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Rosa di Gorizia
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioneFriuli Venezia Giulia
Zona di produzioneProvincia di Gorizia
Dettagli
Categoriaortofrutticolo
RiconoscimentoP.A.T.
SettoreProdotti vegetali allo stato naturale o trasformati

La Rosa di Gorizia, Cichorium intybus, è una varietà locale di cicoria della sottospecie sativa tipica della zona di Gorizia.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La Rosa di Gorizia è una varietà di cicoria caratterizzata da un colore rosso intenso o da un rosso con sfumature che portano al rosa a seconda del tipo di selezione effettuata. Le foglie sono larghe e disposte a forma di rosa aperta. Il sapore è solo leggermente amarognolo, a differenza dei radicchi veneti, e al palato risulta croccante. La varietà della Rosa di Gorizia dal gusto più delicato è detta “Canarino” ed è ottenuta probabilmente da un incrocio con la cicoria bionda di Trieste. Il Canarino è dotato di un fogliame di colore giallo e un gusto ancora più dolce.

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

La lunga storia della Rosa di Gorizia risale già ai tempi degli Asburgo, ma le prime fonti scritte comparsero nel volume “Gorizia – la Nizza austriaca” del 1873, scritto dal Barone Carl von Czoernig- Czernhausen, insediatosi a Gorizia nella seconda metà del'800. Nel volume, tra la descrizione dei legumi coltivati nella città, viene citata anche la “cicoria rossastra” coltivata nella piana tra Gorizia e Salcano e, in misura minore nelle aree periferiche della città. La Rosa di Gorizia ha avuto in passato una grande importanza per l’economia della città che era basata prevalentemente sull'agricoltura. La città contava molto sulla produzione di questo particolare radicchio.

Gli agricoltori più anziani della zona ricordano di averlo sempre prodotto perché una delle poche e sicure fonti di reddito durante la fredda stagione invernale goriziana.

Una delle piste che conducono alla comparsa della Rosa nel territorio goriziano portano a un certo signor Vida. Si pensa infatti che i semi siano stati portati a Gorizia per la prima volta da quest'ultimo, una volta sfuggito a un'epidemia di peste scoppiata in Veneto. Vida potrebbe aver conservato sementi di radicchio rosso veneto, forse quello di Chioggia, che una volta trapiantati nei terreni goriziani avrebbero creato l'embrione della Rosa di Gorizia. Un'altra teoria fa risalire l'origine delle sementi all'opera della contessa di Gorizia Leukardis, dal 1046 al 1072 badessa del monastero di Sonnenburg. La religiosa e le monache erano abilissime nella coltivazione di fiori e ortaggi i quali, a causa del clima rigido, avevano necessità di particolari cure. Visti i rapporti strettissimi che ai tempi sussistevano tra quelli che oggi sono i territori di Val Pusteria e del goriziano, si può immaginare che tra i due luoghi ci fossero scambi frequenti di prodotti.

Diffusione e utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

La Rosa è coltivata in larga parte nella piana tra Gorizia e Salcano, nel corso degli anni però la coltivazione si è ridotta a causa dell’allargamento dei centri urbani. La produzione del radicchio è quindi di tipo intensivo, questo garantisce al prodotto un mercato di nicchia, allargato alle sole provincie del Friuli Venezia Giulia, che rende la Rosa una specialità locale. Oggi infatti si trova in vendita a prezzi molto elevati a causa della difficoltà di reperimento e delle elevate necessità di manodopera richiesta per la lavorazione. Viene distribuito solamente attraverso i mercati locali di Gorizia e Udine, fatta eccezione per qualche rivenditore a Udine e Trieste. Il radicchio, leggermente amarognolo, è da assaporare possibilmente crudo, tagliato il meno possibile per non farlo ossidare e accompagnato da patate lesse, fagioli lessati, uova sode a spicchi oppure condito con dell’ottimo olio d’oliva, aceto di vino e sale. Anche la piccola radice è ottima da mangiare, tagliata sottile e unita all’insalata.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

