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Il template:Tradotto da è stato erroneamente inserito nella voce. Spostarlo nella pagina di discussione.Ignacio Aldecoa (Vitoria, 24 luglio 1925Madrid, 15 novembre 1969) è stato uno scrittore e poeta spagnolo della Generazione del '50. È fra gli esponenti del romanzo sociale e si distingue per i suoi racconti brevi.

Statua di Ignacio Aldecoa a Vitoria

Ignacio Aldecoa Isasi nasce il 24 luglio 1925 da una famiglia borghese nella provincia di Álava, nei Paesi Baschi. Durante la sua infanzia la sua infanzia durante la Guerra civile; visse gli anni della sua adolescenza nel paesaggio di un paese che iniziava a rialzarsi dopo la guerra ma ancora mostrava tutti i sintomi del deterioramento subito.[1] Frequentò la scuola superiore presso l'istituto religioso di Santa María-Marianistas di Vitoria-Gasteiz, dove dimostrò più volte la sua insubordinazione di cui scrisse anche nel suo racconto: "Aldoa se burla". Già da adolescente organizzò un piccolo tumulto nelle rispettabili calli vittoriane per le quali camminava travestito da Oscar Wilde durante l'ora della passeggiata provinciale.[1]

Nel 1942 iniziò gli studi di lettere e filosofia presso l'università di Salamanca. Il suo percorso fu caratterizzato dalle sue frequenti assenze, il poco impegno e la vita da tuno[2]. Nonostante ciò riuscì comunque a laurearsi e nel 1945 si trasferì a Madrid per proseguire i suoi studi. A Madrid si stabilì in un albergo poco costoso vicino al Café Gijón, dove conobbe Jesús Fernández Santos, Rafael Sánchez Ferlosio, José María de Quinto e Alfonso Sastre, e tra gli altri la pedagoga e scrittrice Josefina Rodríguez con cui si sposò nel 1952.[3]

Aldecoa iniziò a leggere precocemente divorando Julio Verne, Stevenson, Jack London, e si adombrava nelle novelle degli scrittori boulevardi che gli prestava suo zio Adriàn. Lo zio Adriàn era un pittore post-impressionista, che avvicinò Ignacio agli ambienti bohemien di Parigi durante l'entro-guerra, che lo affascinarono molto fin da giovane, e solo nel 1952 in compagnia di Josefina, si recò a Parigi per l'occasione di una visita al cognato.[1]

Fino al 1955 frequentò gli incontri letterari degli studenti contro il regime franchista e collaborò con Antonio Rodríguez Moñino, al quale venne tolta la cattedra a causa delle sue simpatie repubblicane e aveva trovato rifugio nel Editorial Castalia, al progetto di creazione della Revista Española, con la quale molti importanti scrittori della Generación del medio siglo collaborarono.[1]

Nel 1958 Ignacio andò negli stati uniti, dove rimase per un anno.

Ignacio Aldecoa era un liberale a cui piacevano i tori e la boxe, con un debole per il mare nonostante la sua provenienza basca. Viene ricordato dai suoi amici e da vari biografi come un fumatore incallito e un instancabile bevitore. Morì a causa di un arresto cardiaco, vittima di un ulcera allo stomaco a 44 anni il 15 novembre 1969. [4][3]

I temi principali

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Uno dei temi lettarari princilali di questo autore fu la comprensione del dolore e delle sofferenze degli altri, scrisse infatti della povera gente di spagna, "espera de tercera clase". La sua letteratura fu molto più che una testimonianza e denuncia, bensì Ignacio parlava di muratori, contadini, fuochisti, pescatori, diseredati, vittime sociali e gli stessi carnefici, approfondendo questi esseri complessi, a volte contraddittori, e rivisitandoli dandogli tratti saggi in modo che rimanessero impressi nel lettore per le loro identità ben chiare.[1]

Ignacio negli anni 50, fu un autore testimone di un paese che si dibatteva tra la tristezza e il vigoroso senso della vita che lo spingeva ad andare avanti. Però aveva altre proiezioni letterarie, era un ribelle davanti al sistema, provocatore della borghesia che ritrattava nei suoi racconti, ed era un sognatore, amava i viaggi e le avventure, ma sopra ogni cosa la libertà.[1]

