Utente:DeepwaterVeneto/Sandbox

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Scoppio del caso Pfas nel 2013[modifica | modifica wikitesto]

Il più vasto inquinamento della storia italiana viene alla luce il 25 marzo 2013 con la pubblicazione dello studio eseguito dall’Istituto di ricerca sulle acque (IRSA) intitolato “rischio associato alla presenza di sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nelle acque potabili e nei corpi idrici recettori di aree industriali nella Provincia di Vicenza e aree limitrofe”.

Nello studio si dice chiaramente che nella falda che scorre sotto al territorio della provincia di Vicenza sono presenti varie sostanze perfluoroalchiliche, quali  PFOA, PFBA e PFBS e che nell’area indagata ha sede “lo stabilimento di fluorocomposti della MITENI S.p.A. (ubicato in Trissino, Vicenza)”; lo stabilimento inizialmente era denominato RIMAR (abbreviazione di RIcerche MARzotto). Gli esiti dello studio verranno riassunti nella relazione finale del 10/01/2011.

Estensione della contaminazione e tipologia degli inquinanti rinvenuti nella falda[modifica | modifica wikitesto]

L’inquinamento da PFAS in Veneto si estende per oltre 150 km2, interessando la seconda falda più grande d’Europa (paragonabile alla superficie del lago di Garda) che scorre sotto al territorio delle province di Vicenza, Padova, Verona. La popolazione interessata dall'inquinamento è stimata in oltre 350.000 abitanti residenti.

L'inquinamento da PFAS è senza dubbio la più grande contaminazione del Veneto (il Sito di Interesse Nazionale di “Venezia - Porto Marghera” ad es. ha un’estensione di 57 km2) e, probabilmente, è la più estesa anche a livello mondiale.

Le analisi condotte dall'ARPAV a partire dal 2013 hanno accertato che nella falda erano presenti composti della famiglia BTF (abbreviazione di Benzotrifluoruri; anche chiamati NAD: Nitroalogenoderivati) e della famiglia PFAS.

Composti più comuni della famiglia BTF:

4-Cloro-Benzotrifluoruro (CAS n° 98-56-6); 3,4 Dicloro-Benzotrifluoruro (CAS n° 328-84-7);
4-Cloro-3-Nitro-Benzotrifluoruro (CAS n° 121-17-5); 4-Cloro-3,5-Dinitro-Benzotrifluoruro (CAS n° 393-75-9).

Composti più comuni della famiglia PFAS:

PFOA (CAS n° 335-67-1); APFO (CAS n° 3825-26-1); PFOS (CAS n° 1763-23-1); PFBA (CAS n° 375-22-4);
PFBS (CAS n° 375-73-5); CL-PFPECA (CAS n° 329238-24-6); GenX* (CAS n° 428-59-1); GenX* (CAS n° 62037-80-3);
GenX* (CAS n° 13252-13-6); C6O4 (CAS n° 1190931-41-9); C6O4 (CAS n° 1190931-27-1); C6O4 (CAS n° 1190931-39-5).

* il GenX è anche chiamato con la sigla: "HFPO-DA" o "FRD"

Iniziative adottate dagli Enti a partire dal 2013[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2013 la problematica venne affrontata dagli Enti sia sul fronte sanitario (con l'installazione dei filtri per l’acqua potabile, il biomonitoraggio della popolazione e l'analisi sugli alimenti) che ambientale (con il procedimento amministrativo di bonifica che è stato avviato il 23 luglio 2013 a seguito dell'autodenuncia della MITENI come soggetto non responsabile: art. 245 del D.Lgs. 152/2006).

In particolare, sul fronte sanitario la Regione del Veneto, con D.G.R. n. 565 del 21 aprile 2015, ha approvato il disegno dello studio di monitoraggio biologico sulla popolazione, finalizzato a valutare le eventuali conseguenze dovute all'esposizione da PFAS nella popolazione residente. Nel 2018 il "Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche" è stato aggiornato e ridefinite le aree di esposizione precedentemente individuate con la D.G.R. n. 2133 del 23/12/2016.

