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Il plebiscito sullo scioglimento del Landtag prussiano (o Dieta prussiana) fu una consultazione popolare che si tenne in Prussia, Stato federato della Repubblica di Weimar, il 9 agosto 1931. Il plebiscito fu indetto a seguito di una petizione popolare, presentata dall'organizzazione di destra antirepubblicana Stahlhelm, al fine di ottenere lo scioglimento anticipato dell'assemblea legislativa della Prussia e provocare, di conseguenza, la caduta del governo prussiano guidato dal socialdemocratico Otto Braun. Il plebiscito fallì a causa del mancato raggiungimento del quorum del 50% degli elettori, essendosi recato alle urne solo il 39,21% di essi.

Nonostante si trattasse di un'iniziativa delle forze politiche di destra, tra cui il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) di Adolf Hitler, l'Internazionale Comunista controllata da Iosif Stalin schierò il Partito Comunista di Germania (KPD) a sostegno del plebiscito. In virtù della teoria del socialfascismo, i comunisti consideravano i socialdemocratici alla stessa stregua dei partiti di destra, cosicché aderirono al plebiscito con l'obiettivo di accelerare il crollo del sistema capitalista, che giudicavano vicino. Nella campagna propagandistica comunista la consultazione popolare fu ribattezzata "plebiscito rosso" (roter Volksentscheid). In riferimento alla particolare composizione della coalizione plebiscitaria, l'evento è talvolta ricordato anche come "plebiscito rossobruno" (rot-brauner Volksentscheid). La linea di sostegno al plebiscito seguita dall'Internazionale Comunista fu duramente criticata da Lev Trockij e da varie organizzazioni comuniste dissidenti.

Il fallimento del plebiscito rappresentò una temporanea battuta d'arresto per Hitler, ma la partecipazione dei comunisti acuì il contrasto che li opponeva ai socialdemocratici, contribuendo alla mancata formazione di un efficace blocco antinazista e dunque al successivo crollo della Repubblica di Weimar.

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