Deposizione di Cristo nel sepolcro (Lotto): differenze tra le versioni

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Il Lotto ci descrive una scena drammatica con dovizia di paticolari. Cristo ormai deposto dalla croce viene calato nel sepolcro dove, in primo piano, sono appoggiati gli strumenti del martirio. La centralità della scena non è Cristo, posto piuttosto in ombra, ma un uomo raffigurato di spalle che colloca il corpo inerme nella tomba aiutandosi ponendo il proprio piede all'interno del sepolcro, ci ricorda la [[Deposizione (Caravaggio)|Deposizione]] [[Caravaggio|caravaggesca]] ma che sarà dipinta quasi un secolo dopo. L'uomo indossa una pellanda arancione legata in vita da una fusciacca bianca, sotto la veste indossa una camicia bianca e sul capo un grande turbante. Ai piedi del sepolcro un altro uomo regge e lentamente cala con fatica il lenzuolo che accoglie il corpo del morto<ref>{{cita|La Rivista di Bergamo|p 133}}.</ref>, indossa una giornea coperta da un mantello azzurro legato al collo, ai piedi porta sandali di cuoio. <br>Centrale la Madonna svenuta e sorretta da una donna e con il volto coperto da un vescapo blu, che le copre la veste rossa<ref>mantello che veniva indossato da donne vedove e anziane{{cita web|url=http://artemoda.unibg.it/page.asp?menu1=3&menu2=6&id=243&page=1|titolo=Archivio Arte Moda - Archivio - Soggetti<!-- titolo generato automaticamente -->|titolo |Vesapotitolo =Archivio arte moda|accesso =2 giugno 2018}}</ref>, la madre sostiene con la propria mano quella del figlio, ed entrambe sono sorrette da una donna che mantiene la sua attenzione sulla Vergine. Giuseppe di Arimatea sostiene il corpo e lo poggia nel sepolcro, gli accarezza il torace, la luce del giorno cade sulla sua calvizia, creando ombre tutto intorno<ref>{{cita web|url=http://artemoda.unibg.it/page.asp?menu1=3&op=663|titolo =Deposizione di Cristo nel sepolcro|editore =Arte Moda e archive|accesso =2 giugno 2018}}</ref>. Le immagini sono un crescendo di emozioni. In primo piano a destra Maria Maddalena prostrata che con i cappelli accarezza la mano abbandonata del martire, eppure i suoi abiti sono un tripudio di colore, sotto la veste rossa compare il bustino giallo e gli sbuffi di ampie maniche bianche.
Il Lotto ci descrive una scena drammatica con dovizia di paticolari. Cristo ormai deposto dalla croce viene calato nel sepolcro dove, in primo piano, sono appoggiati gli strumenti del martirio. La centralità della scena non è Cristo, posto piuttosto in ombra, ma un uomo raffigurato di spalle che colloca il corpo inerme nella tomba aiutandosi ponendo il proprio piede all'interno del sepolcro, ci ricorda la [[Deposizione (Caravaggio)|Deposizione]] [[Caravaggio|caravaggesca]] ma che sarà dipinta quasi un secolo dopo. L'uomo indossa una pellanda arancione legata in vita da una fusciacca bianca, sotto la veste indossa una camicia bianca e sul capo un grande turbante. Ai piedi del sepolcro un altro uomo regge e lentamente cala con fatica il lenzuolo che accoglie il corpo del morto<ref>{{cita|La Rivista di Bergamo|p 133}}.</ref>, indossa una giornea coperta da un mantello azzurro legato al collo, ai piedi porta sandali di cuoio. <br>Centrale la Madonna svenuta e sorretta da una donna e con il volto coperto da un vescapo blu, che le copre la veste rossa<ref>mantello che veniva indossato da donne vedove e anziane{{cita web|url=http://artemoda.unibg.it/page.asp?menu1=3&menu2=6&id=243&page=1|titolo=Archivio Arte Moda - Archivio - Soggetti<!-- titolo generato automaticamente -->|titolo |Vesapotitolo =Archivio arte moda|accesso =2 giugno 2018}}</ref>, la madre sostiene con la propria mano quella del figlio, ed entrambe sono sorrette da una donna che mantiene la sua attenzione sulla Vergine. Giuseppe di Arimatea sostiene il corpo e lo poggia nel sepolcro, gli accarezza il torace, la luce del giorno cade sulla sua calvizia, creando ombre tutto intorno<ref>{{cita web|url=http://artemoda.unibg.it/page.asp?menu1=3&op=663|titolo =Deposizione di Cristo nel sepolcro|editore =Arte Moda e archive|accesso =2 giugno 2018}}</ref>. Le immagini sono un crescendo di emozioni. In primo piano a destra Maria Maddalena prostrata che con i cappelli accarezza la mano abbandonata del martire, eppure i suoi abiti sono un tripudio di colore, sotto la veste rossa compare il bustino giallo e gli sbuffi di ampie maniche bianche.


La predella si collega alla tela Martinengo, come se fosse il suo proseguo, dal grande tappeto marrone posto ai piedi del trono superiore unendosi al paesaggio collinare dalle tinte marroni rossastre. Il giubilo della pala superiore doveva portare però alla riflessione dei fedeli rappresentando una scena dalla reale drammaticità, la morte collegata al divino, il bene dell'uomo e il suo male, attraverso il mistero della passione e poi della redenzione<ref>{{cita|La Rivista di Bergamo|p 134}}.</ref>.
La predella si collega alla tela Martinengo, come se fosse il suo prosieguo, dal grande tappeto marrone posto ai piedi del trono superiore unendosi al paesaggio collinare dalle tinte marroni rossastre. Il giubilo della pala superiore doveva portare però alla riflessione dei fedeli rappresentando una scena dalla reale drammaticità, la morte collegata al divino, il bene dell'uomo e il suo male, attraverso il mistero della passione e poi della redenzione<ref>{{cita|La Rivista di Bergamo|p 134}}.</ref>.


