Guernica (Picasso): differenze tra le versioni

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== Esposizione ==
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..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................Il dipinto venne ospitato per molti anni al [[Museum of Modern Art]] di New York e tornò in [[Spagna|patria]] a [[Madrid]] nel 1981 a otto anni dalla morte dell'autore e sei da quella di [[Francisco Franco]], passando prima per il Casón del Buen Retiro (ovvero il Salone da ballo dell'antico [[Palazzo Reale]]), poi per il [[Museo del Prado]], infine per il [[Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía]] dal 1992.
Il dipinto venne ospitato per molti anni al [[Museum of Modern Art]] di New York e tornò in [[Spagna|patria]] a [[Madrid]] nel 1981 a otto anni dalla morte dell'autore e sei da quella di [[Francisco Franco]], passando prima per il Casón del Buen Retiro (ovvero il Salone da ballo dell'antico [[Palazzo Reale]]), poi per il [[Museo del Prado]], infine per il [[Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía]] dal 1992.


Quando tornò a Madrid al Cason del Buen Retiro, a pochi passi da [[Museo del Prado]], due studiosi, Jose Maria Cabrera e Maria del Carmen Garrido, esaminarono la tela al microscopio. Scoprirono che era di [[iuta]] grezza e deliberatamente preparata con una tecnica antiquata per renderla più resistente agli spostamenti e rendere al quadro una luminosità da vetrata a piombo con qualità riflettenti simili al rivestimento posteriore di uno specchio.
Quando tornò a Madrid al Cason del Buen Retiro, a pochi passi da [[Museo del Prado]], due studiosi, Jose Maria Cabrera e Maria del Carmen Garrido, esaminarono la tela al microscopio. Scoprirono che era di [[iuta]] grezza e deliberatamente preparata con una tecnica antiquata per renderla più resistente agli spostamenti e rendere al quadro una luminosità da vetrata a piombo con qualità riflettenti simili al rivestimento posteriore di uno specchio.

Versione delle 21:09, 8 giu 2020

Guernica
Riproduzione murale a grandezza naturale dell'opera originale
AutorePablo Picasso
Data1 maggio - 4 giugno 1937
Tecnicaolio su tela
Dimensioni349,3×776,6 cm
UbicazioneMuseo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid

Guernica è un quadro di Pablo Picasso. L'ispirazione per l'opera, improvvisa e all'ultimo minuto come era tipico del genio spagnolo, arrivò solo dopo il bombardamento di Guernica. Picasso compose il grande quadro in soli due mesi e lo espose nel padiglione spagnolo dell'esposizione universale di Parigi[1]. Guernica fece poi il giro del mondo, diventando molto acclamata; ma soprattutto servì a far conoscere la storia del conflitto fratricida che si stava consumando nel Paese iberico.

Guernica viene generalmente considerato uno dei capolavori del pittore.[2]

Soggetto

Il 26 aprile 1937, degli aerei tedeschi, in appoggio alle truppe del generale Franco contro il governo legittimo repubblicano di Spagna, rasero al suolo, con un bombardamento terroristico, la cittadina basca di Guernica. L'attacco fu opera della Legione Condor, corpo volontario composto da elementi dell'armata aerea tedesca Luftwaffe con il supporto della Aviazione Legionaria, unità volontaria e non ufficiale della Regia Aeronautica italiana, in una terrificante dimostrazione di forza contro la popolazione civile. È ormai storicamente accertato che la distruzione della città fu causata dal bombardamento italo-tedesco, mentre la tesi riportata dai franchisti, di essere stata provocata da miliziani anarchici in ritirata, è stata abbondantemente smentita nel corso degli anni[3][4].


Storia

Quando il Governo Repubblicano spagnolo commissionò all'artista un dipinto che rappresentasse la Spagna durante l'esposizione mondiale di Parigi del 1937[5], Pablo Picasso era già un artista molto famoso del mondo e direttore, in absentia, del Museo del Prado di Madrid con uno stipendio di 15mila pesetas all'anno. È noto che, dopo un pagamento iniziale di 50 000 franchi, Picasso ricevette dalla Repubblica Spagnola un secondo pagamento di 150 000 franchi come rimborso spese[6]. Una nota firmata da Max Aub, in data 28 maggio 1937, e indirizzata all'ambasciatore Luis Araquistáin, conferma questo pagamento. Secondo tale nota, il pittore rifiutò di accettare qualsiasi importo, e il pagamento fatto era destinato a coprire i costi sostenuti da Picasso[7]. È tuttavia stata messa in discussione la natura esclusivamente simbolica della somma indicata che, secondo De la Puente, ammonta al «15% del costo totale del padiglione spagnolo, circa nove volte più del prezzo massimo che fino a quel momento Picasso era riuscito ad essere pagato per il meglio della sua arte.[8]» Ad ogni modo, fu il ricevimento di tale pagamento che decenni dopo sarebbe stato utile a consentire al governo spagnolo di rivendicare la proprietà del dipinto. Dopo l'esposizione, quando il governo repubblicano era ormai caduto, Picasso non permise che il suo dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo.