La Rosa viene seminata nel periodo compreso tra marzo e metà giugno in luna calante. Spesso essa coincide con la semina dei cereali, in particolare l’avena, in funzione limitativa alla crescita delle malerbe infestanti non desiderate I semi vengono mescolati alla sabbia (quella dell’Isonzo è la migliore) in modo da formare una massa più corposa che viene distribuita sul terreno. Il terreno ideale è di origine alluvionale ghiaioso e ricco di ferro, soggetto, durante l'estate a lunghi periodi di siccità. Durante l’estate si rompono almeno due volte le zolle (erpicatura) e si attende l’arrivo dei primi freddi. La raccolta del radicchio, effettuata a mano, cespo per cespo con tutte le radici, avviene da fine novembre ai primi di dicembre. Lo si coglie dopo i primi geli e vengono lasciate nel terreno alcune piante dalle quali, nell’estate successiva , si ricaveranno i semi. Al momento della raccolta i cespi della Rosa sono pressoché uguali ai cespi del comune radicchio: il colore è verde. Dalla raccolta si passa alla forzatura nella quale i cespi vengono custoditi in ambienti chiusi, a una temperatura di circa dieci gradi, riuniti in mazzi di dieci piante ciascuno e adagiati su paglia, erba o sabbia. I cespi vanno bagnai e a mano a mano che si sviluppano debbono togliersi le foglie esterne. La forzatura ha termine nei giorni antecedenti il Natale, è in quel periodo che il radicchio compare sulla tavola. Successivamente alla forzatura avviene anche la selezione delle sementi. Durante la raccolta ai primi di dicembre i contadini lasciano sul terreno alcune piante. La scelta delle piante madri avviene sulla base di esperienze e sensibilità personali in base alla bellezza estetica di ogni pianta. Da queste selezioni dipende la qualità del prodotto che non risulta perfettamente identico da produttore a produttore, infatti il colore del prodotto finito varia a seconda del tipo di selezione effettuata. Quando la pianta ha raggiunto una determinata crescita-circa 70 centimetri- i contadini la spogliano della gran parte delle foglie consentendo una più ampia germogliatura. A giugno spuntano i fiori azzurri e comincia la raccolta degli steli. Legati in fasci vengono lasciati essiccare a testa in giù ed entro agosto avviene la battitura. Con la battitura si staccano i fiori rinsecchiti:al loro interno ci sono i semi. Il materiale viene passato prima al setaccio (dras) e successivamente, utilizzando uno speciale vassoio di legno (vintuluza) si tolgono le impurità rimanenti; si procede infine alla pulizia finale. Servirà poi un ciclo di due anni prima di poter gustare nuovamente la Rosa di Gorizia.

Importanza colturale[modifica | modifica wikitesto]

La Rosa è il risultato delle diverse selezioni effettuate dalle varie famiglie locali di agricoltori che si sono susseguite nel corso dei secoli. La selezione per la produzione dei semi viene eseguita dai coltivatori in modo empirico ma efficace, segue una lunga e consolidata tradizione, vecchia di secoli, a cui i coltivatori si attengono rispettosamente. In passato le sementi ottenute da queste selezioni non venivano mai commercializzate o cedute ad altre famiglie, ma venivano custodite gelosamente, come a voler mantenere il proprio brevetto sul prodotto ottenuto, che diventava una sorta di caratteristica propria della famiglia. Tutt'oggi ogni contadino è molto geloso delle proprie sementi, proprio come facevano le famiglie di un tempo. Infatti vengono conservate le dichiarazioni, in forma di autocertificazione, fatte da alcuni dei pochissimi produttori che si dedicano a questo tipo di coltivazione da più di 25 anni i quali si tramandano di generazione in generazione le sementi, riproducendole di anno in anno dopo averle selezionate.

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Il marchio “Rosa di Gorizia” è stato registrato ad inizio 2010 da Massimo Santinelli, titolare di Biolab e da anni inserito nel campo dell’alimentazione vegetariana. L’obiettivo del progetto dell’imprenditore goriziano è quello di garantire l’unicità del prodotto e favorirne la commercializzazione, oltre a porre le basi per una registrazione del marchio come prodotto D.O.P. in un futuro. I produttori locali, riuniti nell’Associazione Produttori Radicchio Rosso di Gorizia, Rosa di Gorizia e Canarino non hanno apprezzato la registrazione del marchio e ne vivono la presenza come una concorrenza sgradita. L’obiettivo di entrambe le parti sembra essere quello di valorizzare il prodotto locale, ma per il momento la diversità di vedute ostacola una collaborazione proficua ed efficace.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


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