Grano (moneta): differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →‎Storia: +ref +ampliamento
fix link
Riga 38: Riga 38:
Sotto Carlo III non fu coniato il tarì da 20 grana, ma solo il carlino da 10 grana: era d'argento a 900/... e pesava 2 grammi. Anche la moneta da 5 grana era d'argento ed aveva lo stesso titolo e pesava 1 grammo. Furono coniate monete di rame: la "[[pubblica]]" da 3 tornesi o 1-½ grano, il grano e le frazioni minori.<ref name= Montenegro/>
Sotto Carlo III non fu coniato il tarì da 20 grana, ma solo il carlino da 10 grana: era d'argento a 900/... e pesava 2 grammi. Anche la moneta da 5 grana era d'argento ed aveva lo stesso titolo e pesava 1 grammo. Furono coniate monete di rame: la "[[pubblica]]" da 3 tornesi o 1-½ grano, il grano e le frazioni minori.<ref name= Montenegro/>


Nel 1759 [[Ferdinando IV]] subentrò al padre che era diventato re di Spagna. Il sistema monetario rimase quello precedente e fu coniato nuovamente il tarì. Le monete d'argento aumentarono leggermente di peso. Il carlino da 10 grana passò da 2 a 2,22. Il titolo cambiò in 833/... ma il peso totale del fino sali da 1,8 a 1,85.<ref name= Montenegro/>
Nel 1759 [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] subentrò al padre che era diventato re di Spagna. Il sistema monetario rimase quello precedente e fu coniato nuovamente il tarì. Le monete d'argento aumentarono leggermente di peso. Il [[carlino (moneta)|carlino]] da 10 grana passò da 2 g a 2,22. Il titolo cambiò in 833/... ma il peso totale del fino salì da 1,8 g a 1,85.<ref name= Montenegro/>


Questa prima monetazione di Ferdinando rimase in vigore fino al 1799. Ne 1799 ci fu la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]] che emise poche monete tra cui una denominata da 4 tornesi, cioè da 2 grana.<ref name= Montenegro/>
Questa prima monetazione di Ferdinando rimase in vigore fino al 1799. Ne 1799 ci fu la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]] che emise poche monete tra cui una denominata da 4 tornesi, cioè da 2 grana.<ref name= Montenegro/>


Ferdinando fu restaurato sul suo trono grazie al cardinale [[Ruffo]]. Le monetazione riprese secondo lo schema precedente, anche se l'instabilità politica internazionale limitò notevolmente la monetazione d'argento ed escluse quella aurea.<ref name= Montenegro/>
Ferdinando fu restaurato sul suo trono grazie al cardinale [[Fabrizio Ruffo|Ruffo]]. Le monetazione riprese secondo lo schema precedente, anche se l'instabilità politica internazionale limitò notevolmente la monetazione d'argento ed escluse quella aurea.<ref name= Montenegro/>


Nel marzo 1806 il trono fu preso dal fratello di [[Napoleone I|Napoleone]], [[Giuseppe Bonaparte]], che mantenne il sistema tradizionale del regno.<ref name= Montenegro/>
Nel marzo 1806 il trono fu preso dal fratello di [[Napoleone I|Napoleone]], [[Giuseppe Bonaparte]], che mantenne il sistema tradizionale del regno.<ref name= Montenegro/>

Versione delle 10:48, 4 apr 2008

Ferdinando d'Aragona: cavallo
FERDINANDVS REX busto radiato dx. REX•EQUITAS•REGNI cavallo passante dx; aquila avanti; rosetta sopra.
1,87 g, zecca l'Aquila

Grano (plurale grana, ma, più raramente, anche grani) è il nome di diverse monete coniate nell'Italia meridionale, Sicilia, Malta e in Spagna.

Etimologia

Dal latino granum (che spiega il plurale in -a), inteso come peso

Storia

La prima moneta con questo nome fu un piccolo pezzo di rame battuto da Ferdinando I di Napoli (1458-1494) a Napoli. Il grano valeva 12 cavalli. Il tarì valeva 20 grana.[1]

Sotto Filippo II fu coniato un grano d'argento dal peso di 0,35 grammi e dal valore di 12 cavalli.[2]

In seguito il grano fu la principale frazione della piastra. Una piasta valeva 120 grana ed un carlino ne valeva 10.[3]

Ebbe molta fortuna non solo nel periodo del vicereame spagnolo, in cui figurava sulle sue facce la Croce di Gerusalemme e la scritta rex Neapolis del sovrano di turno, ma anche durante la prima Repubblica Napoletana che riprodusse sulle facce della moneta il nuovo stemma con le scritte SPQN (Senatum popolusque Neapolis) e dux reip. Neap. in riferimento a Masaniello.

