Utente:Fanny Dal Ry

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Fanny Virginia Maria Dal Ry (Verona, 9 luglio 1877Neirone, 19 dicembre 1961) è stata un'educatrice, giornalista e pacifista italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Genova

Fanny Virginia Maria Dal Ry nacque a Verona il 9 luglio 1877 dal padre Costante Dal Ry e dalla madre Giovanna Pintarelli. Entrambi i genitori provenivano dal Trentino: il padre era nativo di Nanno mentre, la madre di Trento ma si trasferirono a Verona nel 1872. All'anagrafe il cognome originario "Dal Ry" venne italianizzato in "Dal Ri"[1]. Faceva parte della famiglia anche il fratello maggiore, di tre anni più grande di nome Cesare Luigi Dal Ry. Fanny Dal Ry trascorse parte della sua infanzia in Eritrea con il padre, trasferito per motivi lavorativi ma nel 1897 vennero rimpatriati[2]. Subito dopo conseguì il diploma di maestra elementare superiore all'età di 20 anni e successivamente si trasferì a Genova. In questa città conobbe Ezio Bartalini all'interno della redazione del giornale «La Pace» con il quale si unì in matrimonio. Successivamente si separò dal marito, con il quale mantenne ottimi rapporti tanto da raggiungerlo esule in Turchia al momento dell'instaurazione del governo fascista. All'inizio degli anni Trenta conobbe un ufficiale di carriera, Felice Boero con il quale si sposò per la seconda volta. Dopo la caduta del fascismo non riprenderà più le attività politiche, giornalistiche e né tanto meno il suo lavoro di maestra. Trascorse i suoi ultimi anni tra Genova e la Riviera ligure appassionandosi ai culti esoterici. Il 19 dicembre 1961 morì a Neirone.[3]

Maria Montessori 1913

Attività giornalistica e letteraria[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1898 venne assunta dal comune di Genova per svolgere il ruolo di maestra elementare e contemporaneamente sviluppò interessi inerenti la pedagogia, e infatti partecipò al corso estivo di Pedagogia scientifica tenuto dal dottor Ugo Pizzoli in cui intervenne Maria Montessori[4]. Grazie alle conoscenze acquisite durante il corso e i legami instaurati soprattuto con Montessori, Fanny Dal Ry nel 1905 entrò nel Comitato di redazione della rivista milanese «La Nuova Scuola», e, nello stesso anno iniziò la collaborazione con il giornale «La Pace», quindicinale, antimilitarista diretto da Ezio Bartalini dove rimarrà fino al 1915[5]. In questo contesto conobbe Ezio Bartalini, politico e giornalista italiano impegnato su linee antimilitariste e socialiste che influenzerà la carriera e le idee politiche di Dal Ry. Fanny dal Ry scriverà anche su «Il Lavoro», «Tribuna del Popolo», «Il Libertario» e «Il Pensiero»[6]. Mentre svolgeva il lavoro come insegnate e giornalista, Fanny Dal Ry tradusse alcune opere dal francese all'italiano come Leur Patrie di Gustavo Hervé, che uscirà alla fine dell'anno 1907 nella rivista «La Pace», con il titolo La patria di lor signori[7]. Tra il 1908 e il 1911 intensificò la sua attività editoriale attraverso le pubblicazione di libri: nel 1908 Figlio unico, un racconto breve, nel 1911 due volumi intitolati Nozioni di Pedagogia Scientifica, Scienza e Libertà e La scuola e l'evoluzione sociale[8]. Tra il 1911 e il 1912 divenne vicedirettrice della Scuola autonoma "per deficienti" istituita dal Comune di Genova a cui dedicò un volume intitolato L'infanzia anormale. L'opera più importante scritta da Fanny Dal Ry fu Giù le armi!, un insieme di scritti e articoli pregnanti di pensieri e riflessioni antimilitaristi e pacifisti di cui pubblicò l'edizione definitiva nel 1920[9]. Tra gli anni Dieci e gli anni Venti del Novecento Fanny Dal Ry fu impegnata all'interno delle organizzazioni pacifiste e femministe, perciò nel volume Giù le armi! racchiuse le esperienze e le riflessioni maturate negli anni di militanza. In coincidenza con l'introduzione del giuramento di fedeltà al fascismo nelle scuole italiane, Dal Ry lasciò la propria professione da insegnante e vicedirettrice andando in pensione anticipata. Durante il periodo fascista si trasferì in Turchia dal suo amico ed ex marito Ezio Bartalini interrompendo le sue attività di giornalista, scrittrice, maestra e militanza nel pacifismo e femminismo. Nel secondo dopoguerra non avrà più l'energia per riprendere il suo impegno politico e sociale.