La recente esperienza romana dell'artista con l'incontro dell'arte di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e con l'arte tedesca traspare nella predella, ma si intravede anche la capacità dell'artista di creare una propria personalissima identificazione artistica.
La recente esperienza romana dell'artista con l'incontro dell'arte di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e con l'arte tedesca traspare nella predella, ma si intravede anche la capacità dell'artista di creare una propria personalissima identificazione artistica.

Versione delle 12:25, 14 giu 2020

Deposizione di Cristo nel sepolcro
AutoreLorenzo Lotto
Data1513-1516
Tecnicaolio su tavola
Dimensioni51×97 cm
UbicazioneAccademia Carrara, Bergamo

La Deposizione di Cristo nel sepolcro è un dipinto a olio su tavola (51x97 cm) di Lorenzo Lotto, databile al 1513-1516 e conservato nella pinacoteca dell'Accademia Carrara di Bergamo. Originariamente era una delle tre predelle del grande dipinto Pala Martinengo collocato come pala d'altare della chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano[1].

Storia

La grande tela di Lorenzo Lotto, fu commissionata all'artista veneziano da Alessandro Martinengo Colleoni per i domenicani della chiesa di santo Stefano di cui godeva di iuspatronato. Quando la chiesa e il monastero furono distrutti per l'edificazione delle mura venete nel 1561, la pala che era correlata da tre predelle: San Domenico resuscita Napoleone Orsini, la Deposizione di Cristo nel sepolcro posto al centro e la Lapidazione di santo Stefano, fu spostata e ricollocata solo tempo dopo nella chiesa di san Bartoloneo e Stefano, ma non le predelle e la cimosa[2].

La predella, seguì poi una storia piuttosto complessa, fu rubata nel 1650 venendo poi restituita e conservata nella sacrestia dove però nel 1749 fu divisa dalle altre venendo distrutta la grande ancora che le univa, solo nel 1891 fu venduta alla pinacoteca della'Accademia Carrara[3]. É conservata nella pinacoteca dell'Accademia Carrara[4].

Descrizione

Il Lotto ci descrive una scena drammatica con dovizia di paticolari. Cristo ormai deposto dalla croce viene calato nel sepolcro dove, in primo piano, sono appoggiati gli strumenti del martirio. La centralità della scena non è Cristo, posto piuttosto in ombra, ma un uomo raffigurato di spalle che colloca il corpo inerme nella tomba aiutandosi ponendo il proprio piede all'interno del sepolcro, ci ricorda la Deposizione caravaggesca ma che sarà dipinta quasi un secolo dopo. L'uomo indossa una pellanda arancione legata in vita da una fusciacca bianca, sotto la veste indossa una camicia bianca e sul capo un grande turbante. Ai piedi del sepolcro un altro uomo regge e lentamente cala con fatica il lenzuolo che accoglie il corpo del morto[5], indossa una giornea coperta da un mantello azzurro legato al collo, ai piedi porta sandali di cuoio.
Centrale la Madonna svenuta e sorretta da una donna e con il volto coperto da un vescapo blu, che le copre la veste rossa[6], la madre sostiene con la propria mano quella del figlio, ed entrambe sono sorrette da una donna che mantiene la sua attenzione sulla Vergine. Giuseppe di Arimatea sostiene il corpo e lo poggia nel sepolcro, gli accarezza il torace, la luce del giorno cade sulla sua calvizia, creando ombre tutto intorno[7]. Le immagini sono un crescendo di emozioni. In primo piano a destra Maria Maddalena prostrata che con i cappelli accarezza la mano abbandonata del martire, eppure i suoi abiti sono un tripudio di colore, sotto la veste rossa compare il bustino giallo e gli sbuffi di ampie maniche bianche.

La predella si collega alla tela Martinengo, come se fosse il suo prosieguo, dal grande tappeto marrone posto ai piedi del trono superiore unendosi al paesaggio collinare dalle tinte marroni rossastre. Il giubilo della pala superiore doveva portare però alla riflessione dei fedeli rappresentando una scena dalla reale drammaticità, la morte collegata al divino, il bene dell'uomo e il suo male, attraverso il mistero della passione e poi della redenzione[8].

La recente esperienza romana dell'artista con l'incontro dell'arte di Raffaello e con l'arte tedesca traspare nella predella, ma si intravede anche la capacità dell'artista di creare una propria personalissima identificazione artistica.

Note

  1. ^ La Rivista di Bergamo, p 132.
  2. ^ San Domenico resuscita Napoleone Orsini, su lacarrara.it, Acccademia Carrara. URL consultato il 1º giugno 2018.
  3. ^ Deposizione di Cristo, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 2 giugno 218.
  4. ^ Deposizione di Cristo nel sepolcro Lotto, su lacarrara.it, Accademia Carrara. URL consultato il 2 giugno 2018.
  5. ^ La Rivista di Bergamo, p 133.
  6. ^ mantello che veniva indossato da donne vedove e anziane Archivio Arte Moda - Archivio - Soggetti, su artemoda.unibg.it. URL consultato il 2 giugno 2018.
  7. ^ Deposizione di Cristo nel sepolcro, su artemoda.unibg.it, Arte Moda e archive. URL consultato il 2 giugno 2018.
  8. ^ La Rivista di Bergamo, p 134.

Bibliografia

Voci correlate