Stazione di Iscra

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Iscra
stazione ferroviaria
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàIllorai
Coordinate40°19′23.01″N 9°02′16.62″E / 40.323057°N 9.03795°E40.323057; 9.03795
Altitudine181 m s.l.m.
Lineeferrovia Macomer-Nuoro
Storia
Stato attualein uso
Caratteristiche
Tipostazione ferroviaria passante in superficie
Binari3
InterscambiAutolinee interurbane

La stazione di Iscra è una stazione ferroviaria situata nel comune di Illorai, posta lungo la ferrovia Macomer-Nuoro.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'impianto è stato ristrutturato nei primi anni 2010

La stazione venne realizzata dalle Ferrovie Complementari della Sardegna nella prima metà del Novecento, e risultava in uso nel 1938[1].

Dalla gestione FCS passò in seguito alle Ferrovie della Sardegna nel 1989 e all'ARST nel 2010; in quello stesso anno l'intera linea fu chiusa sino al 2012[2] per lavori di ammodernamento di tracciato e scali, che riguardarono anche la stazione.

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

I binari dell'impianto, con sulla destra quello di corsa, da cui si diramano quello di incrocio (al centro) ed il tronchino (a sinistra)

Posta a circa cinque chilometri a sud-est dell'abitato di Illorai, a circa 400 metri dal fiume Tirso e dall'omonimo rifornitore (attivo come fermata negli anni trenta[3]), quella di Iscra è una stazione passante il cui piano del ferro dal 2012 presenta una configurazione con tre binari[4][5] a scartamento da 950 mm, di cui il primo di corsa ed il secondo passante dotati ognuno di una banchina, queste ultime poste ai margini del sedime. Il terzo binario si dirama anch'esso dal primo e termina tronco in quella che era l'area merci dello scalo (situata a sud del terminal viaggiatori), che in passato era dotata anche di altri tronchini[5] ed in origine anche di un terzo binario passante[5].

Nell'impianto (impresenziato) è presente un fabbricato viaggiatori (chiuso al pubblico), una costruzione a pianta rettangolare con una parte centrale a due piani e due corpi laterali estesi sul solo piano terra[5].

Movimento[modifica | modifica wikitesto]

La stazione è servita dai treni dell'ARST operativi lungo la Macomer-Nuoro: i due capolinea sono anche i centri maggiori raggiungibili dalle relazioni interessanti l'impianto, che è anche scalo terminale di alcuni collegamenti. Le relazioni vengono espletate nei giorni feriali, mentre nelle domeniche e nei festivi non vengono effettuati treni, in luogo dei quali vengono svolte alcune autocorse sostitutive.

Servizi[modifica | modifica wikitesto]

Il fabbricato viaggiatori, chiuso al pubblico

Nell'impianto sono presenti i servizi igienici, sebbene non più a disposizione dell'utenza.

Interscambi[modifica | modifica wikitesto]

Lungo la strada che lambisce la stazione è presente una fermata delle autolinee dell'ARST, che effettuano il collegamento con vari centri del territorio circostante, tra cui Illorai e i comuni serviti in passato dalla dismessa ferrovia Tirso-Chilivani.

  • Fermata autobus Fermata autobus

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ cfr Orario FCS maggio 1938
  2. ^ Dopo due anni riapre la ferrovia Macomer-Nuoro, in Videolina.it, 10 marzo 2012. URL consultato il 28 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  3. ^ Altara, p. 221.
  4. ^ Iscra Stazione, ARST. in Documenti bando di gara del 06.07.2012 - Codice CIG 4332990077 – CUP F51C10000000003 (RAR), su arst.sardegna.it. URL consultato il 28 febbraio 2016 (archiviato il 29 ottobre 2013).
  5. ^ a b c d Luigi Prato, Marco Fiori e Antonio Fiori, La fermata di Iscra, in Lestradeferrate.it. URL consultato il 28 febbraio 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Edoardo Altara, Binari a Golfo Aranci - Ferrovie e treni in Sardegna dal 1874 ad oggi, Ermanno Albertelli Editore, 1992, ISBN 88-85909-31-0.
  • Elettrio Corda, Le contrastate vaporiere - 1864/1984: 120 anni di vicende delle strade ferrate sarde: dalle reali alle secondarie, dalle complementari alle statali, Chiarella, 1984.
  • Francesco Ogliari, La sospirata rete, Milano, Cavallotti Editori, 1978.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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