Per quanto concerne gli alimenti, la Regione del Veneto in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) e con il supporto dei laboratori ufficiali territorialmente competenti (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie - IZSVe ed ARPAV) ha eseguito un monitoraggio finalizzato a valutare il livello di contaminazione da PFAS delle principali produzioni agro-zootecniche dellarea a maggiore impatto sanitario" (c.d. "area rossa"). Il monitoraggio sugli alimenti è stato anche oggetto di ricorso al T.A.R. del Veneto, poiché la Regione del Veneto inizialmente non aveva fornito i dati completi dello studio. L'8 aprile 2020 sono state pubblicate le sentenze del T.A.R. del Veneto che hanno accolto i ricorsi presentati dalle Mamme No PFAS e da Greenpeace, pertanto, a breve la Regione del Veneto dovrà comunicare i dati mancanti.

I portali web della Regione del Veneto dedicati all'inquinamento da PFAS[modifica | modifica wikitesto]

L'ARPAV (https://www.arpa.veneto.it/arpav/pagine-generiche/sostanze-perfluoro-alchiliche-pfas) e la Regione del Veneto (https://www.regione.veneto.it/web/sanita/pfas) hanno creato due pagine web dedicate alla tematica PFAS in cui sono presenti numerosi documenti che illustrano la problematica sia dal punto di vista ambientale che sanitario.

Nascita del movimento "Mamme No Pfas" nel 2017 e iniziative dei movimenti ambientalisti[modifica | modifica wikitesto]

Dal 2013 al 2017 la problematica PFAS venne sollevata e discussa solo da alcune associazioni ambientaliste (principalmente Legambiente Veneto), successivamente, a partire dal 2017 gruppi di genitori residenti nei territori contaminati della Provincia di Vicenza e Verona si sono uniti e hanno fondato il movimento delle "Mamme No Pfas", via via diventato sempre più numeroso.

Principali eventi organizzati dalle Mamme No Pfas e dalle associazioni ambientaliste:

  • 14 maggio 2017: viene organizzata "la marcia dei Pfiori" a cui hanno partecipato 1.500 persone;
  • 1 ottobre 2017: i vari comitati No Pfas e le associazioni ambientaliste incontrano l'Avv. Robert Bilott c/o il Teatro Comunale di Lonigo;
  • 8 ottobre 2017: vari comitati No Pfas, le associazioni ambientaliste organizzano la grande manifestazione a Lonigo a cui hanno partecipato quasi diecimila persone;
  • 25 ottobre 2017: una delegazione di Mamme No Pfas viene ricevuta il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti;
  • 20 giugno 2018: un gruppo di Mamme No Pfas si reca all'Europarlamento di Bruxelles per chiedere un abbassamento dei limiti di PFAS nelle acque;
  • 24 al 28 agosto 2018: le Mamme No Pfas organizzano un presidio davanti al Tribunale di Vicenza;
  • 11 settembre 2018: le Mamme No Pfas incontrano il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa;
  • 14 ottobre 2018: gli attivisti di Greepeace manifestano davanti allo stabilimento MITENI di Trissino esponendo striscioni con le scritte “crimini ambientali in corso” e “bonifica subito”;
  • 10 gennaio 2019: le Mamme No Pfas incontrano il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa per chiedere l’abbassamento dei limiti dei Pfas nelle acque;
  • 10 - 12 giugno 2019: la Dr.ssa Laura Facciolo, in rappresentanza delle Mamme No Pfas, espone la problematica dell’inquinamento da PFAS in Veneto nel corso della conferenza sui PFAS organizzata a Boston (USA) dove incontra anche il Prof. Philippe Grandjean, il massimo esperto sui PFAS a livello mondiale;
  • 19 giugno 2019: le Mamme No Pfas vengono ricevute da Papa Francesco;
  • 20 ottobre 2019: le Mamme No Pfas assieme a Legambiente protestano in centro a Venezia;
  • 25 e il 26 aprile 2021: Mamme No Pfas, PFAS Land, Legambiente, ISDE e Medicina Democratica organizzano la “Staffetta delle acque infrante” che si conclude davanti al Tribunale di Vicenza dove nella stessa giornata si è tenuta l'udienza che ha rinviato a giudizio gli indagati.