Fanny Dal Ry e il femminismo[modifica | modifica wikitesto]

L'adesione al femminismo di Fanny Dal Ry derivava principalmente dalle sue esperienze personali pregresse, ovvero dall'emancipazione economica che ottenne molto presto quando venne introdotta nel mondo dell'insegnamento, dalla militanza politica all'interno del Partito Socialista Italiano e dall'impegno nelle lotte operaie. Fin da bambina Dal Ry rifiutava l’idea del matrimonio, sebbene fosse ritenuta l'unico impegno adatto ad una ragazza di origini borghesi. Come lei, nel primo decennio del Novecento erano molte le donne indipendenti e nubili nell'Italia del nord, soprattutto maestre che rivendica la parità salariale che contemperava il riconoscimento sostanziale tra i generi. Inoltre, le maestre e donne che lottavano per l'emancipazione cercavano di uscire dal ruolo materno imposto loro dalla società con l'obbiettivo di formare un modello di maestra-donna più autonoma e vicina al Partito Socialista e alla Camera del Lavoro[10]. Fanny Dal Ry scrisse diverse opere sulla condizione delle donne nell'epoca dello sviluppo industriale, ovvero Scienza e libertà e La funzione biologica della donna pubblicato sul giornale «La Pace» nel 1903, in cui l’autrice analizzò il passaggio dalle donne dal lavoro riproduttivo a quello produttivo. Secondo l'analisi sulla condizione femminile espressa da Fanny Dal Ry era possibile distinguere le donne in tre categorie: le appartenenti “all’avanguardia del movimento femminista”, ovvero donne intellettuali e studiose impegnate nelle lotte femministe per raggiungere l'indipendenza dagli uomini anche a costo di rinunciare ai sentimenti e all'amore materno. Le donne lavoratrici, divise tra il lavoro sociale, ovvero al di fuori delle case, e le cure domestiche. A causa della loro condizione economica erano costrette a lavorare nelle fabbriche ad esempio, per questo erano più frustrate, però considerate pioniere del femminismo perché aprirono la strada al concetto di “donna nuova” (il termine identificava la cesura che sancisce il passaggio dalla donna tradizionale, ovvero quella assoggettata al compiacimento maschile ed esclusa dalle attività pubbliche e sociali a donne nuove capaci di oltrepassare la sfera individuale ed entrare nella collettività attraverso la costituzione di una classe sociale propria)[11]. La terza categorie di donne descritta da Fanny Dal Ry era quella delle cosiddette "donne di casa" impegnate nella cure domestiche e "mantenute da un uomo" per questo le considera delle parassite della società che ostruiscono l'emancipazione femminile[12]. Le posizioni femministe di Dal Ry si rintracciano soprattutto nell'ambito del lavoro: la maestra era convinta che il lavoro fuori casa, causato dalle mutate condizioni economiche e industriali, non fosse un ostacolo per la maternità, già compromessa dall'estenuante lavoro domestico, da un alimentazione insufficiente e dall'ignoranza. Per lei erano necessarie politiche che potevano integrare le donne nella società partendo dall'istruzione. Dal canto suo Dal Ry invitava i socialisti ad istituire "scuole speciali per giovinette" in cui le ragazze venivano seriamente preparare a diventare madri, così da generare figli e famiglie più sane[13]. In questo senso, il pensiero femminista e l'adesione al socialismo di Fanny Dal Ry procedevano in parallelo.

