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Carmen Nanotti in Margaro[modifica | modifica wikitesto]

Carmen Nanotti in Margaro (Saint-Symphorien, FRANCIA, 1924- TORINO, 2016) fu una resistente piemontese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carmen Nanotti nacque da una famiglia piemontese emigrata in Francia da tempo .

[1] Renato Martorelli, ANPI

Il primo contatto antifascista che ebbe non fu in famiglia, benché suo padre fosse contrario al regime, ma avvenne quando nel suo paesino arrivarono dei ragazzi spagnoli comunisti fuggiti  prima dello scoppio della guerra civile nel ‘36 con cui lei strinse amicizia e che le diedero una prima infarinatura del pensiero comunista. Molti di loro poi tornarono in Spagna per combattere come volontari.

Quando l’Italia dichiarò guerra alla Francia tutti I membri della sua famiglia persero il lavoro, in quanto stranieri, e per questo Carmen  nel 1942 si trasferì dalle sorelle della madre a Torino, dove fu assunta prima in una piccola azienda, poi  in Fiat Mirafiori, in fonderia. Qui collaborò, pur senza aderirvi, all'organizzazione degli scioperi del marzo ’43.

Durante i bombardamenti, quando tutti scendevano nei rifugi, affiggeva  “l'unità’” in vari luoghi della fabbrica [1].

Il ruolo nella Resistenza e nei "Gruppi di Difesa della Donna"[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'8 settembre ebbe inizio il suo impegno nella resistenza.

In questo periodo Carmen iniziò a trasportare rivoltelle per i partigiani. Una volta ad esempio dovette portare al Valentino una borsa di cui non conosceva il contenuto,  consegnarla a due ragazzi in cambio di un’altra. Allora finse di essere fidanzata con uno dei due ragazzi mentre l’altro faceva lo scambio: alla fine scoprì che nella borsa erano contenute due rivoltelle.

Alla Fiat, allora trasformata in industria bellica per via della guerra, Carmen ha raccontato che spesso e volentieri lei manometteva le “anime” dei motori.

A Torino entrò a fare parte della Resistenza: e poi al rifornimento di armi ai partigiani.

Inoltre entrò in contatto con i “gruppi di difesa della donna” che  facevano pure il soccorso rosso. Nel ‘44, insieme ad altre compagne, partecipò all’assalto ai Docks, magazzini da cui prelevarono beni di prima necessità

Carmen ha dichiarato nell’intervista pubblicata sul canale della città di Torino per  70° anniversario dall'introduzione del suffragio universale di non aver mai provato davvero paura durante la sua   attività’ di  da resistente, anzi, ha  detto spesso che fin dal primo momento in cui arrivò a Torino iniziò a parlar male in pubblico del fascismo; un episodio paradigmatico di questo comportamento fu quello che avvenne su un tram che era stato fermato dai fascisti; uno di questi disse che ormai la Germania aveva vinto la guerra, dal momento che i soldati tedeschi erano quasi arrivati a Stalingrado, e Carmen rispose che anche se i nazisti erano stati in grado di arrivare fino a lì essi non potevano vincere, perché quella guerra  non era una guerra giusta, e che altri avrebbero fatto in modo che vincessero i russi. Carmen però fu subito zittita da un passeggero e dall’autista del tram, che altrimenti avrebbero dovuto denunciarla alla polizia.

Un altro episodio di grande tensione si verificò quando alcuni poliziotti entrarono nel suo palazzo diretti però al piano superiore dove pensavano che si fosse rifugiato un ragazzo scampato alla fucilazione al Martinetto.

Un episodio che la segnò particolarmente fu il funerale di Libera e Vera Arduino, quando molte partigiane vennero arrestate dai fascisti e sottoposte ad interrogatori.

Carmen ha raccontato in un’intervista (2) rilasciata in occasione del 70° anniversario dell'introduzione del suffragio universale che, mentre la portavano in un camion dal cimitero al luogo dell’interrogatorio, lei masticò i documenti compromettenti che aveva con sé, ma conservò le foto di alcuni partigiani  che sarebbero poi servite a creare passaporti falsi, e osò fingere che fossero tutti suoi fidanzati, dal momento che non era conosciuta a Torino.

Venne poi scarcerata non molto dopo il suo arresto perché  poté esibire il suo vecchio doppione del tesserino della Fiat.

Le giunse notizia dell’ormai prossima liberazione, il 24 aprile del 1945, e, troppo agitata per addormentarsi, la sera vagò per le strade finché non trovò il cadavere di un uomo, probabilmente fascista.

Comunque La maggior parte dei partigiani arrivò il 26, giorno in cui Carmen si sentì veramente viva.

La vita dopo la Resistenza[modifica | modifica wikitesto]

La vita dopo la resistenza non fu particolarmente facile: le condizioni economiche e sociali erano molto critiche e Carmen aderì a molti scioperi.

Nel frattempo si era sposata con il partigiano Celso Margaro[1] con cui ebbe una figlia, Alessandra, erano molto poveri, anche perché’ il marito aveva partecipato all’occupazione della fabbrica in cui lavorava, le officine Savigliano, non percependo lo stipendio per sei mesi. il partito però aiutò la famiglia.

Già prima del 25 aprile 1945 Carmen aveva lavorato per l’Udi. Per guadagnare qualcosa distribuiva il giornale “Noi donne” e si occupava del tesseramento.

Successivamente entrò a fare parte del partito, dove divenne dirigente delle donne del settore di Borgata Vittoria, Lucento e di Madonna di Campagna. In seguito diventò anche segretaria del partito.

Sia lei sia il marito Celso parteciparono all’occupazione e poi al successivo smantellamento della fabbrica Savigliano, ma per quella ragione una notte suonò al campanello la polizia. Mostrato il mandato di perquisizione, i poliziotti dissero che stavano cercando delle armi, perché sapevano che lei era stata sappista e che in quella fabbrica erano state nascoste delle armi. Carmen cercò di spiegare che non avrebbe mai nascosto una pistola a casa e che avrebbe trovato un posto più appropriato e sicuro, ma non le diedero ascolto e non trovarono nemmeno la fodera di una rivoltella (calibro 6,35) che Carmen aveva dai tempi dell’occupazione nazi-fascista.

Carmen continuò a fare la militanza politica fino al 1967.

Note[modifica | modifica wikitesto]

[1] Celso Margaro,1915-2013

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Sitografia[modifica | modifica wikitesto]

"Libere tutte" https://www.youtube.com/watch?v=e7r5Yyix-Ws&t=488s

"Addio a Carmen Nanotti, figura storica della Resistenza torinese", La Repubblica online, https://torino.repubblica.it/cronaca/2016/09/09/news/addio_a_carmen_nanotti_figura_storica_della_resistenza_torinese-147434480/, consultato il 02/04/2021

"Noi donne online" http://www.noidonne.org/ consultato il 09/04/2021

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

GUIDETTI SERRA Bianca, Compagne. Testimonianze di partecipazione politica femminile, vol.2, Torino, Einaudi, 1977. pp 602-613


Letizia Nitto