Secondo una testimonianza oculare di George Steer (corrispondente di guerra inglese), Picasso iniziò a lavorare nel gennaio 1937, lasciando perdere il progetto iniziale per creare tanti disegni per decidere le dimensioni del quadro; tutto ciò finì nel maggio 1937.[9]

Secondo una tesi minoritaria [10], il quadro in realtà non rappresenterebbe la tragedia di Guernica ma la morte di un torero, il celebre José Gómez Ortega, opera commissionata a Picasso nel 1935 dalla città di Malaga; l'opera sarebbe quindi stata 'riciclata' dall'artista a causa della ristrettezza dei tempi imposta dal committente [11].

Dopo l'incarico Pablo Picasso non toccò la tela per tre mesi e mezzo. Solo dopo una visita al padiglione spagnolo, il 19 aprile, il direttore delle Belle Arti della Spagna Repubblicana, Josep Renau, lo convinse ad accettare. L'opera sarebbe stata esposta su un muro perimetrale di un porticato di ingresso su uno spazio di passaggio di 27 metri quadrati. La prima e l'ultima cosa che avrebbero visto i visitatori di un padiglione dinamico e chiassoso in cui si mescolavano teatro, collage fotografici, artigianato, poesia, propaganda e danza.

I 27 m² di tela in iuta grezza, da riempire, vennero portati nel suo nuovo studio al primo piano in Rue des Grands Augustins a Parigi, frequentato da Dora Maar, una delle sue tanti amanti, e dai fratelli Laballette che lavorando nel padiglione spagnolo lo usavano come deposito attrezzi. La genesi, l'evoluzione e l'ispirazione del capolavoro sono ancora oggi oggetto di dibattiti, ma l'istinto di gazza ladra di Picasso e la sua insaziabile memoria visiva sono ormai leggendari.

Così l'opera, creata per commemorare le vittime del bombardamento aereo dell'omonima città basca durante la guerra civile spagnola avvenuto il 26 aprile 1937, venne terminata entro la fine di giugno, appena in tempo per l'Esposizione Internazionale.

Simbologia

L'ordine con cui deve essere letta l'opera d'arte è da destra a sinistra, poiché il lato destro era vicino all'entrata del luogo per cui è stata progettata, cioè il padiglione della Repubblica Spagnola all'Esposizione internazionale di Parigi. È un dipinto di protesta contro la violenza, la distruzione e la guerra in generale. La presenza della madre con il neonato in braccio, di un cavallo, che somiglia a un asino, simbolo dell'irrompere della brutalità, e di un toro, simbolo del sacrificio nella corrida ricorda la composizione del presepe natalizio, che risulta però sconvolto dal bombardamento. La colomba a sinistra, richiamo alla pace, ha un moto di strazio prima di cadere a terra; il toro rappresenta la follia della guerra, mentre il cavallo simboleggia la Spagna[12]

La violenza, lo stupore, l'angoscia e la sofferenza sono deducibili esplicitamente guardando, sulla sinistra dell'opera, la madre che grida al cielo disperata, con in grembo il figlio ormai senza vita; da contraltare ad essa l'altra figura apparentemente femminile a destra, che alza disperata le braccia al cielo. In basso nel dipinto c'è un cadavere che ha una stigma sulla mano sinistra come simbolo di innocenza, in contrasto con la crudeltà nazi-fascista, e che stringe nella mano destra una spada spezzata, da cui sorge un pallido fiore, quasi a dare speranza per un futuro migliore. La gamma dei colori è limitata; vengono, infatti, utilizzati esclusivamente toni grigi, neri e bianchi, così da rappresentare l'assenza di vita e la drammaticità. L'alto senso drammatico nasce dalla deformazione dei corpi, dalle linee che si tagliano vicendevolmente, dalle lingue aguzze che fanno pensare ad urli disperati e laceranti, dall'alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l'assenza di vita a Guernica. Questo quadro doveva rappresentare una sorta di manifesto che esponesse al mondo la crudeltà e l'ingiustizia delle guerre. I colori del quadro sono il bianco e nero perché, secondo Picasso la guerra è sofferenza, ma nell'opera, se si guarda bene, c'è una lampadina che simboleggia la speranza.

Esposizione

Il dipinto venne ospitato per molti anni al Museum of Modern Art di New York e tornò in patria a Madrid nel 1981 a otto anni dalla morte dell'autore e sei da quella di Francisco Franco, passando prima per il Casón del Buen Retiro (ovvero il Salone da ballo dell'antico Palazzo Reale), poi per il Museo del Prado, infine per il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía dal 1992.

Quando tornò a Madrid al Cason del Buen Retiro, a pochi passi da Museo del Prado, due studiosi, Jose Maria Cabrera e Maria del Carmen Garrido, esaminarono la tela al microscopio. Scoprirono che era di iuta grezza e deliberatamente preparata con una tecnica antiquata per renderla più resistente agli spostamenti e rendere al quadro una luminosità da vetrata a piombo con qualità riflettenti simili al rivestimento posteriore di uno specchio.

