Tito Publio Carisio: differenze tra le versioni
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*Jorge Camino, Yolanda Viniegra y Rogelio Estrada, ''La Carisa: Ástures y Romanos Frente a Frente'', 2005, ISBN 84-7925-287-1. |
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*R.Syme, L’aristocrazia Augustea, trad.it., Milano 1993. |
*R.Syme, L’aristocrazia Augustea, trad.it., Milano 1993. |
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*A. Brancati, ''Augusto e la guerra di Spagna'', Urbino 1963. |
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*Angel Ocejo Herrero e AAVV, ''Las Guerras Cántabras''. |
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[[Categoria:Biografie|Carisio, Publio, Tito]] |
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Versione delle 19:53, 19 nov 2007
Tito Publio Carisio (latino: Titus Publius Carisisus) personaggio della storia romana del I secolo a.C. - I secolo d.C. era probabilmente di origine italica.
Biografia
E’ ricordato come legato della Spagna Ulteriore negli anni 27-22 a.C. sotto l'imperatore Augusto. Rimase, pertanto in Lusitania per 5 anni ed al principio del suo mandato, con una rapida marcia salvò l’esercito da un attacco a sorpresa ordito dal popolo degli Asturi ed ottenne una vittoria campale, un’eccezione per campagne di questo genere, occupando poi la loro capitale Lancia e molti punti strategici[1].
Al termine del primo biennio di campagne fondava la colonia di Emerita Augusta (25 a.C.) con i veterani delle legioni V Alaudae e X Gemina. Durante il suo mandato coniò un denario sul quale era rappresentato il viso di Augusto e sul retro era riportato il suo nome con la dicitura P. CARISIVS LEG AVGVSTI, ma Dione lo accusò di sprechi e crudeltà (Storia di Roma, LIV, 5, 1).
Combattè nuovamente contro una sollevazione tra gli Asturi nel 22 a.C., a fianco del nuovo legato della Tarraconense, un certo Gaio Furnio (console nel 17 a.C.).
Note
- ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LIII, 25, 8.
Bibliografia
Fonti primarie
- Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LIII-LIV.
- Floro, Epitome di storia romana, II, 33.
Fonti Secondarie
- Jorge Camino, Yolanda Viniegra y Rogelio Estrada, La Carisa: Ástures y Romanos Frente a Frente, 2005, ISBN 84-7925-287-1.
- R.Syme, L’aristocrazia Augustea, trad.it., Milano 1993.
- A. Brancati, Augusto e la guerra di Spagna, Urbino 1963.
- Angel Ocejo Herrero e AAVV, Las Guerras Cántabras.