Napoli

Nel regno di Napoli, sotto Carlo III (1734-1759), il sistema monetario era organizzato così:[3]

Piastra Tarì Carlino Grano Tornese Cavallo
1 6 12 120 240 1440

Era pertanto sovrapponibile al sistema Lds con il tarì al posto della lira, il grano occupava quindi un posto corrispondente a quello del soldo ed il cavallo quello del denaro.

Il tornese e il carlino erano quindi monete intermedie di complemento e la piastra il pezzo di grande valore corrispondente allo scudo, al tallero o alla future 5 lire.

Sotto Carlo III non fu coniato il tarì da 20 grana, ma solo il carlino da 10 grana: era d'argento a 900/... e pesava 2 grammi. Anche la moneta da 5 grana era d'argento ed aveva lo stesso titolo e pesava 1 grammo. Furono coniate monete di rame: la "pubblica" da 3 tornesi o 1-½ grano, il grano e le frazioni minori.[3]

Nel 1759 Ferdinando IV subentrò al padre che era diventato re di Spagna. Il sistema monetario rimase quello precedente e fu coniato nuovamente il tarì. Le monete d'argento aumentarono leggermente di peso. Il carlino da 10 grana passò da 2 g a 2,22. Il titolo cambiò in 833/... ma il peso totale del fino salì da 1,8 g a 1,85.[3]

Questa prima monetazione di Ferdinando rimase in vigore fino al 1799. Ne 1799 ci fu la Repubblica Napoletana che emise poche monete tra cui una denominata da 4 tornesi, cioè da 2 grana.[3]

Ferdinando fu restaurato sul suo trono grazie al cardinale Ruffo. Le monetazione riprese secondo lo schema precedente, anche se l'instabilità politica internazionale limitò notevolmente la monetazione d'argento ed escluse quella aurea.[3]

Nel marzo 1806 il trono fu preso dal fratello di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, che mantenne il sistema tradizionale del regno.[3]

Anche Gioacchino Murat, che gli successe il 15 luglio 1808, lasciò inizialmente in vigore il sistema ereditato. Coniò una moneta d'argento da 12 carlini e due monete di rame da 3 e 2 grana. Queste due monete furono coniate solo nel 1810. Di ognuna esistono più di 10 varianti. Su entrambe era rappresentato al dritto la testa nuda del re volto a sinistra ed al rovescio il valore ta corone di alloro, ulivo o spighe di grano. Al dritto GIOACCHINO NAPOLEONE RE DELLE DUE SICILIE ed al rovescio PRINCIPE E GRAND'AMMIRAGLIO DI FRANCIA. Le varianti delle legende sono moltissime.[3]

Nel 1811 Gioacchino introdusse la decimalizzazione con la lira delle Due Sicilie.[3]

Con la Restaurazione tornò la vecchia piasta napoletana da 120 grana, anche se le monete da un grano non furono più coniate. Sulle monete coniate, la piastra, la mezza piastra ed il carlino, il valore era comunque indicato in grana.

Nel dicembre 1816 Ferdinando IV riunì i due regni ed ebbe termine il Regno di Napoli.

Malta

Manoel de Vilhena (1722-1736)
F.D.AN:MANOEL DE VILHENA MM Mano alata con spada + IN HOC SIGNO MILITAMVS croce di Malta cantonata con data
1726, 21mm, 3.25 g, 6h

L'ordine di Malta coniò monete con questo nome dal valore di 6 piccioli.

Sull'isola furono coniate monete di arme in grana dal 1827 al 1913. Valevano 1/13 di penny o 1/3 di farthing.[2]

Spagna

In Spagna furono coniati pezzi di rame da 1 e 2 grana da Filippo IV (1621-1665). Furono coniate fino al 1825. Durante il XVII e il XVIII secolo furono coniate anche monete d'argento da 5, 8 e 15 grana.[2]

Note

  1. ^ Belaubre: Dictionaire...
  2. ^ a b c Klütz: Münznamen...
  3. ^ a b c d e f g h i Montenegro: Manuale...

Bibliografia

Altri progetti

Voci correlate