Tra i racconti più antichi esistono cinque racconti che hanno a che vedere con il teatro; In alcuni di questi, i personaggi sentono un terribile desiderio di evasione dai piccoli luoghi nei quali vivono; sono uomini prigionieri dei loro fallimenti personali, che hanno bisogno di uscire dall'anonimato anche fosse per un giorno soltanto (el teatro ìntimo de doña Pom, funciòn de aficionados). In altri sono nomadi, vagabondi, che vivono duramente però hanno scelto di essere liberi (la faràndula de ka nedua kegua, el hombrecillo que naciò para actor, los novios del ferial). In tutti questi racconti c'è una ricerca della libertà, della vita diversa attraverso il teatro. É frequente trovare in questi primi racconti personaggi pittoreschi, con diverse professioni: guaritori, marinai, artisti, che vivono fuori della norma. Nelle le opere di Aldecoa appaiono autentici outsiders.[1][5]

Le avventure e i viaggi

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Ignacio associava la libertà con il sole, la le isole dorate ed il mare, sempre presente nella sua letteratura, in cui sempre si era sentito felice; la sua passione per le avventure e i viaggi, raggiunge l'entusiasmo quando il viaggio si fa per mare e trova sfogo in molti dei suoi racconti. "Biografia de un mascaròn de oria" è un racconto, che venne censurato e ad oggi esiste solo in bozze, che riflette pienamente il sogno viaggiatore di Ignacio. Egli tracciava sulle cartine le navigazioni degli esploratori, le rotte dei conquistatori, dei pescatori, dei pirati e degli avventurieri sfortunati. Durante la sua vita lo scrittore non abbandonò mai la sua dedizione per l'avventura, in varie occasioni infatti navigò in barche da pesca e nel 1956 si arruolò in una nave per andare a Gran Sol. Andò per mare anche con una baleniera fino a Finisterre.[1][4]

Ignacio lasciò la sua città quando andò all'università ma il ricordo degli anni alavesi è presente in moltissimi dei suoi racconti, ma tra tutti uno evidenzia la rievocazione devota delle terre dolci e morbide della pianura che circonda Vitoria: la humilde vida de Sebastiàn Zafra, in questo racconto il protagonista è un bambino gitano; i bambini gitani facevano parte dell'infanzia di Ignacio perché andavano a trovare sua madre Carmen e le vendevano parte del razionamento che non gli serviva. Lei pagava generosamente e si interessava della loro famiglia, gli dava consigli e li amava. I gitani di Aldecoa non sono trattati come personaggi folkloristici ma come esseri umani che vivono in circostanze speciali, chiusi in un nucleo familiare molto peculiare, con le proprie regole e l'intreccio di amore e odio. Erano liberi dalla pressione delle classi stratificate del paese, ma sottomesse alle leggi della propria gente. A quel tempo erano lontani i movimenti a favore delle minoranze etniche.[1][5]

La guerra e le conseguenze della guerra sono presenti in molti dei suoi racconti e ci sono due versioni entrambe estreme del conflitto. In "Patio de armas" un bambino vive con lucidità l'irruzione repentina del dramma nel suo mondo infantile. In "las pedras del pàramo" la nebbiosa sensazione della realtà attraverso un senso logorato fa arrivare a un vecchio il rumore della guerra, un rumore anestetizzato dalla sua vecchiaia.

La maggior parte dei racconti di Aldecoa si svolge nel post-guerra dove le vittime sopravvissute si trascinano per gli infelici sentieri del dopo guerra, circondati da una prigione di muri invisibili. I personaggi di questi racconti sono lavoratori, che vivono nella rassegnazione, consegnandosi al proprio destino e a prescindere dalle circostanze amano il loro lavoro e i loro strumenti. L'autore li osserva con comprensione e tristezza infinite.[1][5]

Aldecoa era uno scrittore che possedeva una grande formazione letteraria, un esteta ed un curioso insaziabile che si interessava delle avanguardie. Per lui raccontare storie era un modo per vivere e raccontarle nel modo più efficace, con una bellezza ed espressività nel linguaggio, era lo scopo che guidava il suo talento, i suoi sforzi e la sua ricerca della perfezione.[1]

Lo stile di Aldecoa si perfeziona durante il suo processo creativo, i temi si arricchiscono sempre di più diventando più vari ma dai primi racconti fino al suo ultimo racconto nel 1969 la coerenza dello scrittore, la sua posizione davanti alla condizione umana, la sua solidarietà con i maltrattati rimane inalterata. Tuttavia l'ironia, il sarcasmo e l'umorismo nero si abbattono implacabili sulla borghesia trionfante e avida, inumana e intransigente, simbolo per Ignacio dei vittoriosi.[1][4]