L'ultima iniziativa promossa dalle Mamme No Pfas è il progetto "The Teddy Child Study" curato dall'Università di Padova che ha la finalità di ampliare le conoscenze circa gli effetti dei PFAS sullo sviluppo dei bambini (per ulteriori info: https://teddychild.dpss.psy.unipd.it/).

In conclusione, il movimento delle Mamme No Pfas rispetto ad altri comitati di protesta/sensibilizzazione ha una connotazione assolutamente inedita. Tale "fenomeno" è talmente innovativo e singolare che diversi studenti universitari hanno deciso di portare come "caso di studio" le Mamme No Pfas e analizzarle dal punto di vista sociologico e antropologico.

Di particolare rilevo è anche l'iniziativa promossa dal gruppo «Zero Pfas» (composto da vari rappresentanti, in primis la Prof. Donata Albiero) che ha portato nelle scuole del territorio inquinato il progetto educativo "La salute nella terra dei Pfas" che ha l'obiettivo di sensibilizzare gli studenti e il mondo delle scuole sulla problematica e sui rischi dei PFAS.

Nel 2017 inizia l’indagine PFAS[modifica | modifica wikitesto]

Quattro anni dopo lo "scoppio del caso PFAS" avviene la svolta, infatti il 25 gennaio 2017 la MITENI informa la Regione del Veneto circa la presenza di rifiuti interrati rinvenuti durante l'esecuzione delle indagini integrative effettuate lungo l'argine del torrente Poscola (che costeggia lo stabilimento). A quel punto, la Procura della Repubblica di Vicenza apre un fascicolo processuale e avvia l'indagine penale che da lì a poco farà emergere come la MITENI fosse a conoscenza da decenni dell'inquinamento del sito.

L’8 marzo 2017 i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Treviso (N.O.E.) perquisiscono lo stabilimento della MITENI S.p.A. di Trissino, la sede legale MITENI a Milano e la sede secondaria di Caponago (MB).  

Il 13 giugno 2017 i Carabinieri del N.O.E. di Treviso inviano una nota ai vari Enti per comunicare che “la MITENI non ha informato gli enti che fin da l990 era perfettamente a conoscenza che la sorgente dell’inquinamento (BTF e PFAS rilevata dal 2008) non è mai stata rimossa e che la stessa ha continuato a contaminare il terreno e la falda sino ad oggi”.

La notizia, ovviamente, fa clamore poiché, fino a quel momento, i portavoce della MITENI S.p.A. avevano sempre dichiarato di non essere a conoscenza dell’inquinamento. Le indagini coordinate dalla Procura di Vicenza verranno chiuse nel gennaio 2019.

Nel 2018 viene scoperta una nuova contaminazione della falda da parte del GenX e del C6O4 (i PFAS di nuova generazione)[modifica | modifica wikitesto]

Probabilmente anche a seguito del caso DuPont avvenuto negli Stati Uniti d’America e denunciato dall’Avvocato Robert Bilot, la MITENI S.p.A. nel 2013 decide di sostituire la produzione dei PFAS a catena lunga (a otto atomi di carbonio come PFOA, PFOS, ecc.), ritenuti più impattanti sia per l'ambiente che per l'essere umano, con i PFAS di nuova generazione (a sei atomi di carbonio) GenX (anche chiamato con la sigla “HFPO-DA” o “FRD”) e C6O4.

Il GenX scaturiva dalla lavorazione di un rifiuto prodotto dall’olandese Chemours, mentre il C6O4 era una lavorazione che la MITENI S.p.A.  eseguiva per conto della Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria).

Nel luglio 2018[1] la MITENI S.p.A. finisce di nuovo nell'occhio del ciclone, poiché si scopre che la falda è inquinata anche dai PFAS di nuova generazione C6O4 e GenX che la MITENI aveva iniziato a produrre rispettivamente dal 2013 e dal 2014.

