per la bellezza della bocca e del volto sorpassano tutte le altre genti di Sicilia, e si addimostrano discendenti dai Franchi, dai Normanni, e dai Lombardi, dei quali sono colonia.” Vito Amico.

Bibliografia:[modifica | modifica wikitesto]

Lotte e rivalità tra i Mariani (o Marianesi) e i Nicoleti (o Nicolesi, Nicolini)[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariano La Via, Rivalità e lotte tra Mariani e Nicoleti in Nicosia di Sicilia, 1898


Apollonia
EpocaColonizzazione greca
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneSan Fratello
Amministrazione
EnteSoprintendenza ai beni culturali di Messina
Visitabilesi
Sito webnebrodi.eu/nebrodiart/it/pin.php?m=1&idP=208

Apollonia (greco Απολλωνία, anche conosciuta come Apollonia di Sicilia), fu un insediamento greco nel nordest della Sicilia. Di essa parla Diodoro Siculo[1]. Secondo alcuni studiosi sarebbe da identificare con Pollina[2], secondo altri sarebbe vicina ad Alesa e a Calatte e sorgeva nelle vicinanze dell'odierna San Fratello. Oggi c'è un generale consenso nell'identificarla con

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La presenza di resti della città, identificata come tale solo da alcuni studiosi tra cui Luigi Bernabò Brea era nota da tempo sul promontorio di Monte Vecchio di San Fratello che permetteva una visione della costa fino a Messina. Il primo a identi care S.F. con Apollonia fu Julius Schubring (C 1866; identicazione accolta in seguito da Adolf Holm ed Edward Freeman)


Non era tuttavia stata effettuata una vera ricerca archeologica. Nel periodo tra il 2003 e il 2005 mediante l'utilizzo di fondi POR Sicilia 2000-2006 sono state intraprese 3 campagne di scavo. È stata scavata l'acropoli del sito che si presenta molto esteso.

Era considerato un luogo sacro perché si pensava che un essere celeste fosse precipitato nei pressi del promontorio creando un cratere ancora oggi visibile guardando ad ovest in direzione di Cefalù[senza fonte]

L'identificazione del sito nei pressi di San Fratello con l'Apollonia della prima metà del IV secolo a.C. è quasi certa in base alla catalogazione di monete e di ceramiche ritrovate. Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: i ref privi di nome non possono essere vuoti

Pochi sono di fatto i riferimenti storici al sito. La città sarebbe stata fondata da Dionigi di Siracusa come avamposto contro i Cartaginesi. Il sito sembra sia stato occupato tra la fine del IV secolo a.C. e la prima metà del III secolo a.C.. Secondo Diodoro Siculo fu sotto il dominio di Leptines, il tiranno di Engyon fino a quando, nel 342 a.C. ad opera di Timoleonte ambedue le città ne furono rese libere. [3]. Nel 307 fu sottomessa e saccheggiata da Agatocle[4]. Nel 73 a.C. fu depredata della statua in bronzo di Apollo (il cui culto dava nome alla città) dai romani di Marco Terenzio Varrone Lucullo[L'episodio è dubbio] e rimase sotto il dominio di Roma. La città quindi risorse e fu abitata (in periodo romano) tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. Durante il I secolo a.C. subì le conseguenze della predatoria azione di Verre [5]. Dopo risulta sia stata abbandonata.

Il sito fu ripreso e riedificato nella prima parte del XII secolo sulle rovine ellenistico-romane tra il regno di Ruggero II e il regno di Guglielmo I durante la latinizzazione della Sicilia. Successivamente decadde per sempre.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bonanno-Perrotta, p. 13
  2. ^ Bonanno-Perrotta, p. 14
  3. ^ Diodoro Siculo, 16.72.6
  4. ^ Diodoro Siculo, 20.56
  5. ^ Cicerone, Verrine, 3.43.103

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carmela Bonanno, Giovanni Perrotta, Apollonia: indagini archeologiche sul Monte di San Fratello, Messina, 2003-2005 , L'Erma di Bretschneider, (2008).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]