Il pensiero pacifista e antimilitarista[modifica | modifica wikitesto]

Lev Nikolajevitsj Tolstoj, fotografi 1906

La collaborazione con Ezio Bartalini nel giornale «La Pace», la vicinanza al movimento socialista e l'impegno nelle lotte operaie determinarono lo sviluppo del pensiero pacifista e antimilitarista espresso da Dal Ry in diversi suoi articoli e nella sua opera maggiore, ovvero Giù le Armi![14], pubblicata dopo la Prima guerra mondiale per volontà della libreria editrice La Pace[15]. Le idee pacifiste della maestra affondavano le radici nelle critiche rivolte agli eserciti e le pratiche militari. Durante le manifestazioni operaie degli anni dieci del Novecento, in cui si contestavano le spese militari e la scelta dell'Italia di entrare nella Triplice Alleanza, si alimentavano proteste antimilitariste. Inoltre, le insurrezioni nelle piazze da parte dei socialisti, soprattuto in Italia meridionale venivano represse dagli eserciti in maniera brutale determinando crescenti opposizioni tra il popolo e le istituzioni[16]. Fanny Dal Ry era immersa in queste dinamiche, perciò fu in grado di analizzare con profondità psicologica e sociologica le relazioni di potere all'interno dell'esercito. Grazie alla sua formazione psico-pedagogica, la maestra veronese tentò di spiegare come la violenza esercitata dai soldati negli apparti militari era un "automatismo funzionale", cioè la ripetizione di movimenti automatici in seguito ad un determinato stimolo suggerito durante gli addestramenti[17]. Tale processo determinava le azioni dei soldati; perciò per il principio della legge anatomico-fisiologica, dopo l'ordine ricevuto i militari agiscono usando la violenza anche senza essere dei criminali. Fanny Dal Ry, così come Tolstoj faceva risalire l'attitudine all'obbedienza degli eserciti alla persuasione intrinseca nei rapporti tra le classi e nelle modalità del lavoro industriale considerato servile, sfiancante e ripetitivo capace di annullare il pensiero[18]. Inoltre, Fanny Dal Ry affermava l'appartenenza dei soldati alla classe proletaria e quindi al popolo ma a servizio della borghesia perchè ignoranti e, in parte impauriti dalla condizione di miseria in cui potevano ricadere.

I suoi articoli da cui emergeva pensieri antimilitaristi avevano uno stile narrativo ed esulavano dalla standardizzazione tipica dell'epoca, cioè l'immagine del soldato costretto ad arruolarsi per il bene della patria e della famiglia che lasciava moglie e figli nel dolore. La sua concezione rispecchiava la realtà di uomini e donne costretti a vivere in un sistema sociale considerato ingiusto, che permetteva agli uomini di arruolarsi come soldati e compiere mostruosità, violenze e assassinii generando sofferenze all'umanità[19].

In diverse occasioni Fanny Dal Ry si rivolse alle madri dei soldati invitandole a negare l'arruolamento dei proprio figli nell'esercito, sebbene considerasse il distacco tra madri e figli un atto "innaturale". Secondo Dal Ry, le madri in quanto tali possedevano un diritto "naturale" e "superiore" a qualsiasi altra imposizione, perciò potevano opporsi all'ingresso dei figli nelle milizie poiché, quest'ultime negavano la relazione tra le madri e la prole[20]. Tale riflessione venne maturata nel 1908, all'indomani della guerra di Libia, quando ci fu il tentativo giolittiano di estendere la leva anche ai figli unici[21].

In conclusione, è possibile valutare le sue posizione ideologiche collocate tra il socialismo rivoluzionario, umanitarismo pacifista, anarchismo con interessamenti verso il femminismo emancipazionista con considerazioni più "conservatrici" in riferimento all'analisi del rapporto madre-figlio. Le idee di Fanny Dal Ry la indussero a schierarsi contro la guerra di Libia e l'ingresso del Regno d'Italia nella Prima guerra mondiale[22].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Scienza e libertà,1903
  • La funzione biologica della donna,1903
  • La patria di lor signori, 1907
  • Figlio unico,1908
  • Nozioni di Pedagogia Scientifica, Scienza e Libertà, 1911
  • La scuola e l'evoluzione sociale,1911
  • L'infanzia anormale,1912
  • Giù le Armi!,1920