L’inquinamento è venuto alla luce poiché nel marzo 2018 il Ministero dell’Ambiente olandese[2] aveva richiesto alla Regione del Veneto se anche presso la MITENI (che recuperava i rifiuti della Chemours) si fosse verificato un inquinamento da GenX. L’ARPAV, su incarico della Regione del Veneto, nel luglio 2018 aveva accertato che effettivamente nella falda era presente anche il GenX.

La contaminazione da C6O4, invece, è emersa a seguito dell'autodenuncia della MITENI inviata contestualmente alla scoperta dell'inquinamento da GenX.

Registrazione nel REACH del GenX e del C6O4[modifica | modifica wikitesto]

Il GenX (chiamato anche "HFPO-DA" o "FRD") si presenta in tre varianti, ognuna di esse contraddistinta da un proprio numero CAS (il numero CAS è un identificativo numerico che individua in maniera univoca una sostanza chimica):

  • 62037-80-3: registrato nel  2009 dalla “Chemours Netherlands B.V.” di Dordrecht (Olanda) e aggiornato negli anni 2011; 2013; 2017; 2019; 2021;
  • 428-59-1: registrato nel 2013 dalla “Chemours Netherlands B.V.” di Dordrecht (Olanda) e nel 2017 dalla “Solvay Speciality Polymers Italy S.p.A.” di Bollate (MI);
  • 13252-13-6: ancora nella fase di preregistrazione.


Anche il C6O4 si presenta in tre varianti contraddistinte da un proprio numero CAS:

  • 1190931-41-9: registrato nel 2011 dalla MITENI S.p.A. e dalla “Solvay Speciality Polymers Italy S.p.A.” di Bollate (lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo - Alessandria è un'unità locale della Solvay avente sede legale in Bollate);
  • 1190931-27-1: registrato nel 2011 dalla MITENI S.p.A. e dalla “Solvay Speciality Polymers Italy S.p.A.” di Bollate (MI);  
  • 1190931-39-5: registrato nel 2011 dalla “Solvay Speciality Polymers Italy S.p.A.” di Bollate (MI).

Autorizzazioni rilasciate dalla Regione del Veneto alla MITENI e alla CHEMOURS[modifica | modifica wikitesto]

La Regione del Veneto con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) del 2014 (pubblicata sul BUR n. 96 del 07 ottobre 2014) aveva autorizzato la MITENI a recuperare il rifiuto speciale pericoloso C.E.R. 07-02-01* “soluzioni acquose di lavaggio ed acque madri” contenente GenX.

La stessa Regione del Veneto aveva anche autorizzato negli anni 2015, 2017 e 2018 la ditta Chemours Netherlands B.V. di Dordrecht (Olanda) a trasportare i rifiuti speciali pericolosi C.E.R. 07-02-01* contenenti GenX presso la MITENI di Trissino, per un totale di 300 tonnellate.

In particolare:

  • con decreto pubblicato sul BUR n. 92S del 29/09/2015 l’olandese CHEMOURS era stata autorizzata a spedire 100 tonnellate del rifiuto C.E.R. 07-02-01* c/o la MITENI;
  • con decreto pubblicato sul BUR n. 13S del 31/01/2017 l’olandese CHEMOURS era stata autorizzata a spedire 100 tonnellate del rifiuto C.E.R. 07-02-01* c/o la MITENI;
  • con decreto pubblicato sul BUR n. 40S del 27/04/2018 l’olandese CHEMOURS era stata autorizzata a spedire 100 tonnellate del rifiuto C.E.R. 07-02-01* c/o la MITENI.

Il “maxiprocesso” ambientale[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 ottobre 2019 si è tenuta a Vicenza la prima udienza preliminare, mentre il 22 marzo 2021 è stato deciso di riunire in un unico processo - dai media ribattezzato “maxi processo ambientale” - dove la Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza dovrà giudicare i fatti di inquinamento fino al 2013 (inquinamento da PFAS; c.d. "filone PFAS 1") e dal 2013 in poi (inquinamento da GenX e C6O4; c.d. "filone PFAS 2").

