Giuditta Levato: differenze tra le versioni

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“In omaggio ad una donna che è stata protagonista del suo tempo ma soprattutto in omaggio a tutte le donne calabresi abituate a lavorare sodo e spesso in silenzio. In omaggio a tutte le donne che, pur non avendo molta visibilità perché occupate nel loro lavoro quotidiano, sono uno dei pilastri fondamentali della nostra società e che, al momento giusto, com'è accaduto appunto alla contadina di Calabricata, sanno sfoderare grinta e determinazione e diventare protagoniste del loro destino"<ref>[http://www.consiglioregionale.calabria.it/presidenza/dett_comunicato.asp?Codice=233 comunicato ufficio Presidenza Consiglio Regionale]</ref>.
“In omaggio ad una donna che è stata protagonista del suo tempo ma soprattutto in omaggio a tutte le donne calabresi abituate a lavorare sodo e spesso in silenzio. In omaggio a tutte le donne che, pur non avendo molta visibilità perché occupate nel loro lavoro quotidiano, sono uno dei pilastri fondamentali della nostra società e che, al momento giusto, com'è accaduto appunto alla contadina di Calabricata, sanno sfoderare grinta e determinazione e diventare protagoniste del loro destino"<ref>[http://www.consiglioregionale.calabria.it/presidenza/dett_comunicato.asp?Codice=233 comunicato ufficio Presidenza Consiglio Regionale]</ref>.

L'[[8 marzo]] [[2017]] viene intitolata, a Giuditta Levato, la sala conferenze del Museo storico militare di [[Catanzaro]]<ref>http://www.zoom24.it/2017/03/08/catanzaro-museo-musmi-44399/</ref>


== Note ==
== Note ==

Versione delle 20:08, 8 mar 2017

Giuditta Levato (Calabricata, 18 agosto 1915Calabricata, 28 novembre 1946) è stata una contadina italiana, la prima vittima negli scontri che si verificarono nel 1946 in Calabria nella lotta al latifondo.

Biografia

Contadina calabrese, era nativa di Calabricata, all'epoca parte del comune di Albi e attualmente frazione di Sellia Marina.

È diventata tristemente celebre per essere stata la prima vittima della lotta al latifondo in Calabria. La legge Gullo del 1944 infatti aveva decretato l'assegnazione di alcune terre facenti parte di vari latifondi ai contadini che, riuniti in cooperative, li coltivavano. Il provvedimento venne ostacolato dai latifondisti calabresi, che vedevano nei nuovi proprietari contadini degli usurpatori. Questa situazione causò diversi scontri violenti a Calabricata nel 1946, a Petilia Policastro nel 1947 e a Melissa nel 1949.

Il 28 novembre 1946 a Calabricata Giuditta Levato si unì a un gruppo di persone che si scontrò con Pietro Mazza, latifondista del luogo. La contesa era stata causata da una mandria di buoi che il Mazza aveva lasciato pascolare nei campi assegnati ai contadini, impedendone quindi la coltivazione. Durante la protesta, in circostanze mai del tutto chiarite, dal fucile di una persona al servizio del Mazza partì un colpo che raggiunse la donna all'addome. Fu trasportata prima a casa e subito dopo in ospedale, ma inutilmente. Morì all'età di 31 anni, mentre era incinta di sette mesi del suo terzo figlio.

Riconoscimenti

Nel dicembre 2004 l'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea legislativa regionale ha intitolato a Giuditta Levato la sala conferenze di Palazzo Campanella a Reggio Calabria [1] con la seguente motivazione:

“In omaggio ad una donna che è stata protagonista del suo tempo ma soprattutto in omaggio a tutte le donne calabresi abituate a lavorare sodo e spesso in silenzio. In omaggio a tutte le donne che, pur non avendo molta visibilità perché occupate nel loro lavoro quotidiano, sono uno dei pilastri fondamentali della nostra società e che, al momento giusto, com'è accaduto appunto alla contadina di Calabricata, sanno sfoderare grinta e determinazione e diventare protagoniste del loro destino"[2].

L'8 marzo 2017 viene intitolata, a Giuditta Levato, la sala conferenze del Museo storico militare di Catanzaro[3]

Note

Bibliografia

  • Lina Furfaro, Giuditta Levato, la contadina di Calabricata, Cosenza, Falco Editore, 2012. ISBN 978-88-96895-85-6.

Voci correlate

Collegamenti esterni