Nei suoi romanzi é peculiare la sua capacità di costruire con sobrietà e pregnanza ineguagliate perfette testimonianze della "Spagna immobile", la spagna del dopo guerra in cui viveva. [6]Aldecoa è un intellettuale nel vero senso della parola, ed è considerato una delle più grandi menti della generazione del dopo guerra. Questo scrittore è solito utilizzare nei suoi racconti e romanzi un tono pessimistico.[5]


Le prime pubblicazioni di Aldecoa furono i libri di poesia: "Todavía la vida" nel 1947 e "el libro de las algas" nel 1949 all'età rispettivamente di 22 e 24 anni; per lui la poesia era la forma letteraria superiore a tutte le altre. Erano libri che Aldecoa amava molto e che ebbero buone critiche ma non li considerò mai come l'inizio delle sue opere.[1]

  • Todavía la vida (1947)
  • Libro de las algas (1949)

Il progetto iniziale dei suoi romanzi era di tre trilogie che dovevano affrontare rispettivamente i temi del lavoro in mare, il lavoro nelle miniere e il mondo delle guardie civili, dei gitani e dei toreri. Di tutto questo insieme conseguì a scrivere solamente una parte della prima trilogia Gran Sol in cui parla della pesca d'altura e due romanzi dell'ultima El fulgor y la sangre sulla vita quotidiana dei un piccolo presidio della guardia civile e Con el viento solano che tratta il tema del mondo dei gitani.[7]

  • El fulgor y la sangre (1954), finalista del Premio Planeta (1954)
  • Gran Sol, premio de la Crítica (1957)
  • Con el viento solano (1956)
  • Parte de una historia (1967)
  • Los bienaventurados
  • Solar del Paraíso

Pubblicò i suoi primi racconti in alcune riviste tra cui: La Hora, Juventud, Haz y Alcalá; al 1948 risale il suo primo racconto "La farándula de la media legua" e nel 1953 ottenne il premio della rivista Joventud per il racconto "Seguir de pobres". E l'anno seguente pubblicò il suo primo romanzo, intitolato "El fulgor y la sangre", che fu il finalista del Premio Planeta.[8][4]

  • El aprendiz de cobrador (1951)
  • Espera de tercera clase (1955)
  • Vísperas del silencio (1955)
  • El corazón y otros frutos amargos (1959)
  • Caballo de pica (1961)
  • Arqueología (1961)
  • Cuaderno de Godo (1961)
  • Neutral corner, colección de microrelatos (1962)
  • Pájaros y espantapájaros (1963)
  • Los pájaros de Baden-Baden (1965)
  • Santa Olaja de Acero (1968)
  • La tierra de nadie y otros relatos (1955-1968)
  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Cuentos completos Aldecoa, pp. 11-33.
  2. ^ la tuna è una congregazione di studenti universitari che indossano le vesti antiche dell'università come gli antichi goliardos (clerici vagabondi e studenti poveri). Generalmente questi studenti cantano e suonano e viaggiano per il mondo grazie a queste loro abilità.
  3. ^ a b (ES) JAVIER GOÑI, Ignacio Aldecoa, ávido de vida, su elpais.com. URL consultato il 15 settembre 2018.
  4. ^ a b c d (ES) C. Martín Gaite, Ignacio Aldecoa y su tiempo (PDF), pp. 28-33.
  5. ^ a b c d (EN) J. Winecoff Díaz, THE NOVELS OF IGNACIO ALDECOA, pp. 475-481.
  6. ^ (IT) G. Morelli, D. Manera, p. 208.
  7. ^ Ignacio Aldecoa, su biografiasyvidas.com. URL consultato il 15 settembre 2018.
  8. ^ (IT) E. Pittarello, pp. 3-14.
  • (ES) Elide Pittarello, Ignacio Aldecoa e la pratica del non finito, in Rassegna Iberistica, vol. 60, 1997, pp. 3-14.
  • (ES) Carmen Martín Gaite, Ignacio Aldecoa y su tiempo (PDF), in CURSOS UNIVERSITARIOS, pp. 28-33.
  • (IT) Gabriele Morelli,Danilo Manera, Letteratura spagnola del Novecento: dal modernismo al postmoderno, Mondadori Bruno, 2007, p. 208, OCLC 553736881.
  • (ES) Janet Winecoff Díaz, THE NOVELS OF IGNACIO ALDECOA, in Romance Notes, Vol. 11, No. 3, 1970, pp. 475-481.
  • (ES) Cuentos completos Aldecoa, 5ª ed., Alfaguarda, 1999, pp. 11-33.