Il 26 aprile 2021 il G.U.P. di Vicenza, Dr. Roberto Venditti, ha rinviato a giudizio 15 persone coinvolte nell'inquinamento da Pfas di ampie aree del Veneto da parte della Miteni di Trissino (Vicenza). Si tratta dei manager della MITENI e delle due società proprietarie: la Mitsubishi Corporation (proprietaria della MITENI fino al 5/02/2009) e la lussemburghese International Chemical Investors Group (I.C.I.G. o I.C.I. Group) che ha acquistato l'intero pacchetto azionario della MITENI il 5 febbraio 2009.

I reati contestati sono “avvelenamento di acque doloso” (art. 439 c.p.), "disastro innominato" (art. 434 c.p.), "inquinamento ambientale" (art. 452-bis c.p.) e reati fallimentari.

Al processo parteciperanno anche 226 tra enti, associazioni, cittadini ed ex lavoratori che si sono costituiti parte civile, tra queste anche il Ministero dell’Ambiente e della Transizione Ecologica, il Ministero della Salute, la Regione del Veneto, ARPAV, Provincia di Vicenza, Greenpeace,  WWF, Legambiente, ISDE, Medicina Democratica, CGIL, 95 cittadini della Mamme No Pfas ed ex lavoratori MITENI.

I gestori del servizio idrico integrato Acquevenete, Acque Veronesi e Acque del Chiampo hanno anche creato il sito web dedicato https://processopfas.it/ nel quale sono presenti informazioni e approfondimenti sul "maxiprocesso PFAS", nonché sui temi legati all’inquinamento da Pfas, che in Veneto ha colpito le province di Padova, Vicenza e Verona.

Dubbi sugli enti[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno 2017 i Carabinieri del N.O.E. di Treviso informano gli enti di aver scoperto che la MITENI, oltre ad essere a conoscenza dell'inquinamento da decenni, nel 2005 aveva fatto installare una barriera idraulica (costituita da tre pozzi di emungimento e filtri a carbone; vedi foto a lato) allo scopo di evitare che l’inquinamento della falda che scorre sotto allo stabilimento finisse a valle. A seguito di questa scoperta la MITENI finisce nell'occhio del ciclone poiché con lo scoppio del "caso PFAS" aveva dichiarato di aver installato la barriera idraulica nel 2013, senza ammettere che tale impianto era già presente dal 2005.

Stabilimento MITENI (foto del gennaio 2021)
Stabilimento MITENI (foto del gennaio 2021)

Parallelamente, su più fronti (Greenpeace, Commissione Parlamentare Ecomafie) sono stati sollevati dubbi su come sia stato possibile che gli Enti e gli organi ispettivi non si fossero accorti (fino al 2017) che la barriera idraulica era risalente al 2005 e non al 2013 (come sostenuto dalla MITENI), nonostante i filtri a carbone di colore blu fossero visibili dalle foto aeree del 2010 presenti nel "Geoportale dei Dati Territoriali" della Regione del Veneto.

Nel 2018 si accendono nuovamente le polemiche nei confronti degli Enti i quali - in piena “emergenza PFAS” - avrebbero analizzato (nel periodo 2013 - 2018) i PFAS che la MITENI aveva smesso di produrre nel 2013, senza ricercare nella falda i composti di nuova generazione C6O4 e GenX che la MITENI aveva iniziato produrre rispettivamente a partire dal 2013 e dal 2014. In merito, anche l'Avv. Robert Bilott, nel corso dell'incontro tenutosi a Lonigo il 1 ottobre 2017 con i comitati No Pfas, disse che il problema non era più rappresentato dal PFOA ma dal GenX.

La giustificazione fornita dagli Enti era che i PFAS di nuova generazione (C6O4 e GenX) erano sostanze talmente nuove per le quali non era disponibile neanche lo "standard chimico" necessario per l'analisi.

In realtà, i composti C6O4 e GenX, oltre a costituire la normale produzione della MITENI S.p.A. (regolarmente autorizzata dalla Regione del Veneto), erano stati registrati diversi anni prima nel regolamento REACH dalle medesime ditte (vedi paragrafo "Registrazione nel REACH del GenX e del C6O4"):

  • la CHEMOURS ha registrato il GenX nel 2009 (CAS n° 62037-80-3) e nel 2013 (428-59-1);
  • la MITENI ha registrato il C6O4 nel 2011 (CAS n° 1190931-41-9 e CAS n° 1190931-27-1);
  • la SOLVAY ha registrato il C6O4 nel 2011 (CAS n° 1190931-27-1 e CAS n° 1190931-39-5).

