Tito Flavio Clemente (console 95): differenze tra le versioni
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Versione delle 10:41, 5 giu 2012
Tito Flavio Clemente (latino: Titus Flavius Clemens; ... – 95) è stato un politico romano, appartenente alla dinastia flavia. La tradizione ebraica ne fa un convertito all'ebraismo, in realtà si convertì al Cristianesimo. Per i cristiani è un santo, talvolta identificato con papa Clemente I.
Biografia
Clemente discendeva da Tito Flavio Sabino (console 47), fratello maggiore dell'imperatore Vespasiano; era infatti il figlio di Tito Flavio Sabino (console 69). Suo fratello maggiore fu Tito Flavio Sabino (console 82). Sposò Flavia Domitilla, figlia di Flavia Domitilla minore e cugina dell'augusta Giulia, figlia di Tito; da lei ebbe due figli, affidati alla cura di Quintiliano.[1]
L'imperatore Domiziano, figlio di Vespasiano, ebbe in grande considerazione Clemente e sua moglie Domitilla. Clemente fu nominato console per l'anno 95, con l'onore di avere per collega l'imperatore stesso; i figli di Clemente e Domitilla, ancora giovani, furono designati eredi dall'imperatore, che non aveva figli, che cambiò loro nome in Vespasiano e Domiziano.
Secondo quanto racconta Svetonio, Domiziano mise a morte Clemente poco prima della fine del suo consolato, sulla base di un leggero sospetto.[2] Cassio Dione concorda, raccontando che l'accusa contro Clemente era di ateismo (αθεοτση) e spiegando che questa era l'accusa mossa verso molti di coloro che si convertivano all'Ebraismo; Dione prosegue raccontando che gli accusati di ateismo erano talvolta messi a morte e talvolta privati dei propri beni ed esiliati, e che a Domitilla accadde proprio questo, essendo esiliata a Pandateria (Ventotene).[3] In seguito Domiziano fu assassinato da un collaboratore di Domitilla.[4]
Note
Bibliografia
- Grätz, Die, Jüdischen Proselyten im, Römerreiche, pp. 28 et seq.
- idem, Gesch. 3d ed., iv. 403
- Lebrecht, in Geiger's Jüd. Zeit. xi. 273
- Berliner, Gesch. der Juden in Rom, p. 39
- Kraus, Roma Sotterranea, p. 41, Freiburg-in-Breisgau, 1873
- Reinach, Fontes Rerum, Judaicaram, i. 195
- Prosopographia Imperii Romani, ii. 81.G. S. Kr.
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