Satyricon (film 1969): differenze tra le versioni

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'''''Satyricon''''' è un [[film]] del [[1969]], diretto dal regista [[Gian Luigi Polidoro]] e basato (non fedelmente) sul ''[[Satyricon (Petronio)|Satyricon]]'', opera latina di [[Petronio Arbitro]]. I film uscì nei cinema nello stesso periodo in cui veniva distribuito il ''[[Fellini Satyricon|Satyricon]]'' di [[Federico Fellini]] ([[1969]]).
'''''Satyricon''''' è un [[film]] del [[1969]] diretto dal regista [[Gian Luigi Polidoro]]. È ispirato a ''[[Satyricon (Petronio)|Satyricon]]'', opera latina di [[Petronio Arbitro]].


Uscì nelle sale in contemporanea al ''[[Fellini Satyricon|Satyricon]]'' di [[Federico Fellini]] (1969). Il magistrato [[Vittorio Occorsio]] ne dispose presto il sequestro con l'accusa di oscenità, soprattutto per l'impiego nel ruolo di Gitone in scene a tema sessuale dell'attore Francesco Pau, che al momento delle riprese aveva quattordici anni.
== La censura ==
Appena uscito nelle sale il film è presto sequestrato con l'accusa di oscenità mossa a Polidoro da parte di [[Vittorio Occorsio]], magistrato, soprattutto per aver usato nel ruolo di Gitone (Francesco Pau) un attore che allora aveva 14 anni, per scene a tema sessuale.


Da qui, il Satyricon di Polidoro è stato vittima di censure e accuse, che tengono in ombra gli aspetti interessanti del film, come la memorabile interpretazione di Ugo Tognazzi, a cui fu affidata provocatoriamente la parte del ricco e rozzo [[liberto]] Trimalcione.
Al sequestro seguì una scia di censure e accuse, che oscurano i pregi del film, come la memorabile interpretazione di [[Ugo Tognazzi]], a cui fu affidata provocatoriamente la parte del ricco e rozzo [[liberto]] Trimalcione.


== Trama ==
== Trama ==
La vicenda è ambientata nel periodo in cui l'imperatore [[Nerone]] era al potere su [[Roma]]. I due giovanetti Encolpio e Ascilto devono recarsi in casa dello zio Anneo Mela, in seguito ad un invito a cena con delle cortigiane. I ragazzi si imbarcano ma durante il viaggio accade che i due finiscono nella cava della strega Triferna che compie riti macabri in onore di una divinità oscura e sconosciuta. Fuggiti, i due scoprono che Nerone ha fatto uccidere per corruzione Anneo Mela e quindi Encolpio, essendo il nipote, riceve in eredità l'intera abitazione dello zio. Tuttavia le persecuzioni di Nerone continuano e Ascilto, assieme ad Encolpio, giunge nella villa del corrotto e lussurioso Trimalcione, che possiede una magione che appare come un vero e proprio bordello di corruzione e di prostituzione femminile e maschile. I giovani amici riescono a togliersi anche da questa complicata situazione, ma poi si imbattono in una prostituta dai poteri soprannaturali, Circe, la quale rapisce Encolpio per costringerlo a soddisfare le sue voglie amorose. Ascilto viene sorpreso dalle guardie dell'imperatore mentre si trovava nelle grazie di una fanciulla corrotta e per questo viene ucciso. Encolpio alla fine, saputo della morte dell'amico, lascerà per sempre Roma, considerandola sede di prostituzione e fornicazione.
La vicenda è ambientata durante il regno dell'imperatore romano [[Nerone]]. Due giovanetti, Encolpio e Ascilto, devono recarsi in casa dello zio Anneo Mela per un invito a cena con delle cortigiane. I ragazzi si imbarcano, ma durante il viaggio finiscono nella cava della strega Triferna, dedita a riti macabri in onore di una divinità oscura e sconosciuta. Fuggiti, i due scoprono che Nerone ha fatto uccidere per corruzione Anneo Mela ed Encolpio, essendone il nipote, riceve in eredità l'abitazione dello zio. La persecuzione di Nerone, però, continua.
Ascilto ed Encolpio giungono nella villa del corrotto e lussurioso Trimalcione, proprietario di una magione che sembra un vero e proprio bordello di corruzione e di prostituzione femminile e maschile. I giovani amici riescono a togliersi anche da questa complicata situazione; ma poi si imbattono in una prostituta dai poteri soprannaturali, Circe, che rapisce Encolpio per costringerlo a soddisfare le sue voglie.
Ascilto si apparta con una fanciulla corrotta, ma è sorpreso e ucciso dalle guardie dell'imperatore. Encolpio, saputo della morte dell'amico, lascia per sempre Roma, considerandola una sede di prostituzione e fornicazione.


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==

Versione delle 11:24, 9 ott 2014

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Paese di produzioneItalia
Durata120 min ca.
Generecommedia
RegiaGian Luigi Polidoro
SoggettoRodolfo Sonego da Petronio Arbitro (libera riduzione dall' omonimo romanzo)
SceneggiaturaRodolfo Sonego
ProduttoreAlfredo Bini
FotografiaBenito Frattari
MontaggioGiancarlo Cappelli
MusicheCarlo Rustichelli
ScenografiaFlavio Mogherini
Interpreti e personaggi

Satyricon è un film del 1969 diretto dal regista Gian Luigi Polidoro. È ispirato a Satyricon, opera latina di Petronio Arbitro.

Uscì nelle sale in contemporanea al Satyricon di Federico Fellini (1969). Il magistrato Vittorio Occorsio ne dispose presto il sequestro con l'accusa di oscenità, soprattutto per l'impiego nel ruolo di Gitone in scene a tema sessuale dell'attore Francesco Pau, che al momento delle riprese aveva quattordici anni.

Al sequestro seguì una scia di censure e accuse, che oscurano i pregi del film, come la memorabile interpretazione di Ugo Tognazzi, a cui fu affidata provocatoriamente la parte del ricco e rozzo liberto Trimalcione.

Trama

La vicenda è ambientata durante il regno dell'imperatore romano Nerone. Due giovanetti, Encolpio e Ascilto, devono recarsi in casa dello zio Anneo Mela per un invito a cena con delle cortigiane. I ragazzi si imbarcano, ma durante il viaggio finiscono nella cava della strega Triferna, dedita a riti macabri in onore di una divinità oscura e sconosciuta. Fuggiti, i due scoprono che Nerone ha fatto uccidere per corruzione Anneo Mela ed Encolpio, essendone il nipote, riceve in eredità l'abitazione dello zio. La persecuzione di Nerone, però, continua.

Ascilto ed Encolpio giungono nella villa del corrotto e lussurioso Trimalcione, proprietario di una magione che sembra un vero e proprio bordello di corruzione e di prostituzione femminile e maschile. I giovani amici riescono a togliersi anche da questa complicata situazione; ma poi si imbattono in una prostituta dai poteri soprannaturali, Circe, che rapisce Encolpio per costringerlo a soddisfare le sue voglie.

Ascilto si apparta con una fanciulla corrotta, ma è sorpreso e ucciso dalle guardie dell'imperatore. Encolpio, saputo della morte dell'amico, lascia per sempre Roma, considerandola una sede di prostituzione e fornicazione.

Voci correlate

Collegamenti esterni

(EN) 0166788, su IMDb, IMDb.com.

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