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, Storia e problemi contemporanei. Resistenza femminismo, n°4, luglio-dicembre 1989.
  2. ^ Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry, Donne nella Grande Guerra, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 193-205.
  3. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei, n°4, luglio-dicembre 1989, pp. 87-107.
  4. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei. Resistenza femminismo, n°4, luglio-dicembre 1989.
  5. ^ Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry, Donne nella Grande Guerra, Bologna, Mulino, 2014, pp. 193-205.
  6. ^ Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry, Donne nella Grande Guerra, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 193-205.
  7. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo,, in Storia e problemi contemporanei, n°4, 1989, pp. 98-105.
  8. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei, n. 4, luglio-dicembre 1989, pp. 87-107.
  9. ^ Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry, Donne nella Grande Guerra, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 193-205.
  10. ^ Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry, Donne nella Grande Guerra, Bologna, Il Mulino, pp. 193-205.
  11. ^ Michela De Giorgio, Le Italiane dall'Unità a oggi, Bari, Laterza, 1993.
  12. ^ Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry, Donne nella Grande Guerra, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 193-205.
  13. ^ Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry, Donne nella Grande Guerra, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 193-205.
  14. ^ Gabriella Oldrini, "Giù le armi!" L'appello di Fanny Dal Ry e del giornale "La Pace", Gli intellettuali e la Grande Guerra. Scrittori, artisti politici italiani nella Prima Guerra Mondiale tra interventismo e opposizione, n. 437-455.
  15. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei, n. 4, luglio-dicembre 1989, pp. 87-107.
  16. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei, n. 4, luglio-dicembre 1989, pp. 87-107.
  17. ^ Bruna Bianchi, Il militarismo, la maternità, la pace. Voci dal femminismo italiano (1868-1918), a cura di Nadia Maria Filippi, Parlare di pace in tempo di guerra. Bertha von Suttner e altre voci del pacifismo europeo, Accademia Roveretana degli Agiati, 2014, pp. 12-14.
  18. ^ Bruna Bianchi, Il militarismo, la maternità, la pace. Voci dal femminismo italiano (1868-1918), a cura di Nadia Maria Filippi, Parlare di pace in tempo di guerra. Bertha von Suttner e altre voci del pacifismo europeo, Accademia Roveretana degli Agiati, 2014, pp. 12-14.
  19. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei, n. 4, luglio-dicembre 1989, pp. 87-107.
  20. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei, n. 4, 1989 luglio-dicembre, pp. 87-107.
  21. ^ Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo, in Storia e problemi contemporanei, n. 4, luglio-dicembre 1989, pp. 98-105.
  22. ^ Elena Bignami, " Se la guerra la facessero le donne". L'opposizione delle anarchiche italiana alla guerra (1903-1915), in «DEP, Deporti, esuli e profughe», n. 31, Università Ca' Foscari di Venezia, luglio 2016, pp. 56-57.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Elena Bignami. Se le guerre le facessero le donne. L'opposizione delle anarchiche italiane alla guerra (1903-1915) in «DEP» n° 31, 2016, pp. 54- 85.
  • Simona Tagliaventi, Socialista, femminista, antimilitarista. Fanny Dal Ry in Donne nella Grande Guerra, il Mulino, Bologna, 2014, pp. 193-205.
  • Lidia Mangani, Fanny Dal Ry. Una maestra elementare tra femminismo e pacifismo in «Storia e problemi contemporanei» II, n° 4, 1989, pp. 87- 107.
  • Bruna Bianchi, Il militarismo, la maternità e la pace. Voci dal femminismo italiano (1868-1918) in Parlare di pace in tempo di guerra. Bertha von Suttner e altre voci dal pacifismo europeo a cura di Nadia Maria Filippi, Accademia roveretana degli agiati, Rovereto, 2015, pp. 9-38.
  • Ruggero Giacomini. Antimilitarismo e pacifismo nel primo Novecento italiano. Ezio Bartalini e "La Pace" 1902-1915, Franco Angeli, Milano, 1991.
  • Gabriella Oldrini, "Giù le armi!": l'appello di Fanny Dal Ry e del giornale "La Pace" in Gli intellettuali e la Grande Guerra. Scrittori, artisti politici italiani nella Prima Guerra Mondiale tra interventismo e opposizione V. II, Lulu.com, 2016, pp. 437- 446.
  • Fanny Del Ry, Non più sarà chiamato eroe l'uccisore dei suoi simili in «Azione non violenta», n° 614, marzo-aprile 2016, pp. 32-33.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]