Utente:Conviene/Sandbox/4

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La strategia nel gioco degli scacchi concerne la ricerca di un vantaggio a lungo termine, dettato dalle caratteristiche di una posizione. Si contrappone alla tattica, che presuppone invece il calcolo di azioni a breve termine.

La valutazione di una posizione viene condotta attraverso degli elementi, che permettono di elaborare un piano di gioco. Essi possono essere ricondotti a cinque princìpi: il materiale, la mobilità dei pezzi, la struttura pedonale, lo spazio, la posizione del re.[1]

Dagli elementi della posizione possono derivare delle debolezze permanenti o temporanee,[2] dalle quali si determinano dei vantaggi statici o dinamici.

A partire dagli anni novanta del novecento, l'analisi strategica prettamente statica, nata dagli insegnamenti del primo campione del mondo Wilhelm Steinitz, ha lasciato il posto ad analisi maggiormente basate sugli elementi dinamici della posizione. Allo stesso modo l'approccio dogmatico dell'epoca classica, ha lasciato il posto a un approccio più flessibile, basato sulla specificità della singola posizione.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'era pioneristica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1749 il musicista francese François-André Danican Philidor pubblica L'analyse du jeu des Échecs, opera nella quale sottolinea l'importanza dei pedoni sia per l'attacco che per la difesa, definendoli "l'anima del gioco", e individuando nell'incapacità di un buon gioco pedonale, la debolezza degli scacchisti a lui contemporanei. Definisce inoltre alcuni elementi posizionali che diventeranno la basa dell'analisi strategica come il blocco, la profilassi, il sacrificio posizionale e l'importanza delle strutture pedonali.[4] Le idee di Philidor non verranno riconosciute dai suoi contemporanei e dalle generazioni immediatamente successive. La scuola modenese di Giambattista Lolli Ercole del Rio e Domenico Lorenzo Ponziani rimane fedele al gioco degli scacchisti italiani del Rinascimento e alla partita italiana. Ponziani analizzerà in uno dei suoi scritti che nel gioco aperto è preferibile lo sviluppo rapido dei pezzi piuttosto che il gioco di pedoni del quale il musicista francese era fautore. Fino agli ultimi decenni del XIX secolo, sarà lo stile degli attacchi diretti al re, condotti sin dall'apertura, ad animare i maestri del gioco, nel periodo che verrà definito successivamente come romantico. Attorno al 1840 una minoranza costituita dalla scuola inglese di Howard Staunton comincia a prendere le distanze dal gioco romantico, perseguendo vantaggi strategici, e sviluppando nuove idee in apertura, come le apeture laterali (partita inglese) e l'introduzione degli alfieri in fianchetto. Tuttavia il maestro inglese, pur essendo un prolifico scrittore, non teorizzerà attraverso dei lavori intellettuali i principi del proprio stile di gioco, non lasciando grosso seguito alle sue idee. Nel 1860 il maestro tedesco Louis Paulsen è nuovamente fautore del gioco difensivo, sostenendo che gli attacchi prematuri al re non avrebbero avuto successo a gioco corretto, e anzi avrebbero portato alla sconfitta dell'attaccante.[5]

La scuola moderna di Steinitz[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1873 l'austriaco Wilhelm Steinitz, che pochi anni prima aveva vinto in stile romantico un match per 8-6 (senza patte) contro Adolf Anderssen, allora considerato lo scacchista più forte del mondo, stabilisce alcuni principi posizionali che cambieranno completamente il suo stile di gioco, e porranno le basi fondamentali della strategia scacchistica. Grazie a una maggiore attenzione alla difesa e al piano di gioco basato sulle debolezze della posizione, Steinitz vincerà il primo match ufficiale del campionato del mondo, battendo Johannes Zukertort nel 1886. Restando sempre fedele alla nuova filosofia scacchistica, che chiamerà "scuola moderna", l'austriaco dominerà la scena mondiale, vincendo i successivi incontri per il titolo iridato, battendo due volte il forte maestro russo Michail Čigorin e l'ungherese Isidor Gunsberg. Si dovrà tuttavia attendere la successiva generazione di scacchisti, affinché gli insegnamenti della scuola moderna venissero recepiti come indispensabili per la comprensione del gioco. Nel 1894 il giovane matematico tedesco Emanuel Lasker riesce ad organizzare e vincere un match per il campionato del mondo contro l'ormai cinquantasettenne Steinitz, che verrà sconfitto per 10-5 con quattro patte. Toccherà proprio a Lasker il compito di sistematizzare le idee propugnate nei numerosi scritti, partite e analisi dal primo campione del mondo. Nel 1926 dà alle stampe il Lehrbuch des Schachspiels, nel quale vengono esposte con maggiore chiarezza le nascenti idee dell'analisi strategica.[6] Gli elementi posizionali propugnati da Steinitz sono sedici, divisi in vantaggi permanenti e temporanei,[7] riassunti dalla seguente tabella:

Elementi di Steinitz
Vantaggi permanenti Vantaggi temporanei
Vantaggio di materiale Cattiva posizione di un pezzo
Sicurezza del re Non cooperazione dei pezzi
Pedoni passati in mediogioco Vantaggio di sviluppo
Pedoni deboli dell'avversario Centralizzazione dei pezzi
Case forti e deboli Vantaggio di spazio
Isole pedonali
Centro pedonale
Controllo di una diagonale
Controllo di una colonna
Coppia degli alfieri
Controllo di una traversa

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Seirawan, Silman, p. 12.
  2. ^ Euwe, pp. 11-12.
  3. ^ Watson, p. 12.
  4. ^ Hooper, Whyld, p. 250.
  5. ^ Hooper, Whyld, pp. 298-300.
  6. ^ Hooper, Whyld, p. 179.
  7. ^ Grooten, p. 13.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]