Terken Khatun

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Terken Khatun
Reggente dell'Impero selgiuchide
Stemma
Stemma
In carica19 novembre 1092 –
1094
Consorte principale del Sultano selgiuchide
In carica15 dicembre 1072 –
19 novembre 1092
Nome completoCelaliye Terken Khatun
NascitaKarakhanidi, 1053
MorteIsfahan, Impero selgiuchide (oggi Iran), ottobre 1094
DinastiaKarakhanidi (nascita)
Selgiuchide (matrimonio)
PadreTamghach Khan Ibrahim
Consorte diMalik Shah I
(1065)
FigliDawud
Abdul Qasim
Mah-i Mulk Khatun
Un figlio
Ahmed
Mahmud I
ReligioneIslam sunnita

Celaliye Terken Khatun (in persiano ترکان خاتون‎, anche nota come Turkan Khatun o Tarkhan Khatun; Karakhanidi, 1053 ca. – Isfahan, ottobre 1094) è stata una principessa anatolica, figlia di Tamghach Khan Ibrahim. È stata la consorte principale di Malik Shah I dell'Impero selgiuchide, nonché madre e reggente del suo successore Mahmud I.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Celaliye Terken Khatun nacque intorno al 1053 nel principato di Karakhanidi, come figlia di Tamghach Khan Ibrahim, sovrano di Karakhanid e di Transoxiana. Aveva due fratelli, Shams al-Mulk Nasr e Khizr Khan[1][2].

Nel 1065, Alp Arslan, sultano dei Selgiuchidi, e Tamghach Ibrahim combinarono un doppio matrimonio fra i propri figli: Shams sposò la figlia di Arslan, Aysha, e la dodicenne Terken ne sposò invece il figlio Malik, suo coetaneo. Da Malik, Terken ebbe cinque figli, fra cui Mahmud I, tutti morti infanti, e una figlia[3][4][5].

Terken Khatun divenne la principale consorte di Malik e la più influente, potendo contare anche sul supporto del padre e del fratello oltre che del visir Taj al-Mulk, e per questo fu anche il fulcro di avversioni e maldicenze a corte, per lo più provenienti dal visir Nizam al-Mulk. Da parte sua, Malik Shah, divenuto sultano nel 1072, favoriva Terken e i figli avuti da lei, nominando suo erede prima Dawud e poi Ahmed, i loro due figli maggiori, ma entrambi morirono bambini entro il 1088. A questo punto, Terken cercò di promuovere la nomina a erede del suo ultimo figlio rimasto, Mahmud, nato nel 1088, malgrado fosse il più giovane fra i figli di Malik ancora in vita e idonei ad ereditare il trono[4].

Intorno al 1090 Terken agì attivamente per allargare la faida che si era creata fra Malik e il suo visir Nizam, il quale favoriva quale erede il principe Berkyaruq, nato dalla consorte Zubayda Khatun e, coi suoi tredici anni, il figlio maggiore vivente di Malik[6].

Malik Shah morì assassinato nel 1092, poco dopo lo stesso Nizam, e Terken, col supporto di Tadj, proclamò nuovo sultano suo figlio Mahmud di quattro anni[7]. A quel punto, si rivolse al califfo al-Muqtadi, a cui, nel 1082, aveva concesso in moglie sua figlia Mah-i Mulk (morta nel 1089), perché la nominasse reggente, ma questi dichiarò che non avrebbe sostenuto né un sultano bambino né una reggente donna e si rifiutò di proclamare la khutba, la preghiera per il sovrano, in nome di Terken. È possibile che il califfo nutrisse del risentimento verso Terken, che gli aveva imposto condizioni rigide per acconsentire a dargli in sposa la figlia. Alla fine, Terken fu costretta ad accettare che la khutba sarebbe stata proclamata in nome di Mahmud e il governo sarebbe stato affidato a un visir nominato dal califfo piuttosto che a lei. Riuscì comunque ad essere la reggente de facto grazie all'alleanza che strinse col visir nominato al-Shirazi e col generale Unar, garantendosi quindi il potere sia in ambito civile che militare. Era apertamente riconosciuta come la vera sovrana del paese e le azioni intraprese in quelli anni furono regolarmente attribuite a lei nelle cronache, incluse quelle militari[8][9].