La bonifica del sito MITENI[modifica | modifica wikitesto]

La bonifica del sito MITENI ha avuto inizio con il procedimento amministrativo di bonifica che è stato avviato il 23 luglio 2013 a seguito dell'autodenuncia della MITENI come soggetto non responsabile (ai sensi dell'art. 245 del D.Lgs. 152/2006).

Dopo vari ritardi dovuti all'emergenza Covid-19, finalmente nel 2021 è iniziato lo smantellamento degli impianti presenti all’interno dello stabilimento MITENI.

Si auspica che a breve verrà completata la caratterizzazione dell’intero sito (ovvero la ricerca delle aree impattate mediante l'esecuzione di carotaggi) e rimossa la sorgente primaria di contaminazione rappresentata dal terreno inquinato.

A partire dal 2005, al fine di evitare che la falda venisse ulteriormente inquinata, è stata installata una barriera idraulica di notevoli dimensioni (implementata nel corso del tempo fino ad arrivare a circa 40 tra pozzi di emungimento e piezometri) che continuamente aspira l'acqua di falda che scorre al di sotto dello stabilimento e contemporaneamente trattiene gli inquinanti presenti.

La ICI ITALIA 3 S.r.l. (la società proprietaria della MITENI che dopo il fallimento è anche tornata ad essere la proprietaria del sito) ha annunciato di voler realizzare una barriera di separazione fisica, lunga circa 600 metri, tra il torrente Poscola e l’impianto MITENI. Sulla medesima questione, la Regione del Veneto, con comunicato stampa n. 157 del 31/01/2020, ha precisato: "il progetto prevede una prima fase di lavori per migliorare la barriera idraulica ed una successiva per la realizzazione di un diaframma di 600 metri per fare in modo che non via sia più contatto fra le acque di falda e l’area inquinata".

In realtà, è chiaro che il diaframma di 600 metri non potrà “sigillare” l’inquinamento, però eviterà che durante i periodi di “magra” (dove la falda è bassa e non lambisce il terreno contaminato sotto alla MITENI) le acque del torrente Poscola possano (per via della presenza del terreno ghiaioso) migrare lateralmente e venire a contatto con il suolo inquinato sotto allo stabilimento, trascinando così i contaminanti in falda.

Interventi della Commissione Parlamentare di inchiesta “Ecomafie”[modifica | modifica wikitesto]

La Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, c.d. “Commissione parlamentare Ecomafie”, sia nella precedente legislatura (XVII) che nell'attuale (XVIII) si è interessata più volte del caso PFAS, eseguendo sopralluoghi e tenendo diverse audizioni.

Principali audizioni tenute dalla Commissione Parlamentare Ecomafie:

  • 22/06/2016: audizione di Legambiente Veneto;
  • 12/05/2016: audizione del Procuratore della Repubblica di Vicenza, Antonino Cappelleri;
  • 14/09/2017: audizione del N.O.E. Carabinieri di Treviso;
  • 14/11/2017: audizione della Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin e dell'I.S.P.R.A.;
  • 31/01/2019: audizione del Ministro dell'Ambiente Sergio Costa;
  • 25/06/2019: audizione dell'I.S.P.R.A.;
  • 11/07/2019: audizione del N.O.E. Carabinieri di Treviso;
  • 11/07/2019: audizione dei rappresentanti dell'ARPA Veneto (Dr. Alessandro Bizzotto);
  • 17/07/2019: audizione dell'I.S.S.;
  • 12/09/2019: audizione del Ministro dell'Ambiente Sergio Costa;
  • 15/10/2019: audizione delle Mamme No Pfas;
  • 28/01/2020: audizione dei rappresentanti della società ICI Italia 3 Holding S.r.l. (proprietaria della MITENI);
  • 26/05/2020: audizione del Prof. Carlo Foresta, Professore Ordinario di Endocrinologia c/o l'Università di Padova;
  • 22/07/2020: audizione dei Magistrati della Procura della Repubblica di Vicenza.


