Crêuza: differenze tra le versioni
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La '''crêuza''' (o creusa, crœza; pronuncia: ['krø:za]) è un termine della lingua ligure spesso italianizzato in crosa. Viene fatto derivare, come l'aggettivo francese creux/creuse, dal [[latino]] crŏsus, a sua volta di origine celtica, e definisce il tipico stretto viottolo o mulattiera che fende, spesso verticalmente, le colline del Genovesato e di tutta la Liguria. |
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La crêuza', tipica '''struttura viaria''' suburbana, ha precise caratteristiche: la principale è quella di percorrere le colline se possibile sul crinale e spesso con la massima pendenza, piuttosto che negli avvallamenti, ciò è voluto a minimizzare l'impatto di [[compluvio]] della pioggia, limitando le opere relative; essendo soleggiata è inoltre evitata, o limitata, la permanenza di umidità neve e ghiaccio che negli avvallamenti possono permanere ed essere molto pericolosi, data la possibilità climatica della regione di avere repentini passaggi dal caldo al freddo in poco tempo, in caso di passaggio del vento ai quadranti settentrionali. |
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Le crêuze, così come le coltivazioni a terrazza (le cosiddette fasce) caratterizzano il paesaggio di tutta la Liguria, sia quelle che si affaccia sul mare, più conosciuto e pubblicizzato, sia quello dell'entroterra, meno famoso ma non per questo meno caratteristico e bello, spesso cantato da famosi poeti, come Eugenio Montale, Camillo Sbarbaro e Dino Campana. |
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Nel dialetto genovese il termine di crêuza ha preso anche il significato figurato per “strada” o “percorso”. |
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Così anche un fenomeno meteorologico, ben visibile dalle colline costiere, che si realizza sul mare, con mare calmo e vortici di vento sulla superficie. La superficie del mare appare brillante per il riflesso del sole, ma è percorsa da strisce scure, curve e contorte, prodotte dal diverso increspamento della superficie, quasi a segnare fantastici percorsi che si aprono per quella che è da sempre stata la via privilegiata ed a volte obbligata dei liguri, il mare aperto. Si dice quindi “u ma u fa e crêuze” cioè “ il mare fa le strade, i viottoli”, segna un percorso. |
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==Curiosità== |
==Curiosità== |
Versione delle 11:58, 26 ott 2008
La crêuza (o creusa, crœza; pronuncia: ['krø:za]) è un termine della lingua ligure spesso italianizzato in crosa. Viene fatto derivare, come l'aggettivo francese creux/creuse, dal latino crŏsus, a sua volta di origine celtica, e definisce il tipico stretto viottolo o mulattiera che fende, spesso verticalmente, le colline del Genovesato e di tutta la Liguria.
La crêuza', tipica struttura viaria suburbana, ha precise caratteristiche: la principale è quella di percorrere le colline se possibile sul crinale e spesso con la massima pendenza, piuttosto che negli avvallamenti, ciò è voluto a minimizzare l'impatto di compluvio della pioggia, limitando le opere relative; essendo soleggiata è inoltre evitata, o limitata, la permanenza di umidità neve e ghiaccio che negli avvallamenti possono permanere ed essere molto pericolosi, data la possibilità climatica della regione di avere repentini passaggi dal caldo al freddo in poco tempo, in caso di passaggio del vento ai quadranti settentrionali. E' quindi privilegiata la conservazione della percorribilità in ogni condizione piuttosto che facilità di percorso.
La pavimentazione tipicamente è data da mattoni al centro e ciottoli tondi ai lati, il profilo è leggermente convesso per il drenaggio laterale; può essere articolata in lunghi e bassi gradoni, definiti da blocchetti in pietra, nei tratti a maggior pendenza. Le crêuze, così come le coltivazioni a terrazza (le cosiddette fasce) caratterizzano il paesaggio di tutta la Liguria, sia quelle che si affaccia sul mare, più conosciuto e pubblicizzato, sia quello dell'entroterra, meno famoso ma non per questo meno caratteristico e bello, spesso cantato da famosi poeti, come Eugenio Montale, Camillo Sbarbaro e Dino Campana.
Nel dialetto genovese il termine di crêuza ha preso anche il significato figurato per “strada” o “percorso”. Così anche un fenomeno meteorologico, ben visibile dalle colline costiere, che si realizza sul mare, con mare calmo e vortici di vento sulla superficie. La superficie del mare appare brillante per il riflesso del sole, ma è percorsa da strisce scure, curve e contorte, prodotte dal diverso increspamento della superficie, quasi a segnare fantastici percorsi che si aprono per quella che è da sempre stata la via privilegiata ed a volte obbligata dei liguri, il mare aperto. Si dice quindi “u ma u fa e crêuze” cioè “ il mare fa le strade, i viottoli”, segna un percorso.
Curiosità
- Fabrizio De André ha intitolato il suo undicesimo album registrato in studio Crêuza de mä.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Creuze di Albaro
Bibliografia
- A cura di Corinna Praga, Andar per creuse a Genova, nella collana "Itinerari di Italia Nostra", Sagep, Genova, 1997