Nel mentre, il visir Tadj marciò su Isfahan per arrestare il principe Barkiyaruq, ma questi fu salvato e condotto a Rey dai mamelucchi del defunto Nizam, e fu lì incoronato dal rais della città, figlio di Nizam lui stesso. Terken e Tadj affrontarono Barkiyaruq a Borujerd nel 1093, ma furono sconfitti: Terken si rifugiò a Isfahan, che fu messa sotto assedio, mentre Tadj disertò e offrì a Barkiyaruq 200.000 monete d'oro, sottratte dal tesoro di Terken, per ottenere il perdono e una nuova carica di visir a servizio del principe[6].

Terken Khatun morì improvvisamente e per cause ignote nell'ottobre 1094, a Isfahan, poco dopo aver cercato di contattare Tulush, fratello minore di Malik. Nello stesso mese, morì anche suo figlio Mahmud[10].

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Da Malik Shah, ebbe cinque figli e una figlia:[11][12][5][13]

Figli[modifica | modifica wikitesto]

  • Dawud (? - 1082), erede di suo padre fino alla sua morte;
  • Abdul Qasim (morto nell'infanzia);
  • Un figlio (morto nell'infanzia);
  • Ahmed (1077 - 1088), erede dopo la morte di Dawud;
  • Mahmud I (1088 - ottobre 1094), alla morte di suo padre venne proclamato sultano dei selgiuchidi, sotto la reggenza di sua madre.

Figlie[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Boyle 1968; p.220
  2. ^ Lambton 1988; pp.11, 263
  3. ^ Lambton 1988; pp.226-227, 263
  4. ^ a b Boyle 1968; p.77
  5. ^ a b (EN) C. Edmund Bosworth, The History of the Seljuq Turks: From The Jami' Al-Tawarikh : an Ilkhanid Adaption of the Saljuq-nama of Zahir Al-Din Nishapuri, Routledge, 2001, p. 64, ISBN 978-0-429-23628-0.
  6. ^ a b Lambton 1988; pp.43-44
  7. ^ Boyle 1968; p.103
  8. ^ (EN) Fatima Mernissi, The Forgotten Queens of Islam, Oxford University Press, 2003, ISBN 978-0-19-579868-5.
  9. ^ (EN) Taef El-Azhari, Queens, Eunuchs and Concubines in Islamic History, 661-1257, Edinburgh University Press, 24 giugno 2019, ISBN 978-1-4744-2319-9.
  10. ^ Boyle 1968; p.104
  11. ^ Tayeb El-Hibri, The Abbasid Caliphate: a history, Cambridge University Press, 2021, p. 211, ISBN 978-1-107-18324-7.
  12. ^ ʿAlī Ibn-Anǧab Ibn-as-Sāʿī, Julia Bray e Marina Warner, Consorts of the caliphs: women and the court of Baghdad, collana Library of Arabic literature, Paperback edition, New York University Press, 2017, pp. 62-63, ISBN 978-1-4798-6679-3.
  13. ^ Lambton 1988; pp.226-227

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • JA. Boyle, The Cambridge history of Iran. 5: The Saljuq and Mongol periods / ed. by J. A. Boyle, 7. print, Cambridge Univ. Pr, 1968, ISBN 978-0-521-06936-6.
  • Ann K. S. Lambton, Continuity and change in medieval Persia: aspects of administrative, economic and social history, 11th - 14th century, collana Bibliotheca Persica Columbia lectures on Iranian studies, State Univ. of New York Press, 1988, ISBN 978-0-88706-133-2.