Durante gli anni settanta fu un simbolo per gli spagnoli sia della fine del regime franchista che del nazionalismo, così come lo era stato prima, per tutta l'Europa, della resistenza al nazionalsocialismo.

La copia del dipinto esposta all'ONU

Nel corridoio che si trova davanti alla sala del Consiglio di Sicurezza dell'ONU si trova un arazzo che riporta il famoso quadro di Picasso, Guernica, che viene riprodotta alle spalle dei relatori. Quindi, ogni qual volta i politici escono a fare dichiarazioni per la stampa, l'arazzo viene inquadrato in secondo piano. Negli anni in cui si discuteva di un'eventuale guerra "preventiva" in Iraq, i vertici ONU non hanno però ritenuto opportuno farsi riprendere con un tale manifesto dello scempio della guerra e l'arazzo è stato quindi coperto da un drappo blu. Il commento di Fred Eckhard (portavoce dell'ONU) in merito è stato che il misto di bianchi, neri e grigi dell'arazzo produceva un effetto di confusione visiva.[13]

Note

  1. ^ Giuseppe Nifosì, L'arte svelata, vol. 3, Bari, Laterza, 2014, ISBN 8842113263. URL consultato il 12 maggio 2018.
  2. ^ Autori vari, Guida alla pittura di Picasso, Arnoldo Mondadori, 1980, pp. 167-168.
  3. ^ P. Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, 1999.
  4. ^ H.R. Southworth, Guernica! Guernica!, Berkeley, 1977.
  5. ^ Renato Guttuso, Conoscere Picasso, Arnoldo Mondadori, 1974, p. 15.
  6. ^ Storia dell'arte - Guernica.
  7. ^
    (ES)

    «Esta mañana llegué a un acuerdo con Picasso. A pesar de la resistencia de nuestro amigo a aceptar subvención alguna de la Embajada por la realización del "Guernica", ya que hace donación de este cuadro a la República española, he insistido reiteradamente en transmitirle el deseo del Gobierno español de reembolsarle al menos los gastos en que ha incurrido en su obra. He podido convencerle y de esta suerte le he extendido un cheque por valor de 150 000 francos franceses, por los que me ha firmado el correspondiente recibo. Aunque esta suma tiene más bien un carácter simbólico, dado el valor inapreciable del lienzo en cuestión, representa, no obstante, prácticamente una adquisición del mismo por parte de la República. Estimo que esta fórmula era la más conveniente para reivindicar el derecho de propiedad del citado cuadro.»

    (IT)

    «Questa mattina giunsi a un accordo con Picasso. Nonostante la resistenza del nostro amico ad accettare sovvenzione alcuna dell'Ambasciata per la realizzazione del "Guernica", giacché fece donazione di questo quadro alla Repubblica spagnola, ho insistito reiteratamente nel trasmettergli il desiderio del Governo spagnolo di rimborsare almeno i costi in cui è incorso per la sua opera. Ho potuto convincerlo e in questo modo ho compilato un assegno del valore di 150 000 franchi francesi, per i quali mi ha firmato la corrispondente ricevuta. Anche se questa somma ha più un carattere simbolico, dato il valore inestimabile della tela in questione, rappresenta, tuttavia, praticamente una acquisizione della medesima da parte della Repubblica. Ritengo che questa formula fosse la più conveniente per rivendicare il diritto di proprietà del citato quadro.»

    Lettera di Max Aub a Luis Araquistáin sul pagamento del Guernica e bilancio delle spese di propaganda, riprodotta in: Gérard Malgat, Max Aub y Francia o la esperanza traicionada. Renacimiento, 2007. ISBN 84-8472-292-9. Pagina 61.

  8. ^ De la Puente, pp. 78-79.
  9. ^ Virginia Monteleone, La truffa Guernica e la guerra di Joselito, su ecointernazionale.com, Eco Internazionale, 26 maggio 2018. URL consultato il 3 maggio 2019 (archiviato il 3 maggio 2019).
  10. ^ L'odissea di Guernica che Picasso non voleva far tornare in patria. Parigi gli dedica una mostra, ma il quadro non c'è, su L'HuffPost, 3 aprile 2018. URL consultato il 9 novembre 2019.
  11. ^ Annachiara Chezzi, Guernica di Picasso: non l’orrore della guerra, ma l’omaggio ad un torero, su cultstories.altervista.org. URL consultato il 9 novembre 2019.
  12. ^ GUERNICA (Picasso) (PDF), su itisff.it.
  13. ^ Gijs van Hensbergen, Guernica. Biografia di un'icona del novecento, Milano, Il Saggiatore, 2010, p. 382.

Bibliografia

  • Rudolph Arnheim, Guernica: genesi di un dipinto, Feltrinelli, 1964.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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