La Commissione Parlamentare Ecomafie sino ad oggi ha prodotto le seguenti relazioni conclusive sulla tematica PFAS:

Sempre sul versante politico, particolarmente interessanti sono l'intervento del 16/11/2018 dell’On. Salvatore Micillo e l’interrogazione del 09/04/2021 presentata dall’On. Alberto Zolezzi, membro della Commissione Parlamentare Ecomafie.

La Regione del Veneto istituisce una propria "Commissione d'Inchiesta" sui PFAS[modifica | modifica wikitesto]

La Regione Veneto, con Deliberazione del Consiglio regionale n. 72 del 15 maggio 2017 (pubblicata sul Bur n. 55 del 06 giugno 2017), ha istituito la "Commissione d'inchiesta per le acque inquinate del Veneto in relazione alla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS)".

I lavori sono stati riepilogati nella relazione finale pubblicata sul B.U.R. n. 97S del 25 settembre 2018.

Studi scientifici della Regione del Veneto hanno dimostrato un aumento di mortalità sugli lavoratori della MITENI[modifica | modifica wikitesto]

La Regione del Veneto ha incaricato i ricercatori Dr. Enzo Merler e Dr. Paolo Girardi di eseguire uno studio scientifico sulla mortalità degli ex lavoratori della RIMAR/MITENI (lo stabilimento inizialmente era denominato RIMAR, abbreviazione di RIcerche MARzotto) in relazione all'esposizione da PFOA. Gli esito dello studio - il quale ha evidenziato un aumento di mortalità sono stati riassunti nei documenti:

Nel 2020 è arrivato anche il primo riconoscimento di malattia professionale da parte dell'INAIL per due ex lavoratori della MITENI.

Effetti dei PFAS sull'essere umano[modifica | modifica wikitesto]

Il Prof. Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia dell’Università degli Studi di Padova ha condotto diversi studi sulle conseguenze sulla salute dell’uomo derivanti dall’esposizione ambientale ai composti perfluoroalchilici (PFAS).

Nei vari studi condotti dall’Università degli Studi di Padova è emerso che i Pfas:

  • riducono del 40% l’attività del testosterone e comportano altre gravi disfunzioni[3];
  • alterano la coagulazione del sangue aumentando il rischio cardiovascolare[4];
  • interferiscono con l’attività ormonale[5];
  • inducono la poliabortività e alterano il ciclo mestruale[6];
  • agiscono a livello celebrare favorendo lo sviluppo di disturbi come l’Alzheimer[7].

Riguardo invece agli effetti del GenX, è interessante lo studio "Hexafluoropropylene oxide-dimer acid (HFPO-DA or GenX) alters maternal and fetal glucose and lipid metabolism and produces neonatal mortality, low birthweight, and hepatomegaly in the Sprague-Dawley rat" pubblicato nel gennaio 2021 sulla rivista scientifica Environment International 146 (2021). 106204 (disponibile su ScienzeDirect). Il citato studio eseguito sui ratti ha evidenziato che il GenX altera il metabolismo dei lipidi e del glucosio materno e fetale e produce mortalità neonatale, nonché provoca basso peso alla nascita e l'epatomegalia.

Studio eseguito dell’IRCCS Mario Negri su input del Ministero dell'Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Un altro interessante studio è quello eseguito dall’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, denominato “Studio finalizzato all’individuazione di potenziali sostituti delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) a catena lunga di minore impatto ambientale e sanitario”.

Analogie con il caso statunitense della DuPont che ha inspirato il film "Cattive acque" (Dark Waters) e il film-documentario The Devil We Know[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1998 l’Avvocato Robert Bilott venne contattato da Wilbur Tennant, un allevatore del West Virginia, il quale gli racconta che 153 mucche del suo allevamento sono morte nel corso degli ultimi anni. Tennant ha documentato anche autopsie che ha svolto lui stesso, quando tutti i veterinari della zona si sono rifiutati di essere coinvolti, scoprendo gravi alterazioni del tessuto e colore degli organi interni degli animali. Il motivo di tali anomalie era dovuto al vicino impianto industriale della DuPont (DuPont's Washington Works plant sits), costruito lungo il fiume Ohio, che aveva acquistato la terra comprata dai Tennant come deposito di stoccaggio di una parte dei suoi rifiuti, ribattezzato Discarica “Dry Run”, come il corso d’acqua che lo attraversa. Corso d’acqua che raggiunge anche i pascoli dove vengono allevate le mucche dei Tennant. Il principale inquinante presente era il PFOA e la contaminazione ha avuto effetti sia sull’ecosistema che sulla popolazione residente. Buckey Bailey, bambino nato con gravi malformazioni, diventa il personaggio simbolo degli effetti sull'uomo della contaminazione della DuPont.

L’Avv. Robert Bilott era uno dei 200 avvocati dello studio TAFT di Cincinnati e il suo lavoro era proprio assistere i grandi gruppi industriali della chimica nelle cause di tematica ambientale. Pertanto, dopo un iniziale scetticismo, l’Avvocato Robert Bilott ha dato inizio una battaglia senza precedenti con il colosso della chimica DuPont. Nell'agosto 2001 Bilott ha presentato un'azione legale collettiva contro la DuPont ottenendo un accordo di 671 milioni di dollari dalla DuPont per conto di più di 3.500 abitanti residenti. Nel 2018 Bilott ha presentato una class action con "richiesta di risarcimento a favore dei cittadini di tutti gli Stati Uniti" contro 3M, DuPont e Chemours. La sua causa è in corso da maggio 2019. Nel 2019 Bilott ha pubblicato con Atria Books l'autobiografia Exposure, mentre nel 2019 è uscito il film - sempre basato sulla storia dell’Avv. Robert Bilott - Cattive acque, diretto da Todd Haynes e con protagonista Mark Ruffalo. Il caso DuPont e la battaglia condotta dall'Avv. Robert Bilott ha inspirato anche il film-documentario The Devil We Know.

In conclusione, possiamo dire che il caso americano della DuPont è molto simile al caso PFAS del Veneto, sia per il tipo di contaminazione (PFOA e composti della famiglia PFAS) che per gli effetti sull’ecosistema e sulla popolazione residente.

Studio statunitense "C8 Scienze panel" eseguito in relazione al caso DuPont[modifica | modifica wikitesto]

Il caso americano della DuPont ha dato avvio al grande studio epidemiologico "C8 Science Panel" condotto dal 2005 al 2013. Lo scopo dello studio era di valutare gli effetti sulla salute umana della comunità della Mid-Ohio Valley, esposta alla contaminazione da PFOA prodotti dagli anni '50 del secolo scorso dallo stabilimento DuPont "Washington Works" di Parkersburg in West Virginia. I risultati dello studio "C8 Science Panel" sono riassunti nel sito web dedicato.

Il gruppo scientifico era composto da tre epidemiologi: Tony Fletcher (nominato consulente tecnico anche dalla Procura di Vicenza per il "caso PFAS"), David Savitz e Kyle Steenland.

Le conclusioni principali furono che per sei categorie di malattie, il gruppo di esperti scientifici ha concluso che esisteva una probabile correlazione ("probable link") all'esposizione a PFOA: ipercolesterolemia, colite ulcerosa, malattie della tiroide, cancro ai testicoli, cancro ai reni e ipertensione indotta dalla gravidanza.

Programmi televisivi che si sono occupati della vicenda PFAS[modifica | modifica wikitesto]

Puntate di “Report” trasmesse su RAI 3:


puntate di “Presa Diretta” trasmesse su RAI 3:


puntate del programma “Le Iene” trasmesso su ITALIA 1 (con Nadia Toffa):


puntata di “Petrolio” trasmessa il 02/12/2017 su RAI 3 (1^ parte, 2^ parte);

puntata di “TV7” trasmessa il 07/12/2018 su RAI 3;

puntata di “W l’Italia oggi e domani” trasmessa il 26/11/2018 su RETE 4.

Tutti i servizi trasmessi dal TG Regione Veneto dal 2018 ad oggi sono stati raccolti nella pagina dedicata "La vicenda pfas".